La prima Conferenza mondiale sulle donne è stata indetta dall’ONU nel 1975. La riunione si è svolta a Città del Messico dove quattromila delegate, prevalentemente appartenenti alle Organizzazioni non governative, hanno dato vita a una conferenza parallela (Forum) per ribadire i principi di uguaglianza fra sessi e di parità sociale della donna che, nella tribuna ufficiale, non trovavano riconoscimento nelle prudenti strategie dei governi e degli organismi internazionali.

A Città del Messico si decise di dedicare ai problemi delle donne il successivo decennio; nel 1980 si svolse a Copenhagen una seconda Conferenza. Qui venne approvata la Convenzione internazionale contro ogni forma di discriminazione verso le donne (CEDAW), tuttora ratificata solo da 39 paesi. Anche a Copenhagen si riunì il Forum che vide la partecipazione di ottomila donne, fra cui moltissime africane che, per la prima volta, introdussero nella discussione il tema del confronto Nord-Sud. Nella Conferenza del 1980, risultò chiaro che era necessario costituire una salda rete di scambi e di comunicazioni, nazionali e internazionali, fra tutte le organizzazioni delle donne (networking). Con questo strumento venne preparata la terza Conferenza internazionale che si svolse a Nairobi nel 1985, a conclusione del decennio della donna. In quella sede venne approvato il piano d’azione “Strategie future per l’avanzamento delle donne”, con il quale governi e organizzazioni internazionali si impegnavano a perseguire l’obiettivo della parità. Il decennio terminava così, ma la mobilitazione delle donne non è cessata e ha fatto sentire il suo peso anche nella Conferenza sull’Ambiente (Rio de Janeiro, 1992), in quella sui Diritti Umani (Vienna,1993) e in quella su Popolazione e Sviluppo (Cairo,1994).

Nel settembre del 1995 si è riunita a Pechino la quarta Conferenza internazionale sulla donna e si sono potuti misurare i grandi progressi compiuti in vent’anni. Non solo il concetto di uguaglianza fra i sessi è ormai diffuso e riconosciuto, almeno in via di principio, ma l’accento viene posto ora sulla necessità della piena partecipazione delle donne al potere economico, politico e sociale nei rispettivi paesi(empowerment). In questo modo ha trovato conferma e rilancio la politica delle pari opportunità, tesa ad accrescere la presenza e la forza delle donne nei posti chiave delle società e dei governi.

Uno spazio particolare ha avuto, nella Conferenza di Pechino, il tema degli squilibri economici mondiali che, gravando sugli strati più deboli della popolazione, colpiscono particolarmente le donne e soprattutto le bambine. In molte zone del mondo la povertà economica e l’arretratezza culturale provocano ancora la violazione dei diritti delle donne come essere umani: «Si violano i diritti umani – ha dichiarato Hillary Clinton, rappresentante delle donne statunitensi – quando alle bambine si nega il cibo, quando vengono uccise barbaramente solo perché sono nate femmine. Quando donne e ragazze vengono vendute e ridotte in schiavitù o costrette alla prostituzione. Quando sono violentate individualmente o sottoposte a stupri di massa come bottino o strumento di guerra. Quando alle donne si nega il diritto di pianificare la propria famiglia. Se c’è un messaggio che deve risuonare da questa Conferenza, è che i diritti umani sono i diritti delle donne e che i diritti delle donne sono diritti umani».

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