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Dio e l’uomo *
(Divisi e uniti)

di Antonio Stanca

Sempre attento, nella sua produzione, ai problemi dell’uomo contemporaneo, ai suoi sentimenti e pensieri, alla sua condizione individuale e sociale, alle sue prospettive nonché ai rapporti tra nazioni e popoli del mondo, al confronto tra culture, tradizioni, religioni diverse, il giornalista e saggista Arrigo Levi, di origine ebrea, ha ultimamente pubblicato il libro "Dialoghi sulla fede (con Vincenzo Paglia e Andrea Riccardi)" (ed. il Mulino, 176 pagine, 20.000 lire). Si tratta di dialoghi tenuti dall’autore con gli interlocutori indicati e avvenuti generalmente in convegni pubblici promossi dalla Comunità di Sant’Egidio oppure in altre pubbliche circostanze, in Italia o all’estero, e con altri interlocutori italiani o stranieri, cattolici o protestanti o musulmani o d’altra fede religiosa.

Già nell’introduzione il Levi precisa che don Paglia, parroco di Santa Maria in Trastevere,, e Riccardi sono due teologi tra i più convinti assertori della fede cattolica. La loro posizione, quindi, è completamente diversa dalla sua di pensatore laico: quelli credono in Dio e lo ritengono, da cattolici, onnisciente, onnipresente, onnipotente, creatore di ogni forma di vita compresa l’umana e ad essa superiore, un Dio idea, spirito, sovrastante le cose del mondo, trascendente, eterno mentre Levi crede nei valori concreti del pensiero, della ragione, della cultura e, perciò, nell’uomo che li incarna, in un uomo non dipendente da Dio, non a lui subordinato né da lui creato ma suo creatore o almeno della sua idea durante l’evoluzione, storicamente documentata, dalla prima forma animale all’homo sapiens e dopo. E’ anche questa una fede giacchè, come quella cattolica, richiede fermezza e convinzione, fervore ed entusiasmo, sacrifici e rinunce. Anzi più sentite e vissute devono essere queste qualità per chi crede nell’uomo dal momento che, nelle gravi o drammatiche circostanze che la vita può riservargli, non ha la possibilità di affidarsi ad un’entità che lo superi o di sentirsi protetto dalla sua infinita potenza ma deve ripiegare sui più modesti e limitati aiuti della propria anima e coscienza.

Queste ed altre sono le differenze che corrono tra fede religiosa e fede laica e, tuttavia, l’opera del Levi o meglio i suoi interventi nei suddetti dialoghi e le riflessioni, che i discorsi dei vari interlocutori gli suscitano, tendono ad evidenziare non tanto le distanze tra le due posizioni quanto i punti di contatto più facilmente rilevabili, nota l’autore, se valutate in seno all’attuale contesto umano e sociale, politico ed economico, nazionale e straniero. Mai come ai nostri giorni, dice il Levi, l’uomo si era trovato in una condizione così incerta e precaria sia in ambito privato per problemi riguardanti il lavoro, la salute, la famiglia, i figli sia in ambito pubblico per la difficoltà di rapporti, di comunicazione con gli altri; mai come ora si era sentito tanto isolato, escluso, privato della propria personalità, tanto disumanizzato da giungere a feroci manifestazioni di violenza verso le istituzioni o i propri simili o i congiunti; mai come ora i popoli della terra erano stati minacciati da pericoli così gravi ed estesi quali le frequenti sciagure di massa, la diffusione di malattie contagiose e mortali, la presenza di armi micidiali, il risorgere delle antiche tensioni dopo la fine della guerra fredda, il rischio di una guerra nucleare e della conseguente fine dell’uomo, della vita, della storia. Si era usciti da un secolo tremendo, durante il quale due guerre mondiali e le stragi comportate soprattutto dalla seconda avevano terrorizzato gli animi ma è bastato poco tempo perché tornassero le stesse paure per le sorti dell’umanità come è avvenuto di fronte ai recenti scontri armati ed eccidi verificatisi nelle regioni asiatiche della Turchia, Pakistan, India o in quelle africane del Sudan, Ruanda, Burundi o nei Balcani. Sono stati fenomeni suscitati e sostenuti da ideologie assolute, da fondamentalismi di tipo politico o etnico o religioso che hanno mostrato di valere come nel passato e pur in un mondo per altri versi civile e progredito. Una grave contraddizione questa e per risolverla, osserva il Levi, ci sono solo i mezzi della civiltà e del progresso, primo tra tutti quello del dialogo in particolare di carattere religioso e sociale perché più idoneo a correggere o almeno contenere gli eccessi ideologici.

La Chiesa, in verità, si era mossa in tal senso già prima del Concilio Vaticano II voluto da Giovanni XXIII, poi ancora dopo con Paolo VI e soprattutto ora con Giovanni Paolo II. Questi ha avviato un tale movimento di confronti e scambi tra la religione cattolica e le altre religioni e popoli del mondo da acquisire un carisma unico nella storia dei pontefici romani e da attirare folle sterminate ad ogni sua comparsa. Con lui la Chiesa sta vivendo una fase di evoluzione, di ammodernamento, sta acquisendo i modi per divenire ecumenica dal momento che si va sempre più disponendo verso chi le era rimasto lontano, estraneo, verso il dialogo con altre chiese, altre religioni, altre fedi.

Anche il pensiero laico contemporaneo sostiene l’idea di superare l’isolamento tra persone e popoli, d’incontrarsi, scambiare, dialogare tra diversi, di cercare quanto può unire, di amare il prossimo. E’ la proposta di un nuovo, moderno, ampio umanesimo poiché la riscoperta dello spirito, dei sentimenti umani da esso perseguita va finalizzata alla formazione di una temperie morale, di un’atmosfera sociale estesa a tutti gli uomini ed ambienti del mondo.

Due processi sono stati, quindi, avviati in questi anni, diversi perchè uno di parte religiosa e l’atro di parte laica, uno all’insegna di Dio, l’altro dell’uomo, ma identici nei contenuti, mezzi e fini: recuperare l’uomo, educarlo al dialogo con gli altri sia uguali che diversi, sia vicini che lontani, sensibilizzarlo all’idea di una comunità quanto più possibile estesa poiché privata delle antiche barriere rappresentate dalla razza, dalla tradizione, dalla cultura, dalla religione.

Chiesa ecumenica, umanesimo globale, universalismo: in queste aspirazioni la fede religiosa e quella laica si sono scoperte vicine pur provenendo da direzioni diverse, si sono riconosciute entrambe come "forza debole" tenuto conto dell’ampiezza dei loro programmi e della modestia dei mezzi adoperati (incontro, dialogo, persuasione) rispetto alla complessa e rigida articolazione dei tempi ed ambienti moderni, alla "forza forte" dell’era atomica. Ma di là dagli esiti finali questa è, per Levi, la prova maggiore e più evidente di quanto le due fedi si assomiglino, di come nelle dichiarazioni dei loro massimi esponenti, continuamente riportate nel libro, sia possibile cogliere molte affinità e dimostrare che aver fede non significa se in Dio o nell’uomo giacchè in un caso o nell’altro serve sentire, agire, vivere in un certo modo, porre il proprio credo al di sopra di ogni cosa, compresa la vita, come provano tanti esempi di martiri della religione o della ragione.

Anche nella storia passata si possono indicare momenti in cui le due fedi sono state vicine ma ora lo sono più che mai perché è come se si proponessero di salvare l’umanità dalla sua estinzione, di evitare la fine del mondo. Questo l’assunto principale dell’opera del Levi che, peraltro, si snoda in forma discorsiva, dialogica appunto, tra i vari interventi presentati nei quali si passa, con facilità e chiarezza, dalla preistoria alla storia antica, alla contemporanea, dall’Antico Testamento ai testi sacri di altre religioni, alla filosofia greca, a Kant, a Bobbio, dall’ebraismo al cristianesimo, al protestantesimo, all’islamismo, al buddismo, da Mosè a Cristo, a Maometto, a Lutero, a Papa Wojtyla. Ne risulta un quadro quanto mai mosso ed animato che incuriosisce il lettore fino a coinvolgerlo nella sua fitta rete di riferimenti e richiami addotti a sostegno delle varie teorie o dottrine esposte.

Un libro illuminante per la storia del pensiero religioso e laico dal momento che non solo chiarisce la loro attuale situazione nei vari contesti nazionali ma traccia anche un profilo del loro sviluppo attraverso i secoli.

* da "Segni e comprensione"- rivista quadrimestrale – Università di Lecce – maggio-agosto 2002


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