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L’arte della novità
(Mai come ora)

di Antonio Stanca

Dal 19 al 27 Aprile al Teatro Nuovo di Udine ha avuto luogo e notevole successo la manifestazione "Far East Film". E’ la quarta volta che si verifica e consiste nella rappresentazione delle novità cinematografiche provenienti dall’Asia (Giappone, Cina, Corea, Thailandia) e legate a generi quali l’avventuroso, l’hard, l’horror, la violenza, l’azione, resi anche mediante cartoni animati.

Fino al 30 Giugno al Lazzaretto di Sant’Elia a Cagliari nella mostra "IbridAfrica" saranno esposti molti lavori dell’arte figurativa africana contemporanea, dai quali si potrà dedurre come i suoi autori, soprattutto giovani, abbiano inteso combinare cultura, tradizioni proprie ed influenze occidentali.

Dal 15 Giugno al 7 Luglio a Villa Caldogno presso Vicenza avverrà la mostra "Radici e diaspora" nella quale esporranno molti pittori eritrei anch’essi orientati verso una sintesi tra richiami del passato ed umori del presente.

L’Italia è divenuta la terra più ospitale per la cultura e l’arte straniere e soprattutto per quelle dei paesi in via d’affermazione? Questo si potrebbe pensare ad una prima valutazione del fenomeno e senza tener conto che se ora è la nostra nazione a risultare interessata, esso è esteso ai paesi del Vecchio Continente (un film giapponese d’animazione "Sen" è stato recentemente premiato a Berlino) e del Nuovo (Hollywood ha ospitato per un certo tempo i maestri asiatici dell’"action movie"). Si tratta, quindi, di un’atmosfera, di una tendenza diffuse che non riguardano gli ambiti culturali ed artistici dei paesi ospitanti ma il pubblico di questi, non stanno avviando, in Occidente, verso la formazione di una corrente di pensiero ma soltanto rispondendo a certe predilezioni, gusti, risolvendo certe esigenze. Il cinema asiatico, con le sue immagini mosse, animate da un senso d’avventura, di mistero, di scoperta, con i suoi confronti, scontri tra buoni e cattivi, le sue situazioni terrificanti, il suo erotismo, supplisce a quanto da tempo è scomparso o non c’è mai stato nel cinema occidentale. Esso rende partecipe, coinvolge lo spettatore più di quanto può succedere con tanta cinematografia dei nostri tempi impegnata nella rappresentazione di problemi intellettuali, di pensiero e lontana dall’azione. Sta qui la spiegazione del successo, immediato ed esteso, dei generi di provenienza asiatica e così sta succedendo pure per l’arte figurativa africana. Le scene, i colori, le luci, le espressioni, i significati di tanta pittura e scultura sono così originali nel loro impegno di mostrare temi e modi di diversa e lontana o vicina provenienza, così veri, così autentici da attirare migliaia di visitatori delusi dell’artificiosità, astrattezza di molta produzione figurativa dei nostri tempi. Nei suoi elementi ed aspetti l’arte africana sa di originario, di primitivo e, perciò, corregge o almeno riduce quel senso di oppressione, di limitazione causato dall’obbedienza alle regole di tempo e di luogo che la vita moderna comporta, fa sentire l’uomo d’oggi libero dalla schiavitù di pensieri ed azioni che si ripetono senza fine, lo riporta ad una dimensione precedente a quella attuale, gli fa credere possibile ciò che da tempo voleva.

Tuttavia non sono soltanto la facilità nell’interpretazione, la semplicità del messaggio e la possibilità di ritrovare quanto smarrito i motivi che procurano tanto successo a tali lavori. I diffusi mezzi di comunicazione, il ritmo della vita a livello sia individuale sia sociale hanno determinato gli usi ed i costumi della modernità e tra questi rientrano l’attrazione esercitata dalla novità, l’attesa di questa e il suo continuo verificarsi. In ogni ambiente si tende ormai verso il nuovo ed in una corsa simile vanno inserite le suddette novità di carattere asiatico ed africano. Al piacere di capire meglio e di più, di richiamarsi ad un minore livello d’intellettualità ed astrazione, di recuperare il contatto con la realtà naturale, umana, sociale, al bisogno di tornare indietro ma anche e soprattutto al desiderio della novità va attribuita la larga accoglienza riservata dagli ambienti moderni a certe manifestazioni.

In tali ambienti ogni novità è un successo ed ogni successo annulla quello precedente: come per gli altri beni di consumo così avviene ormai anche per i prodotti della cultura, dell’arte e così succede che il pubblico, ora attirato da uno di questi ora dall’altro, s’allontani sempre più dalle opere d’autore, dalla vera cultura ed arte che continuano a verificarsi e che anche a causa di tale situazione sembrano sempre più destinate ad esistere in una sfera propria. Mai come nell’epoca nostra, tanto ampia nelle comunicazioni, tanto disposta verso ogni genere di linguaggio, l’espressione artistica è rimasta così lontana dal pubblico, mai la particolarità del caso era riuscita a prevalere tanto sulla generalità del fatto artistico, l’evento sulla storia, il territorio sulla nazione, l’immanenza sulla trascendenza: è una contraddizione insanabile, un problema senza soluzione!


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