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Favole d’oggi
(Il richiamo della natura)

di Antonio Stanca

Bernardo Atxaga, poeta e scrittore d’origine basca nato nel 1951 ad Asteasu (Guipúzcoa), si è da tempo imposto all’attenzione della critica e del pubblico non solo spagnoli per i suoi racconti e le sue favole. Opera di risonanza mondiale è stata la favola lunga "Obabakoak" (1991) rimasta fino ad oggi il suo capolavoro. In essa egli mostra ambienti, situazioni, personaggi perennemente sospesi tra realtà e immaginazione, evidenza ed evanescenza, crea una trama altrettanto mobile e perviene a significazioni moralmente ed universalmente valide.

Un intento didattico presiede all’attività dello scrittore, un bisogno di richiamare ai valori autentici dello spirito senza che tali propositi risaltino nella narrazione perché interamente impegnata a rappresentare vicende dove non si distingue tra vita umana, animale, vegetale, minerale, tra realtà e finzione, veglia e sogno, ricordo e presagio e tutto, vero o inventato, vale allo stesso modo, tende allo stesso fine: far emergere la positività di una circostanza, di un’azione, di un gesto, mostrare di quanto bene sia capace l’uomo, separarlo dal male e farlo assurgere al valore di esempio, di simbolo sempre e ovunque valido. Più dello stile, semplice, chiaro e facilmente accessibile, sono le particolari situazioni del contenuto ad incidere, ad avvincere il lettore. Non c’è, nelle narrazioni dell’Atxaga, spazio per commenti od osservazioni da parte di chi scrive ché costante è la figura del personaggio che agisce, pensa, parla, sogna, ricorda, vede, prevede e con lui molte altre presenze si muovono, agiscono. Un mondo, un universo estesamente, infinitamente animato in ogni sua parte, presente, vivente, agente in ogni sua forma è quello di Atxaga, una scrittura che segue tale movimento e vive solo di esso trasferendo a dopo, alla fine, e a chi legge ogni giudizio o considerazione. Così avviene in "Obabakoak" e così nei tre racconti di "Storie di Obaba", recentemente pubblicati da Einaudi. Essi risalgono a periodi passati e diversi della produzione dello scrittore, contengono temi diversi ma uniti sono dal comune riferimento alla provincia basca. In questa il pastore protagonista del primo racconto, "Due letters", sogna inutilmente di tornare dopo essere emigrato e vissuto per molti anni in America; negli altri due racconti, "Quando un serpente…" e "Due fratelli", la provincia basca diviene il mitico villaggio di Obaba di tante opere dell’Atxaga compresa la maggiore. In uno di essi si dice di un vecchio che parla con gli animali intorno al villaggio e che è creduto, perché visto nella particolare circostanza, soltanto da un giovane nipote mentre per gli abitanti di Obaba è un povero pazzo. Nell’altro racconto a Obaba ci sono due fratelli, Daniel il maggiore e ritardato e Paulo il minore che accudisce l’altro in ogni senso come da entrambi i genitori gli è stato raccomandato prima che morissero e perché lo ritiene un dovere ineluttabile. Divide, quindi, il suo tempo tra l’estenuante lavoro nella segheria ereditata dal padre e le interminabili attenzioni a Daniel, alla sua strana e imprevedibile condotta in casa e fuori, non conosce riposo e deluso, scoraggiato, sfinito fisicamente e moralmente presta fede a delle ragazze che tra i loro pericolosi intrighi hanno fatto rientrare un programma per ridurre i problemi di Daniel. Questo fallirà, i due fratelli si esporranno a pubbliche beffe, si profilerà l’internamento per Daniel ma prima che ciò avvenga Paulo lo condurrà sulle rotaie della ferrovia di Obaba ed insieme a lui attenderà il treno che procuri la morte ad entrambi.

Una vicenda drammatica, immagini fortemente suggestive, una conclusione che sorprende, impressiona, emoziona ed il cui significato supera i limiti del particolare narrato per divenire universale. Così è stato sempre nelle favole e così in quelle di Atxaga: alla fine si risolve il caso, si svela il mistero, si chiarisce quanto a lungo perseguito. A preparare questo momento contribuiscono pure, come appunto nelle favole, uccelli, serpenti, oche, scoiattoli, stelle ed altri elementi della natura. Essi, nello scrittore, hanno acquistato pensiero, parola, azione, non si distinguono dall’uomo anche perché ciò che per l’uomo vale o da lui è cercato sono quei principi, quei valori propri d’una condizione umana vissuta autenticamente, naturalmente ed ora oscurata dal sopraggiungere dei tempi moderni e dalla crisi conseguita a tal riguardo. Percorre la pagina di Atxaga una diffusa aspirazione a recuperare per l’individuo e la società uno stato che li riporti al punto d’origine, alla prima, unica madre, la natura, e rinunci a quanto la storia vi ha aggiunto di diverso, d’innaturale.

Favole moderne quelle dello scrittore basco solo perché scritte ai nostri giorni mentre per i significati possono essere attribuite ad ogni tempo e luogo, considerate da sempre appartenenti al corso della vita e giunte ora ad avere un’espressione tra le più idonee dal momento che Atxaga non altera la loro naturalità ma vi aderisce tramite il contenuto e la forma della sua opera.


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