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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Tra due realtà

di Antonio Stanca

Nel 2008 fu pubblicato dallo scrittore americano Paul Auster “Uomo nel buio”, romanzo che nel 2010 è comparso in Italia tradotto da Massimo Bocchiola per conto della casa editrice Einaudi di Torino (pp. 152, € 10,00). Auster è nato nel 1947 a Newark (New Jersey) in una famiglia di agiate condizioni economiche, ha trascorso l’infanzia nei sobborghi di Newark, a diciotto anni è andato a vivere con la madre quando i genitori si sono separati. Iscrittosi alla Columbia University si laurerà nel 1970 e fino ad allora e dopo sarà parecchie volte in Europa, in particolare in Francia a Parigi. Per mantenersi farà il traduttore, scriverà articoli, recensioni per giornali e riviste, atti unici per il teatro, soggetti per film muti, pubblicherà poesie, aveva cominciato a scrivere versi a dodici anni, presenterà un gioco di carte da lui inventato alla Fiera del Giocattolo di New York, s’imbarcherà come marinaio: di tutto farà, in molti posti si troverà durante un vagabondaggio che durerà più di dieci anni e che non si concluderà neanche col primo matrimonio con Lydia Davis poiché da questa si separerà. Solo a partire dalla fine degli anni ’70, dopo che si sarà risposato con Siri Hustvedt, Auster sembrerà approdare al “lavoro verso cui intimamente” aveva sempre teso, la scrittura. Primi romanzi saranno “Squeeze Play” e “L’invenzione della solitudine” ma il successo arriverà nel 1987 con “La trilogia di New York” che comprende “Città di vetro”, “Spettri” e “La stanza chiusa”. Con quest’opera la fama di Auster supererà i confini nazionali e farà di lui il maestro del “giallo filosofico”, di una narrazione, cioè, dove le situazioni, gli ambienti risultano sospesi tra tempi, piani diversi, le persone private della loro identità, perse tra indagini incomprensibili, isolate ed esposte ai voleri del caso. Una maniera particolare per mostrare quanto avviene in America lontano dai clamori della gran vita, dalle esibizioni di forza militare, di potenza economica, per dire della gente che di tanto non partecipa e per la quale vivere è un problema non solo economico ma anche morale. Sono tante le circostanze che Auster vuole evidenziare con i suoi romanzi, tante le persone che vuole far parlare da giungere quasi necessariamente al suo particolare genere narrativo, ad una scrittura che va oltre la realtà, oltre il presente, moltiplica le figure, le azioni dei personaggi, accoglie gli innumerevoli risvolti che il caso può assumere. Non è l’America dei poveri ma quella degli esclusi, di coloro che hanno problemi di scambio, comunicazione, comprensione, inserimento, affermazione, che non si ritrovano con gli altri tramite valori comuni. In Auster ognuno rimane solo, procede per proprio conto, cerca, forma la sua vita senza mai essere sicuro poiché molto di diverso, di contrario gli succede di là da ogni previsione o prevenzione. L’americano delle narrazioni di Auster è quello esposto a continui pericoli, sospeso nel vuoto. La nota della sua scrittura è quella degli ambienti enigmatici, dei personaggi isolati, delle vicende accidentali, fortuite. Così in “Uomo nel buio”, dove l’autore vuole mostrare come la solitudine, l’insonnia del vecchio critico letterario August Brill, e soprattutto le gravi situazioni che di recente gli sono occorse, la morte della moglie, l’incidente stradale che lo ha reso invalido e costretto a vivere nella casa della figlia, la separazione di questa dal marito, la tragica morte del fidanzato della nipote, lo abbiano mosso ad immaginare di evadere da esse e scrivere un romanzo che narri di una guerra civile scoppiata in America intorno all’anno 2000, subito dopo le prime elezioni del presidente Bush. Quando la guerra è cominciata da alcuni anni e molti danni ha apportato oscuri personaggi si muovono per ordire un attentato che ad essa ponga fine. Hanno privato della sua identità un cittadino americano e marito esemplare, Owen Brick, perché hanno stabilito che dovrà essere lui a compiere l’azione terroristica. Nonostante la sua iniziale contrarietà Brick perderà la possibilità di decidere e sarà costretto ad ubbidire. Ma finirà ucciso dai nemici prima che possa uccidere. Questo farà rientrare il suo inventore Brill nella realtà, lo riporterà ai suoi rapporti con la figlia, con la nipote, ai discorsi con esse, ai pensieri, ai ricordi di quanto ha fatto e fa parte della sua vita. Vano è stato il tentativo di evadere da questa, dai suoi problemi, di immaginare un’altra realtà. E’ stato un percorso lungo durante il quale i due piani, il reale e l’immaginario, si sono alternati e a volte intrecciati mostrando di avere gli stessi problemi. Alla fine, però, la verità ha vinto sull’invenzione ed ha richiamato ai primi problemi.

Abile il linguaggio dell’Auster si è rivelato nel dire di tante situazioni particolari, di tanti passaggi strani, nel rendere aspetti così reconditi del pensiero, dell’animo umano. E’ un autore attirato dalle trame intricate ma non vi rimane irretito ché riesce a controllarle, costruirle ed esporle in modo che scorrano. 


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