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di Antonio Stanca

In Germania un film, “Sophie Scholl- die letzen Tage” di Mark  Rothemund, in Italia un romanzo, “Di razza ebraica” (ed. Scheiwiller) di Renzo Modiano, hanno recuperato situazioni, vicende di un passato  lontano, quello del periodo fascista e nazista verificatosi nell’ Europa degli anni ‘ 30 e ’40. Nel film si rappresenta la storia di due fratelli, Hans e Sophie Scholl, mandati a morte giovanissimi nella Germania del 1943 dopo un processo sommario e perché avevano fatto parte del gruppo di ragazzi “La rosa bianca” accusato di aver diffuso messaggi di protesta contro il nazismo; nel romanzo si dice del bambino Renzo, di sette anni, che nella Roma del 1943-44 il padre riuscirà a far sfuggire alla “ripulitura” dagli ebrei allontanandolo dalla città, collocandolo presso famiglie e luoghi lontani ma privandolo delle certezze necessarie a quell’età di crescita e formazione.

Sono gli esempi più recenti di una produzione che non è mai cessata, che di quel tragico passato si è alimentata per anni ed ancora continua. Perché ci sia una memoria così duratura è necessario che si tratti di eventi eccezionali, unici e quanto accadde nell’ Europa di quegli anni ha mostrato di essere tale se dopo più di mezzo secolo si continua a parlare, scrivere, rappresentare. Avviene questo, tuttavia, anche per altri motivi. È un segnale di crisi, vuol dire che  l’attuale produzione, nonostante sia tanta e di vario genere, non vale di livello, di qualità, rimane nell’immediato, nel contingente, nel personale, non li trascende né si propone di farlo fino a non distinguersi dalla cronaca. Questo spiega anche perché negli ultimi tempi ad essere riconosciuti col Premio Nobel sono stati autori viventi e operanti nelle zone più arretrate del mondo, autori che hanno inteso rappresentare, far conoscere condizioni e modi di vita rimasti lontani, superati da quelli ormai diffusi e per questo ancora possibili di una dimensione umana, di una concezione etica, di un valore, un principio superiore, estesamente valido, diffusamente riconosciuto. Anche quel passato al quale attinge il suddetto filone contiene elementi inalterabili nella loro funzione di esempio umano e morale. Chi ancora si propone l’ obiettivo di andare oltre la realtà, vive d’idee, non si è arreso al pensiero che un’altra situazione  è in atto e crede di poter scrivere d’autore si rivolge al passato o appartiene alla schiera dei nuovi autori del Terzo Mondo. Si è creato oggi, quindi, in ambito culturale ed artistico uno stato di sospensione tra opere che, nella maggior parte, si concedono alle mode ed altre che, in numero minore, rientrano in quelle regole che nessun tempo sembra possa modificare dal momento che sono richiami più forti di qualunque altro, sono dell’uomo, del suo spirito.


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