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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Tra due vite

di Antonio Stanca

 

I moderni problemi dell’anima sono quelli preferiti dalla quarantatreenne scrittrice romana Giovanna Bandini. Anime che ai nostri giorni soffrono, stanno in pena, non si sentono realizzate, sono i suoi personaggi. Sono disorientati, confusi, non sanno chiarirsi a sé stessi, non riescono a scegliere, a decidere.

La Bandini è nata a Roma nel 1968, è giunta alla scrittura influenzata dal padre che quando era bambina le faceva ascoltare le poesie dei poeti crepuscolari italiani ed i racconti di Jorge Luis Borges. Ha cominciato scrivendo versi e a trentadue anni, nel 2000, ha esordito come scrittrice col romanzo Nudo di ragazza. Seguiranno i romanzi Giorni dispari nel 2002, Il bacio della tarantola nel 2006 e Lezioni d’amore nel 2008. Del 2003 è il romanzo-saggio Lettere dall’Egeo dove la Bandini si sofferma sul lavoro condotto da alcune archeologhe italiane in Grecia durante la prima metà del ventesimo secolo. L’archeologia è tra gli interessi della scrittrice che fa parte della Missione Archeologica Italiana «Tempo Flavio» a Leptis Magna. È, inoltre, docente di Italiano e Latino presso il liceo «Maria Montessori» di Roma.

Di lei si è tornato a parlare di recente poiché dalla casa editrice Newton Compton di Roma, nella collana Grandi Tascabili Contemporanei, è stato ristampato quest’anno Il bacio della tarantola (pagg. 231, € 6,90). Anche in questa narrazione la Bandini presenta un’anima in crisi, quella del giovane giornalista milanese Carlo. Egli vive nella Milano dei tempi moderni con Daria ma insoddisfatto si sente della vita monotona che conduce, svanita è ogni attrazione compresa quella per la compagna, vorrebbe altro. «Anche se sono così adattabile che riesco a farmi casa in ogni luogo, ne resto estraneo allo stesso tempo; mi sento sempre mancante di qualcosa – la mente tesa a un altrove, noto o sconosciuto non importa, che mi chiama …», dice di sé e perciò accetta volentieri, da parte del giornale dove lavora, l’incarico di svolgere un’indagine in un piccolo paese del Sud d’Italia dove da tempo è scomparso un uomo. Il paese si trova nell’estrema periferia orientale della penisola, a Leuca, l’indagine dovrà avere l’aspetto di un reportage e non molto tempo vi dovrà dedicare Carlo. Egli, invece, una volta solo, libero da Daria, vorrebbe che questa situazione continuasse, che non avesse scadenza perché spera molto in essa, la sente carica di promesse. Gli procura pensieri, emozioni che aveva smarrito, lo fa pensare ad una diversa sistemazione della sua vita. Giunto in Puglia rimane affascinato dalla particolarità dei luoghi, degli ambienti. Qui ha l’impressione che antico e nuovo stiano insieme, che sempre e ovunque sia possibile scoprirli, sentirli. È attratto, inoltre, dalle luci, dai colori, dal clima, dalla campagna, dal cielo, dal mare, dalle spiagge, dalle scogliere, dalle strade, dalle case, dalle usanze, dalle credenze, dalle leggende, dai miti, dai riti, dalla lingua, dalla vita di questa terra. Con essa crede di aver trovato quanto serviva a colmare i vuoti tra i quali si stava perdendo. Pensa, infatti, non tanto all’indagine quanto a gustare le emozioni, le sensazioni che il posto nuovo gli fa avvertire, ad immedesimarsi con esso, con le sue cose. Rinnovato, liberato è ora Carlo anche nel tempo poiché un eterno presente gli sembra di vivere tra tante sorprese e novità. Era questa l’evasione, la liberazione che sognava il suo spirito e intanto il suo corpo si lascerà travolgere dal piacere, quello sensuale, che la bella e giovane Teresa gli farà provare. «Ci buttiamo in acqua nudi e ci sdraiamo così ad asciugarci sulle rocce, e di nuovo mi credo che siamo il primo uomo e la prima donna, Adamo ed Eva nell’Eden iniziale». Il sesso sarà un’altra importante scoperta per Carlo, sarà quella che più lo assorbirà, lo farà innamorare di Teresa, gli farà credere di non poter vivere senza di lei. Per questo non potrà accettare che una donna così bella e così ben disposta sia stata un’assassina, che l’uomo scomparso e da lui cercato sia il marito di Teresa, che sia stata lei ad ucciderlo anche se per difendersi dalla sua malvagità, che la sua attrazione per la donna ed i luoghi dove l’ha conosciuta debba finire ed egli debba rientrare nella Milano di sempre con la Daria ed i problemi di sempre. Anche per Carlo, come per gli altri protagonisti dei romanzi della Bandini, la felicità era finita, la vita era tornata a riprenderli, a soffocare con le sue regole rigide ogni loro aspirazione. Anche per lui l’amore, la passione, la sensualità avevano rappresentato un modo per realizzarsi, per essere sé stesso ma non erano state definitive ed avevano ceduto il posto alla solita condizione di disagio, d’incertezza, di confusione tra la vita voluta e quella vissuta.

Abile si mostra la Bandini a rappresentare, soprattutto in questo romanzo, un problema così difficile e così attuale. Lo fa tramite un linguaggio immediato, composto da frasi brevi che si susseguono con straordinaria rapidità, che a volte sono dialettali. È il protagonista che parla e fa parlare gli altri e si ha un procedimento per immagini sempre nuove che non accennano a comporsi in un quadro definitivo, in una sequenza ordinata, prevedibile. Spontanea, istintiva rimane l’opera fino alla fine ché d’istinto agiscono, pensano, parlano Carlo e gli altri. Seguono le loro realtà ed in esse li ha resi la scrittrice, come esse  è stata la sua scrittura.


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