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Un romanzo parlato

di Antonio Stanca

A quarant’anni il francese Philippe Besson, che vive a Parigi, ha pubblicato “Un ragazzo italiano”, in Italia edito da Guanda. E’ un romanzo che viene dopo altri dello scrittore e contiene la vicenda vissuta ai nostri giorni da tre ragazzi di Firenze, Luca, Leo e Anna. In particolare la vicenda di Luca, che improvvisamente, imprevedibilmente viene trovato morto sulle rive dell’Arno all’alba di un giorno di Settembre. E’ morto annegato nelle acque del fiume cadendo da uno dei suoi ponti: è stato spinto, si è lasciato cadere, è scivolato?

Niente della sua vita, era di buona famiglia, fidanzato con Anna, lasciava pensare che avesse problemi tali da indurlo al suicidio o da essere esposto al pericolo di un omicidio. E se nel fiume fosse caduto per un motivo accidentale? La polizia non riesce a risalire alla causa dell’evento e la morte di Luca rimane un dilemma anche per chi gli era molto vicino, i genitori e la fidanzata. Queste persone sono affrante e il loro dolore è aggravato dal mistero che avvolge l’accaduto. Col tempo i sospetti cadranno su Leo, il giovane omosessuale che si prostituisce alla stazione di Firenze e del quale nessuno sospettava avesse “rapporti” con Luca nella sua casa. Sconvolta è Anna dalla rivelazione, di meno i genitori che da qualche tempo avevano notato delle stranezze nel comportamento del figlio. Neanche questa pista, tuttavia, aiuterà loro e la polizia a risolvere il caso. Infine sarà lui, Luca, che l’autore immagina vedente e parlante pur dopo la morte, a confessare che mentre tornava a casa dopo “una serata” trascorsa con Leo e dopo aver bevuto aveva ingerito più d’una compressa di sonnifero e privo ormai d’orientamento ed equilibrio era caduto nel fiume e vi era annegato.

Accanto ai monologhi di Luca Besson pone, nell’opera, quelli di Anna e Leo e li mantiene distinti fino alla fine anche se uguali sono spesso gli argomenti di cui trattano. In tal modo si sa cosa pensa ognuno dei ragazzi di una situazione o circostanza che è stata di tutti, quali sono i suoi sentimenti, compresi i più segreti, circa se stesso, gli altri del gruppo o altre persone, quali pensieri suscita in lui l’ambiente, le strade, le chiese, le piazze, la luce, i colori di Firenze e dintorni. Besson non costruisce il suo romanzo, non combina i suoi personaggi in una trama ma la fa emergere da sola, dalle loro parole. In tal modo fa conoscere i loro caratteri che sono diversi e sono motivo di azioni e pensieri diversi, di molte e diverse interpretazioni circa quanto è avvenuto e avviene. Sarà Luca, il defunto, a far sapere la verità ma fino ad allora i tre saranno mostrati nei continui anche se sempre interrotti discorsi solitari, nelle infinite opinioni, supposizioni, riflessioni, che l’autore attribuirà loro e che il lettore apprezzerà fin quando non si renderà conto delle tante ovvietà, dei tanti luoghi comuni, delle ripetizioni che contengono.

Non completamente riuscito si può dire questo lavoro del Besson e così succede quando si vuole essere nuovi, originali e lo si ottiene solo nella forma poiché si è trascurato che servivano anche i contenuti.


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