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INTERVISTA ALLA SCRITTRICE FULVIA DEGL’INNOCENTI

di Mario Coviello

http://www.varese7press.it/wp-content/uploads/2010/04/R6N-20_RagazzaEst-198x300.jpgLa scrittrice Fulvia Degl’Innocenti ha vinto ex aequo con Francesca Capelli la V edizione del premio nazionale  di narrativa per i ragazzi “Città di Bella” per la sezione narrativa 12-16 anni con il romanzo “ La ragazza dell’Est” editore San Paolo. Ha ritirato il premio nella bibliomediateca dell’I.C. di Bella dalle mani del sindaco Salvatore Santorsa lunedì 16 maggio 2011, alle ore 17,00. Dopo l’incontro con i suoi lettori della scuola media di Bella, il 17 ha incontrato i ragazzi del Lieceo di Muro Lucano che l’hanno votata.

Nel corso delle sue giornate in Basilicata l’abbiamo intervistata.

 

Ho letto il tuo romanzo " La ragazza dell'est" e sei riuscita a coinvolgermi con la tua scrittura piana e  per la vicenda che racconti. Ho fatto il tifo per te e ho consigliato a molte docenti la lettura del tuo libro. Premetto che a Bella vivono oltre 100 donne rumene e ucraine che assistono i nostri anziani e frequentano la scuola che dirigo oltre 40 alunni di origine marocchina, rumena, albanese e indiana.

Volevo prima di tutto chiederTI  come mai hai deciso di raccontare delle donne straniere in Italia. Da cosa è nata l'idea?

La genesi del libro risale a tre fatti della mia vita. Il mio ex marito lavorava nella cooperazione internazionale. Uno dei progetti che seguiva era in Moldova, microcredito per donne vittime del trafficking. Dalle sue parole, dai suoi viaggi, uno spaccato drammatico, ma già di riscatto e speranza. Poi la visione di un film, cinema all’aperto, estate del 2004 mentre mancano pochi giorni alla nascita del mio secondo figlio: Lilia 4ever, una ragazzina lituana vittima di trafficking, e morta suicida (si getta giù da un ponte, con il regista che sceglie di rappresentarla come un una sorta di angelo).  E poi la visione sulle strade di Milano di tante ragazze, poco più che bambine. E su tutto il senso di impotenza, e la rabbia per uno scempio sotto gli occhi di tutti nell’Europa moderna e civile. L’ho covata dentro di me per anni  questa emozione, ho letto molti libri sul tema delle ragazze trafficate, ho intervistato “addetti” ai lavori. E poi, alla fine,  è nata la storia, che è partita da un episodio che mi è realmente accaduto, per quanto bizzarro possa sembrare: un incontro su un treno un ragazzino che mi chiede che cosa sto leggendo, io che gli regalo di getto un libro,  per accorgermi, una volta arrivata a casa, che dentro c’era il biglietto della lotteria comprato alla stazione di partenza

 

Il protagonista è un giovane ragazzo che matura grazie a questa esperienza in cui si mette in gioco. Ho letto che da sempre ti occupi delle giovani generazioni, che la tua ispiratrice è spesso la tua nipotina che sta crescendo. Nel tuo lavoro di editor e di giornalista, di direttrice di una collana di libri per ragazzi per le Paoline, nei tuoi incontri con i giovani lettori che idea ti sei fatta delle giovani generazioni? Chi sono? Di cosa vivono ?  In che cosa credono?

La nipotina ora è una ragazza che va in terza media. Stesso target di tanti lettori del giornalino che scrivono le loro richieste di aiuto e consigli alla rubrica” Raffa per te” che seguo da 17 anni. Sono il mio personale corso di aggiornamento in presa diretta. Non è facile offrire un ritratto degli adolescenti in poche parole. Rifiuto in genere le etichette, le definizione dei cosiddetti “giovani”. C’è una pluralità di aspetti e di vissuti. Posso dire che sono voraci, si nutrono  di tutto, molto più spesso di quanto si immagina leggono, tanto. Amano mettersi in gioco, travestirsi, essere sopra le righe. Si indignano, hanno un forte senso dell’amicizia, e passioni in cui si identificano.

 

 Nel tuo romanzo " La ragazza dell'Est" racconti di  un padre sempre lontano perché inviato di guerra  che  incontra il figlio ogni tanto  e di una madre che ha cresciuto il figlio ed è molto apprensiva. Quali sono, secondo te, i rapporti degli adolescenti con la famiglia ? Come devono comportarsi i padri e le madri per aiutare i loro figli a crescere? E i tuoi genitori come sono stati con te ?

I genitori oggi si fanno molte domande, a volte troppe. Il loro ruolo è da un lato meno solido, dall’altro più responsabilizzato. Sono i primi a mettersi in discussione, e sono spesso ondivaghi, disorientanti. Ecco, anche riflettendo sul mio ruolo di genitore (ho due figli di 7 e 9 anni) credo che l’essere orientanti senza essere troppo direttivi sarebbe il mix ideale. I ragazzi hanno due certezze forti: la loro origine, cioè da dove vengono, e il limite chiaro entro il quale muoversi, sperimentarsi, per crescere, sviluppare la propria personalità senza perdersi. I miei genitori sono la mia origine, e li sento molto presenti in me, nel bene e nel male. Mio padre è stato per alcuni aspetti un modello, mia madre il ring su cui farmi le ossa. Ma avevano paura: dell’ignoto, dei soldi che potevano non bastare, nei sogni troppo grandi,. E quando ho voluto spiccare il volo hanno cercato di frenarmi invece di incoraggiarmi. Però io sono volata via lo stesso, e non mi sono mai fatta troppo male. Mi avevano comunque costruito due ali forti.

 

Hai fiducia nel futuro di questi giovani ? E se la tua risposta è sì spiegaci perché.

Certo che ho fiducia. Senza siamo come morti. Sono in gamba, come lo sono state tutte le nuove generazioni, che appaiono così diverse perché diverse sono le epoche storiche che hanno attraversato.

 

Nel tuo romanzo è molto importante per  i giovani adulti l'amicizia dei coetanei. E' vero  questo anche per Te?

L’amicizia tra coetanei è la dimensione più forte negli adolescenti. È l’antidoto al senso di solitudine, è l’idea di un Noi, del gruppo,dell’appartenenza, ancora più forte oggi che altri gruppi e altre appartenenze sono un po’ sbiadite. 

 

 Racconti che , quando ti è possibile,  giri le scuole d'Italia. Dalla tua esperienza diretta come vive oggi la scuola pubblica italiana il cambiamento ? Gli insegnanti, i dirigenti, l'organizzazione complessiva del sistema scuola funziona, risponde ai bisogni di crescita degli alunni?

Non c’è una sola scuola, ci sono più scuole, e strutture e docenti diversissimi fra loro. Le scuole che invitano un autore, organizzano feste del libro,  partecipano come giuria di premi letterari sono già l’espressione più vivace. Ma anche in queste, a volte, ci sono docenti a cui le cose scivolano addosso, accadono perché altri le hanno decise o perché comunque qualcosa bisogna fare senza che ne siano convinti e partecipi fino in fondo. E i loro alunni li rispecchiano. Infatti l’osservazione più significativa che ho fatto viaggiando per le scuole è che una classe riflette l’insegnante: laddove è entusiasta, preparato appassionato, le classi sono vivaci, attente, partecipi. Una bella responsabilità. In ogni caso ci sono scuole meravigliose, che coinvolgono anche i genitori e il territorio, con una capacità inventiva e organizzativa che deriva loro solo dalla passione. Magari si lamentano, sono costretti a  fare salti mortali, ma vanno avanti e trovano soluzioni per l’amore della conoscenza e della loro missione.

 

Secondo Te, visto anche che per anni hai fatto la maestra elementare e che sei laureata in pedagogia, come si fa ad essere un buon insegnante ? 

In parte la ricetta sta, come ho detto nella risposta precedente, nella passione. Un insegnante che ama leggere contagerà i ragazzi con l’amore per i libri per esempio. Un’altra caratteristica è sicuramente l’autorevolezza, che forse è ancora più difficile da perseguire. E poi un pizzico di ironia per stemperare i momenti difficili,e  la  capacità di ascoltare, di essere sensibile.

 

Lavori da anni nella redazione del Giornalino che io ho amato molto, che ho comprato da piccolo e ho pagato  l'abbonamento al mio primo figlio Massimiliano.  Anche per questo Ti chiedo se, secondo te, i piccoli e gli adolescenti leggono ? Quali sono gli argomenti del Giornalino che hanno un maggiore successo ? Come e se riuscite a vincere la concorrenza di internet ?

I bambini gli adolescenti leggono, sì, più di un tempo, soprattutto se qualcuno si prende la briga di aprire loro il mondo meraviglioso che si nasconde nelle pagine di carta (e sempre più in quelle digitali). Fuori dalle scuole è tutto un veleggiare di libri e di riviste, e quanti piccoli blogger discettano in rete dei libri più amati. Per le riviste il discorso è un po’ diverso. Soffrono di più la occorrenza di strumenti più veloci per informarsi. Resta il fumetto, che solo sulla carta si può apprezzare appieno, e che fa sempre più spesso incursioni anche nelle pagine dei libri. Le rubriche di maggior successo del Giornalino  restano quelle di posta, in cui i ragazzi fanno amicizia e si scambiano opinioni  e consigli, oppure chiedono che siano appagate le loro più impensate curiosità su tutti i campi del sapere. E poi i giochi, cruciverba, rebus, sudoku.

 

Ripeti spesso nella tua intervista alla televisione Arcoiris che combatti la massificazione, il già visto, il già sentito. Come possiamo insegnare alle giovani generazioni ad essere "unici" ?

Proponendo modelli non massificati, insegnando l’orgoglio di essere anche diversi, sviluppando lo spirito critico, offrendo loro multiformi stimoli culturali, e soprattutto sviluppando la creatività.  Un atto creativo è di per sé stesso unico.

 

Ed infine cosa stai scrivendo ? Quali sorprese ci riservi nel prossimo futuro.

La maggior parte della mia produzione letteraria è dedicata ai più piccoli. Un po’ per mancanza di tempo, un po’ perché la mia anima più genuina è quella di cantastorie. E le fiabe, le storie si affacciano con una  straordinaria facilità alla mia mente, le racconto spesso di getto ai miei figli, e poi appena posso le scrivo. Poi comincia la trafila di trovar loro un editore che quasi sempre mi richiede assai più tempo della scrittura in se stessa. In autunno usciranno un po’ di storie illustrate per i piccoli per vari editori, e un nuovo romanzo sempre per San Paolo, editore straordinario, che sa valorizzare al meglio storie che sceglie con grande attenzione e sensibilità. C’è sempre una ragazza di 16 anni come protagonista, per una storia  forse ancora più drammatica ma portatrice speranza.

Bella 16.05.2011


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