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Dalla letteratura al cinema: come vive l’arte

di Antonio Stanca

Nella storia della letteratura e dell’arte avvengono dei fenomeni particolari quali quelli di opere che non diminuiscono mai d’interesse. Pur tenendo conto che ad ogni opera d’arte vanno riconosciuti un significato ed un valore duraturi s’intende evidenziare come alcune manifestazioni o prodotti artistici si trasformino in un elemento del pensiero, del sentimento collettivo, divengano parte della vita, della cultura. Avviene così quando l’opera non è una costruzione solamente intellettuale, non è divisa dalla realtà ma si alimenta di essa, la ritrae apportandovi quelle spiegazioni e giustificazioni sentimentali, morali, psicologiche necessarie a fare di ciò che esisteva per sé un evento per tutti. Sono, in genere, le opere che rappresentano situazioni, personaggi reali e che, come questi, sembrano sempre esistite e dotate di una vita propria indipendente dall’azione dell’autore. Appena comparse esse entrano nella storia e nella vita per non uscire mai più giacché il loro contenuto era già in queste anche se privo di divulgazione e riconoscimento, di quell’ufficialità, cioè, che la scrittura può conferire.

Così è successo con il famoso romanzo del francese Gustave Flaubert (1821-1880) “Madame Bovary” (1857), dove lo scrittore ha presentato un personaggio perennemente oscillante tra realtà ed evasione, accettazione e rifiuto, vita e sogno, ambizione, aspirazione e, perciò, sempre lacerato, insoddisfatto, inquieto, sempre in fuga verso ciò che non avrebbe mai raggiunto. Era questo l’umore diffuso negli ambienti culturali ed artistici europei della seconda metà dell’Ottocento ed in esso si rifletteva l’incertezza propria di ogni fase di passaggio. Allora erano entrate in crisi le idealità romantiche di fronte all’avanzare delle istanze positivistiche e vigeva un’atmosfera d’instabilità, di sospensione, di contrasto tra il vecchio spirito e la nuova materia. Un’atmosfera avvertita e sofferta da molti intellettuali ed artisti ed in modo particolare da Flaubert che da essa fu mosso a configurare ed animare il suo celebre personaggio. Dallo spirito dei tempi e dal suo riflesso nella vita provengono il corpo e l’anima di Madame Bovary, quegli aspetti che hanno fatto di lei un esempio, un simbolo di umanità ed arte e le hanno procurato una prospettiva senza limiti. Proprio perché vero, naturale, perché apparteneva alla vita, il personaggio sarebbe divenuto, tramite l’arte, universale, eterno, avrebbe superato il suo tempo ed autore. Da allora esiste e si usa il termine “bovarismo” per definire un particolare atteggiamento psicologico, quello vissuto da Madame Bovary e divenuto proverbiale. Con Bovary Flaubert ha arricchito di un altro caso la tipologia umana, ha definito un altro modo di essere e vivere, ha indicato un’altra dimensione e ne ha fornito la ragione. Un fenomeno di vita, di cultura oltre che d’arte il “bovarismo” e nella vita,  nella cultura e nell’arte si sarebbe continuato accettando di evolversi insieme ad esse e come ogni altro loro aspetto.

Da Flaubert ai nostri tempi molte e diverse sono state le espressioni o manifestazioni nelle quali è possibile rintracciare il suo modello umano ed artistico e constatare come esso si sia continuato o rinnovato. Tra le conferme più recenti di tale sviluppo va segnalato il film “La valle del peccato”, l’ultimo del vecchio regista portoghese Manoel de Oliveira. Qui egli mostra di voler rivisitare il personaggio flaubertiano trasponendolo in un diverso contesto. Fa interpretare alle attrici Cecile San de Alba e Leonor Silveira le due fasi della vita di Madame Bovary, la giovinezza e la maturità, ma attualizza la vicenda trasferendola in ambienti e situazioni compresi tra gli anni 1960 e 1990. Oltre a queste altre modifiche sono state apportate al testo flaubertiano. Oliveira ha immaginato come sarebbe stata Emma Bovary se fosse vissuta in tempi moderni ed ha privato il personaggio di quelle velleità di azione, pur se frustrate, che le erano state attribuite da Flaubert e lo ha trasformato in una figura tanto fragile da essere travolta dagli eventi. Ella è soprattutto una persona che contempla la vita senza volontà d’intervenire o cambiare ma rifugiandosi in un universo fatto di poesia, di lirismo. Simile disincantato stato d’animo della protagonista determina l’atmosfera generale del film che risulta eccessivamente ricercata, rarefatta. E’ un film lirico, nel quale il regista esprime l’impossibilità ad agire, ad opporsi alla vita e il ripiego su se stessi, l’evasione nella forma, nella bellezza, nell’arte. La musica di tanti “Notturni”, la voce che narra la vita di Emma e l’indugio sui particolari dei volti accrescono l’atmosfera di sogno che aleggia nel film e fanno sì che non ci si accorga di essere passati dal personaggio noto ad un altro diverso, dalla prima Bovary, combattuta tra realtà e idea, ad una donna che rinuncia a lottare poiché così è sembrato ad Oliveira che potrebbe succedere ad una moderna Bovary. E’ un’interessante ed originale versione del personaggio flaubertiano, il vecchio modello è stato continuato ma anche variato e adattato a tempi, sentimenti ed umori diversi. Con Oliveira Bovary assomiglia più ad un’eroina decadente che ad una donna romantica quale era stata prima e questo anche perché dall’‘800 alla fine del ‘900 altre acquisizioni sono sopravvenute nella cultura, nell’arte, nel pensiero, nella vita e altri stimoli e concepimenti hanno suscitato presso gli autori. C’è stato il fenomeno del Decadentismo che ha comportato la soggettivizzazione del fatto spirituale, morale, artistico e la sua separazione dal mondo, dalla materia, proprio come la Bovary di Oliveira mostra di sentire e vivere. Sono mutati i tempi, è mutato lo spirito, sono mutate la vita e l’arte ed era naturale che venissero investiti da simile processo soprattutto quei modelli nei quali esse avevano trovato un’esplicita combinazione.

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