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Ai confini della vita
(Da Londra uno scrittore)

di Antonio Stanca

Salman Rushdie, il Nobel 2001 Vidiahar Surajpasad Naipaul, Arundhati Roy ed ora Hanif Hureishi sono scrittori provenienti dall’Asia (India, Pakistan) o d’origine asiatica e viventi a Londra, la città che più d’ogni altra in Europa è stata ultimamente preferita dalle intelligenze asiatiche mentre incalcolabile è il numero di immigrati giunti dagli stessi luoghi e sparsi sul territorio inglese. In ambito culturale il fenomeno ha promosso notevoli scambi giacché continue sono le produzioni musicali, cinematografiche, teatrali che vedono impegnati rappresentanti delle due parti ed estesamente riconosciuti e premiati sono stati, in Inghilterra prima che altrove, i suddetti autori. Tra essi ora è il momento del professore Hanif Hureishi, nato nel 1954 da padre pakistano e reduce da un’infanzia vissuta in Inghilterra da escluso perché, egli dice, solo se personaggio noto o ricco l’immigrato viene accolto dagli inglesi mentre l’uomo comune è destinato a vedersi continuamente respinto da una condotta individuale e sociale oltremodo razzista. Questo spiega come la posizione puritana, fondamentalista sia molto diffusa presso gran parte della popolazione orientale immigrata: è una maniera per rivendicare una propria cultura, fede e contrapporle al malcostume di cui sono ormai invasi l’Inghilterra e tutto l’Occidente.

Di questo confronto tra ambienti, l’orientale e l’occidentale, dei problemi ad esso legati, di più ampi fenomeni, eventi, passati o presenti, quali il colonialismo, il thatcherismo, la guerra, i sempre difficili rapporti tra Occidente e Terzo Mondo, dell’eterna mancata volontà di risolverli, di scambiare, comunicare, collaborare tra elementi, culture, costumi diversi, di superare le differenze tramite un dialogo aperto e disposto ad accoglierle e rispettarle, Hureishi, sceneggiatore anche in film tratti da suoi romanzi, saggista e scrittore, ha trattato in particolare nelle opere iniziali comprese tra gli anni ’80 e ’90. Sono le sceneggiature per il dramma "My Beautiful Laundrette" e per il film "Mio figlio il fanatico", il romanzo "Il Buddha delle periferie" (premio Witbread Award) ed i saggi "Sesso e laicismo" e "Segno dell’arcobaleno". In seguito, nei romanzi "Intimacy", "Love in a Blue Time" e "Mezzanotte tutto il giorno", i temi sono diventati più circostanziati, la loro precedente ampiezza s’è ridotta e sono comparsi argomenti quali la vanità, l’egoismo delle moderne persone anziane nei rapporti con gli altri, la loro ricerca incontrollata di piacere anche sessuale. Nelle opere in preparazione, il film "The Mother" e il romanzo "The Body", si continua sulla stessa linea: nel primo una vecchia donna vedova s’innamora del giovanissimo genero e vuole possederlo totalmente perché lo considera l’unico modo per sentirsi inserita in quella vita che ormai le sfugge; nel secondo un vecchio riesce, tramite artifici, ad avere un corpo nuovo e bello come richiesto dai tempi moderni nei quali non essere attraenti significa rimanere esclusi dal contesto. Si è delineata, quindi, nello scrittore una precisa posizione di polemica riguardo alla società dei consumi tanto massificata nei comportamenti, gusti, tendenze, aspirazioni da farli perseguire anche da chi dovrebbe tenersi lontano per problemi d’età o perché alla ricerca di altre realizzazioni.

Nuovo si dimostra l’Hureishi rispetto ai suddetti compagni d’avventura umana e letteraria: mentre nelle opere di quelli centrale è sempre stato il tema della denuncia della grave condizione d’inferiorità alla quale sono condannati il Terzo Mondo ed i suoi figli in patria e fuori, per Hureishi è avvenuto un avanzamento rispetto a tale posizione che all’inizio era stata anche sua. Egli si è tanto integrato nei nuovi ambienti da sentire e vivere pure la coscienza dell’uomo occidentale e da pensare e produrre come questa gli suggerisce. La sua ricerca, tuttavia, è sempre rivolta verso quanto avviene ai confini della vita, presso chi vive da escluso anche se i suoi nuovi esclusi, diversamente dagli immigrati, sono persone che non aspirano a niente di diverso dai piaceri concreti della vita, che ad ogni costo vogliono partecipare del generale movimento di questa. Cadono così nel vizio, si degradano e Hureishi li mostra in questo stato e trae da essi ulteriore motivo d’accusa verso la moderna condizione umana privata d’ogni valore morale, ideale, d’ogni aspirazione ad ottenerlo e responsabile delle suddette gravi manifestazioni. Sono molti, quindi, gli esclusi da una società che, come la nostra, vive dei miti del progresso, dell’efficienza, che ha fatto dell’immanenza la sua unica ragione, della materia il suo solo scopo e non concede spazio né tempo a chi, per i motivi più diversi, a questa corsa non può partecipare e rimane a testimoniare che oggi non è ammesso essere poveri o vecchi o brutti. E’ in quest’ambito, secondo Hureishi, che la letteratura dei nostri giorni deve cercare i suoi motivi perché sono queste gravi contraddizioni i veri problemi, i veri conflitti dei nostri tempi.


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