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Diversità quale destino
(Il nuovo Bildungsroman)

di Antonio Stanca

Romanzo d’esordio per la ventottenne di Basilea Zoë Jenny e di formazione per il genere al quale va ascritto. Si tratta de "La stanza del polline" (pagg. 107, euro 11,36) recentemente tradotto in italiano da Bice Rinaldi e pubblicato da Fazi Editore. L’opera ha avuto molte altre traduzioni e sembra avviata a trasformarsi in un "caso" letterario, in un successo paragonabile a quello riportato, negli anni ’50, dal famoso "Il giovane Holden" dell’americano David Jerome Salinger.

Come quello anche "La stanza del polline " è la storia di un’adolescenza, di una vita che si sta formando in un contesto quale il contemporaneo così carico di problemi individuali e sociali. Il motivo del contesto, dello sfondo sul quale si muovono i giovani protagonisti del moderno romanzo di formazione distingue questo dal tradizionale Bildungsroman. Partito dal "Candido" di Voltaire il genere letterario era passato attraverso il "Wilhelm Meister" di Goethe, "Le ultime lettere di Jacopo Ortis" del Foscolo, "Le confessioni di un italiano" del Nievo, "L’educazione sentimentale" del Flaubert per giungere, nel Novecento, ad esempi quali, tra i più importanti, "I turbamenti del giovane Törless" di Musil, "Demian", "Siddharta" di Hesse, "Agostino" di Moravia e il citato "Il giovane Holden" di Salinger.

A distinguere questi moderni romanzi di formazione dai precedenti concorre, s’è detto, l’ambiente nel quale la vicenda viene collocata ma soprattutto la mancata soluzione del problema rappresentato.

Se, infatti, nel tradizionale Bildungsroman sempre positivo era l’esito finale al quale si perveniva pur dopo difficile percorso, se il problema sofferto dal protagonista adolescente si risolveva ogni volta e la sua crescita avveniva, nel moderno questo non si verifica più.

Quella maturazione individuale e sociale, quella conciliazione con l’esterno, quell’equilibrio tra sé e gli altri al quale il vecchio protagonista giungeva, nei moderni autori non sono più possibili ed anzi le due sfere, la privata e la pubblica, rimangono lontane, separate, inconciliabili. Così è pure per Jo, la ragazza de "La stanza del polline" che si muove tra genitori separati e con nessuno di essi riesce a stare o sentirsi vicina giacché entrambi hanno desideri e propositi diversi dai suoi. Ognuno dei due insegue beni, piaceri concreti, si è legato a nuove persone, è inserito nella vita di tutti i giorni, sta al passo con i tempi mentre lei è rimasta a ricordare situazioni, vicende, persone del passato, a riviverle, a ricercarle nel suo spirito poiché così sente, così vuole una sensibilità diversa da quella dei genitori, un’idealità che s’appaga solo delle proprie richieste. Sono queste a determinare il ritmo della narrazione che non si presenta lineare bensì continuamente mosso tra luoghi ed ambienti diversi, tra diversi ricordi, sogni, immagini, tra passato e presente, tra pensieri ed azioni. Tramite tale movimento è sembrato alla scrittrice di rendere nel modo più naturale l’incessante travaglio che avviene nell’animo della protagonista, l’instancabile ricerca di quanto possa soddisfare il suo spirito. Vana, tuttavia, risulterà questa ché nessun luogo o tempo, persona o cosa riuscirà a placare le sete di Jo, il suo bisogno d’affetto, d’amore in un mondo ormai privo, la sua aspirazione ad un’umanità, ad una vita diverse dalle esistenti, liberate da quanto gli usi e costumi dei tempi nuovi vi hanno apportato, semplificate dalla presenza del bene, dalle ragioni dell’anima. Dopo i genitori proverà a stare con le amiche o amici ma anche questi mostreranno di non pensare o fare come lei. Rimarcheranno, quindi, la sua diversità in un mondo di uguali, in una vita regolata dal conformismo, materializzata in ogni sua componente, privata di ogni scopo che non sia immediato. Netta si rivelerà a Jo la sua separazione da tutto ciò, l’impossibilità di coprire tale distanza, evidente le sarà il suo destino di "diversa" per tutto e per sempre, di estranea alla vita quale avviene intorno a lei, chiara la coscienza del suo come di un dramma inevitabile.


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