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Scrittura e lettura oggi
(Un problema difficile)

di Antonio Stanca

Ai nostri tempi in quasi tutti i paesi dell’Occidente, pur essendoci un’attività letteraria, in prosa e in versi, più ricca rispetto al passato, manca una corrente di pensiero, un’ideologia, una cultura che tutta la comprenda e nella quale la modernità si riconosca. Succede perché sono tanti i temi di cui oggi si scrive e tanti gli scrittori da non poterli collegare o ridurre ad un’unica tendenza.

Negli ultimi decenni del secolo scorso si era cominciato a parlare di neoumanesimo giacchè sembrava diffondersi un’inclinazione a recuperare, nella narrativa e nella poesia, valori e ideali autenticamente umani, a perseguire la rappresentazione di eventi, ambienti, pensieri, sentimenti liberati dal peso della modernità, dall’ossessione della tecnica, dalla spersonalizzazione ed altri problemi e restituiti alle semplici necessità e verità del corpo e dell’anima. Non si era previsto che in breve volgere di tempo tale orientamento sarebbe sfociato, tranne alcuni casi isolati, in una letteratura sentimentalista ed intimista, in una prosa e poesia volte a dire soprattutto di particolari vicende interiori se non di situazioni immaginarie, da sogno, ad evadere la realtà ed estenuarsi nella ricerca dei linguaggi più artefatti o dei versi più elaborati al fine di rendere un’interminabile vastità e varietà di situazioni. Più che una letteratura questa è la maniera per essere scrittori oggi, è la scrittura possibile a chiunque ed ormai valida più per gli autori che per i lettori visto che mentre quelli aumentano in continuazione questi diminuiscono con altrettanta rapidità. Di fronte a tanti scritti e scrittori il lettore è confuso, disorientato, non si ritrova in quel che legge e la lettura è divenuta un’attività sempre meno praticata. Non è facile modificare la situazione, far recuperare alla letteratura almeno parte dello spazio suo proprio e dell’altro presso il pubblico, renderla interessante, farla valere, farla leggere. E’ un problema grave se si pensa che a complicarlo concorrono fattori interni ed esterni ad esso. Tra i primi c’è il protagonismo del quale sono affetti quasi tutti gli autori contemporanei e che li induce a produrre a qualunque condizione, tra i secondi la crescente attrazione che l’immagine televisiva o telematica esercita su lettori sempre meno convinti e sempre più disposti a trasformarsi in spettatori. In un contesto così articolato si può solo proporre qualche possibile rimedio riferendosi a fenomeni già verificatisi quali il vasto successo di pubblico recentemente registrato, in Occidente, da autori del Terzo Mondo nelle cui opere, soprattutto romanzi, prevalenti sono le ragioni civili, sociali, politiche, storiche del paese di provenienza, primari i problemi di un popolo, evidente la partecipazione di chi scrive. Potrebbe venire da qui, con le necessarie differenze, l’indicazione di una via da seguire per uscire dalla crisi: una letteratura che s’impegna nel suo tempo, nella sua storia, nella sua gente, una scrittura che si colloca in essi, li propone, li riflette, li discute e non li evade potrebbe richiamare il lettore, coinvolgerlo, fargli ritrovare i suoi problemi, pensieri, sentimenti. Sarebbe una letteratura dal respiro più vasto, più mossa, più animata di quella attuale finita tra le strettoie degli psicologismi di maniera, degli individualismi, dei personalismi oltre che dei virtuosismi formali e per questo incapace di suscitare molta attenzione, di farsi seguire. Gli scrittori, i poeti dovrebbero, pertanto, recuperare il terreno da anni concesso alla saggistica, divenuta il genere letterario dominante in un’epoca così piena di problemi, farsi carico di questi e trasferirli nella dimensione della letteratura, dell’arte. Tramite l’impegno queste riassumerebbero una funzione, un ruolo, riacquisterebbero realtà, verità, ampiezza, credibilità, varrebbero per tutti, riavrebbero il loro pubblico. Non tutti gli autori dei nostri giorni, però, saprebbero maturare una coscienza del proprio tempo tale da farne un’opera di prosa o di poesia. Non tutti potrebbero sentirsi o essere protagonisti come ora: ci sarebbero i maggiori e i minori come sempre e come sempre ci sarebbe da leggere e chi leggerebbe.


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