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Uno Strega da chiarire
(Scrittura quale artificio)

di Antonio Stanca

Nella sua 56a edizione il Premio Strega è stato vinto dalla quarantunenne Margaret Mazzantini con il romanzo "Non ti muovere" edito da Mondadori. La scrittrice, che vive a Roma con la famiglia, ha esordito nel 1994 con "Il catino di zinco", ha prodotto anche per il teatro e qui lavora quale attrice. Breve ma intenso il suo percorso letterario se si tiene conto che pure "Il catino di zinco" era stato premiato (Selezione Campiello e Rapallo-Carige). Nonostante questo precedente è servito lo Strega a rivelare la Mazzantini al pubblico italiano presso il quale la sua conoscenza era molto limitata. Ad attirare l’attenzione dei lettori è servita la storia del dottor Timoteo che, in "Non ti muovere", ripercorre mentalmente la sua vita trascorsa mentre, in ospedale, attende gli esiti dell’intervento chirurgico cui è sottoposta la figlia quindicenne, Angela, dopo un grave incidente stradale.

Centrale è la figura di Timoteo che riscopre il proprio passato e ricostruisce quanto gli è successo fino al grave momento che la figlia sta attraversando. La circostanza muove il padre a trasformare i ricordi in un atto di confessione verso la figlia, a fare di questa l’ascoltatrice muta del suo lungo discorso interiore che costituisce l’intero contenuto del romanzo. Ad Angela Timoteo si rivolge per dire che più della bellissima moglie giornalista, Elsa, dalla quale lei è nata, ha amato Italia, una prostituta dalla salute malferma e precocemente invecchiata che egli aveva incontrato in un misero quartiere di periferia durante particolari circostanze. Da Italia si era sentito subito attratto, dal suo viso sfatto, dal suo corpo fragile: l’aveva seguita e raggiunta sempre, da lei avrebbe voluto un figlio, con lei, alla fine, aveva tentato di fuggire verso il Meridione d’Italia. Ma il viaggio era stato interrotto dalle gravi condizioni fisiche della donna sopravvenute in seguito all’aborto clandestino subito per mano di una zingara e da lei voluto per evitare problemi a Timoteo. I disperati tentativi compiuti dall’uomo non la salveranno e Italia morirà. Una favola d’amore potrebbe essere considerata date la diversa condizione sociale dei due innamorati e la passione con la quale il padre la presenta alla figlia nelle sue immaginarie confidenze. Di queste faranno parte anche i ricordi di altri momenti della vita di Timoteo, di altre situazioni relative al suo lavoro in ospedale, ai suoi rapporti con i colleghi, con la moglie e la figlia, con i suoceri e si scoprirà che è vissuto in una condizione morale perennemente instabile, che non ha mai saputo con esattezza a cosa ambiva e sempre diviso è rimasto tra quanto pensava e quanto avveniva. Anche per Italia aveva vissuto umori, sentimenti alterni, era passato spesso tra accettazione e rifiuto e solo dopo molto tempo si era convinto che con lei si sarebbe sentito autentico, che nella loro storia s’identificava quella della sua vita. Si dovrà, quindi, attendere la fine del romanzo per vedere Timoteo sicuro delle intenzioni, deciso nelle azioni e fino ad allora ci si dovrà rassegnare ad una scrittura che lo mostra in un incorreggibile stato di sospensione. Per chi legge non sarà mai possibile ritrovarsi in una situazione stabile, definitiva e come il personaggio anche il lettore giungerà a non essere sicuro, a non poter prevedere niente, a dubitare di tutto. Si potrà, tuttavia, sentire coinvolto in un’atmosfera pur così precaria perché trasportato da uno stile rapido, generalmente paratattico e dagli effetti continui. In tale corsa non gli sfuggirà, però, che la figura principale dell’opera, il dottor Timoteo, viene presentata nelle sue particolari condizioni psicologiche senza che la scrittrice si curi di spiegarne i motivi se non tramite qualche vago riferimento, a volte smentito, alla condizione di escluso di cui avrebbe sofferto prima nella casa dei genitori e poi nella propria con moglie e figlia. Né potrà, il lettore, non rilevare il difficile rapporto tra l’indeterminazione che, s’è detto, caratterizza ogni evento fino a non poter mai egli sapere della città, dei luoghi dove tutto avviene e la precisione quasi ossessiva nel dire dei particolari pur minimi di una circostanza. Gli sembrerà, inoltre, strano che tra i tanti ricordi di un padre in pena per le sorti della piccola figlia risaltino quelli dei rapporti sessuali da lui cercati in situazioni strane: con la moglie negli ultimi giorni di gestazione, con l’amante per strada sotto una pioggia torrenziale e poco prima che morisse. Né evita Timoteo di riconoscersi, nel corso della narrazione, un comportamento selvaggio, ferino, incontrollato, di paragonarsi ad un cane, un lupo, un bisonte. Comparazioni col mondo animale , peraltro, diffuse nel libro oltre ad oscenità nei temi e trivialità nei modi che giungono in maniera frequente ed inaspettata. Infine il lettore noterà come la Mazzantini crede che basti dire "…come se…" o "…forse…" per avanzare i collegamenti più impensati, che lascia sospesi o nega subito dopo aumentando, così, la condizione di sospensione e facendo di questa la nota distintiva non solo del personaggio ma dell’intera opera. Come Timoteo non sa cosa vuole, cosa cerca, cosa pensa, come egli non distingue, non sceglie, non decide così la realtà, la vita intorno a lui divengono irregolari, imprevedibili e la Mazzantini ha pensato sufficiente creare un personaggio ed un ambiente simili per produrre un romanzo. Ha ritenuto che situazioni insolite e termini od espressioni non comuni potessero rendere eccezionale ogni momento del libro, che con effetti continui nel contenuto e nella forma si potesse fare un’opera di letteratura.

Ne sono derivati un’esplosione di libertà, d’istintività, una serie d’inestricabili incongruenze, uno stile parimenti indefinito, un groviglio di contenuto e forma nel quale la Mazzantini ha scelto di rimanere, tramite il quale ha creduto di riuscire nuova e diversa senza tener conto che narrare è anche e soprattutto costruire, ordinare, è anche ricerca di significati, di fini e che questi elementi mancano nel suo libro, che scrivere è anche e soprattutto necessità dell’autore e non solo artificio volto ad attirare il lettore. Nonostante ciò è stata premiata ed i motivi dell’avvenimento rimangono ancora da chiarire.


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