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Al mercato di poesia
(Oggi succede)

di Antonio Stanca

E’ recentissima la notizia che per questa estate, nei locali pubblici di molte città d’Italia, compresi supermercati e discoteche, sui mezzi di pubblico trasporto, nelle piazze, nelle strade, negli stadi durante grosse manifestazioni ed imponenti raduni di gente, verranno letti versi di poeti dai più antichi ai più moderni, italiani e stranieri, e che per alcuni di questi oltre ai versi verrà stampata l’immagine sui cartelloni pubblicitari. La lettura verrà effettuata da volontari preposti al servizio oppure sarà inserita nei programmi delle tante serate canore che da noi si verificano ed affidata al cantante o cantanti di turno o altro personale della manifestazione.

Il fenomeno ha avuto origine nell’America degli anni ’80, è passato in Francia ed ora è giunto in Italia sostenuto dalle convinzioni, presso gli organizzatori, che la poesia, la sua funzione didattica sono state annullate dal procedere dei tempi, dalla modernità, che occorre recuperarle per quanto di positivo rappresentano, che orale e ritmico è stato, dalle origini, l’aspetto essenziale del componimento poetico e che la lettura è il mezzo più idoneo a renderlo. Ampio il respiro di questa operazione, ambizioso il suo proposito di far giungere al pubblico d’ogni età o luogo o condizione un messaggio come quello poetico finora rimasto limitato alle pagine dei libri, agli ambienti scolastici se non ai soli intenditori. Tramite letture pubbliche dei versi dei tanti poeti succedutisi nel tempo si vorrebbe avviare negli ascoltatori un’azione di sensibilizzazione, educazione, istruzione ai valori della poesia, cioè interiori, spirituali, morali, riportare alla condizione dell’idea un’umanità come la contemporanea completamente assorbita dalla realtà, dalla materia, dall’esterno. Una trasmissione di tal genere dovrebbe, secondo gli autori, creare nell’opinione pubblica dei punti di riferimento ideali nei quali credere, ritrovarsi mentalmente e collettivamente. Verrebbe da qui una morale diversa da quella oggi diffusa, più vicina all’uomo, più autenticamente sua. Si tende a creare una nuova atmosfera, un nuovo clima, a promuovere un movimento, a recuperare quanto di umano è stato smarrito, ad attuare un’altra situazione ed estenderla ai più larghi strati sociali. Si aspira ad eliminare o almeno ridurre tanto disordine, malcostume, tanta inquietudine, tensione, violenza, di cui i moderni ambienti e modi di vita individuale e collettiva sono ritenuti responsabili. Tutto questo mediante il piano lettura : è un programma senza precedenti giacché si pone come un’azione di scolarizzazione, evangelizzazione delle masse, si sostituisce ai sistemi che sempre hanno provveduto alla formazione della personalità quali la famiglia, la scuola, la religione tra i più tradizionali, il cinema, la televisione tra i più moderni. In verità in Italia è successo che la famiglia e la scuola si siano tanto adattate ai tempi da rifletterli ormai in ogni loro aspetto compreso quello malsano, violento che dovrebbero correggere. La religione, intesa come istruzione religiosa per i più giovani e fede per gli adulti, ha perso tali peculiarità di disciplina interiore, ha accolto l’esterno ed i suoi modi senza eccezione per quelli spettacolari. Così il cinema e la televisione che hanno sacrificato le loro idealità di grossi mezzi di comunicazione ed istruzione di massa alla spettacolarizzazione della violenza, dell’orrore, del sesso il primo, d’ogni genere d’intrattenimento fino all’insensatezza la seconda. Per riparare a tanti guasti si crede ora sufficiente leggere poesia in luoghi dove continua e nutrita è la presenza del pubblico non valutando che anche questo programma rientra in quella ricerca di effetti sensazionali che è propria dei nostri tempi, della componente spettacolare che li distingue.

Si vuole cambiare, migliorare percorrendo le stesse strade!

E’ solo una delle numerose e gravi contraddizioni che caratterizzano l’evento lettura. Un’altra sta nella mancata considerazione della poesia quale linguaggio elitario, soprattutto se d’età moderna e contemporanea, e, perciò, scarsamente fruibile dalle masse specie con la sola lettura. Inoltre non si può pensare che qualunque genere poetico, epico, cavalleresco, allegorico, gnomico, lirico, simbolista, ermetico, comparso dai primordi ai nostri giorni, possa avere funzione pedagogica né che per questa possa servire qualunque autore di poesia da Omero a Callimaco a Catullo a Virgilio a Dante a Tasso a Chénier a Machado a Byron a Goethe a Leopardi a Baudelaire a Pound a Montale. Ed ancora più errato sembra il proposito di voler richiamare ai valori dell’idea una condizione umana imbarbarita dalle pretese della realtà, d’intervenire presso di essa quando è in uno stato di degrado, di comunicarle certi principi quando è già massa. Ci si dovrebbe, invece, soffermare sul vero problema dei nostri tempi, cioè la revisione, il risanamento delle suddette istituzioni tradizionalmente preposte ad agire negli anni di formazione dell’individuo. Soltanto preparando alla vita in maniera diversa dall’attuale si potrebbe aspirare ad una società diversa perché diversamente costruita. Voler ottenere questo, il miglioramento dell’ambiente, della condotta privata e pubblica, tramite l’operazione lettura vuol dire, per i promotori, ambire troppo pur disponendo di molto poco, significa non ammettere di rientrare tra le novità, le esibizioni di tempi che non finiscono mai di produrne, non riconoscere che, come nei paesi dove il fenomeno è già avviato, i risultati perseguiti rimarranno impossibili da ottenere.


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