Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Scrittura come testimonianza

di Antonio Stanca

L’anno scorso, a settantasette anni, l’afroamericana Toni Morrison, Nobel per la Letteratura nel 1993, ha scritto “il dono”, romanzo ora pubblicato in Italia da Frassinelli. Oltre che di romanzi la Morrison è autrice di teatro e fiabe, tutti lavori impegnati a trattare della perdita d’identità, dell’alienazione culturale, alle quali sono stati esposti i neri d’America in particolari momenti della storia. Per questo problema si è applicata anche nella sua attività di docente universitaria, ha scritto saggi, ha tenuto conferenze e si è adoperata affinché venissero pubblicate le opere dei maggiori scrittori afroamericani del momento. Ora vive tra Rockland County , nello Stato di New York, e Princeton, nel New Yersey, alla cui università insegna Scienze umane. Numerosi sono stati i riconoscimenti ottenuti dalle sue opere e il Nobel, il primo ad una scrittrice di colore, li ha sanciti in maniera definitiva.

Con “il dono” si è alla fine del Seicento quando in America cominciava il commercio degli schiavi. Erano schiavi neri, spesso d’origine o di provenienza africana, esposti ad ogni tipo di vessazione, venduti, scambiati come ogni altra merce o insieme a questa, costretti a condizioni di vita tra le più misere e pericolose. L’America era quella prerivoluzionaria, priva di leggi che assicurassero un qualche diritto ai più bisognosi ed esposta agli arbitri, alle violenze dei ricchi. Anche tra ricchi si giungeva a contrasti né mancavano rivalità di carattere religioso essendo molte le confessioni e le sette. Selvaggia era l’America d’allora, divisa, combattuta, lontana da precisi ordinamenti ai quali fare riferimento.

In un contesto così difficile la Morrison ambienta il suo recente romanzo. Ancora una volta storie di donne nere, ancora una volta una madre, una schiava, che come quella del precedente, famoso “Amatissima” (1987) vuole evitare alla piccola figlia un futuro da schiava. Ma mentre allora l’aveva uccisa perché disperata e in fuga e perché molto l’amava ora riesce a farla accettare ad un proprietario del Nord, Jacob, a fargliela preferire a se stessa come risarcimento di un debito del proprio padrone. Lo fa convinta di “donare” alla sua Florens la possibilità di una vita migliore, lontana, in altri posti. Jacob porta la bambina nella propria fattoria dove viene a contatto con la signora-padrona, Rebekka, con altre serve, le ragazze Lina e Sorrow, e con un fabbro africano vissuto sempre libero, del quale Florens, divenuta adulta, s’innamora. Narrando di queste donne la Morrison dirà della vita nella fattoria, dell’ambiente, dei rapporti che vi regnano. La sua scrittura sarà la registrazione fedele, la trasposizione immediata di quanto accade e di tutto ciò che vi è collegato. Il presente starà insieme al passato, il vicino al lontano, le persone alle cose, l’individuo alla società, la vita alla morte, la materia allo spirito, l’uomo a Dio, il ricordo al sogno, la speranza alla disperazione, la fantasia alla coscienza: ognuno, ogni cosa avrà la sua voce. Un universo intero, vecchio e nuovo, dirà di sé e nei modi propri di ogni suo elemento o aspetto. Vera, autentica crederà di riuscire così la Morrison anche se alternerà, intreccerà nell’opera temi, toni, livelli diversi, opposti, che a volte renderanno difficile la lettura. Sarà un procedimento per immagini veloci, rapide e soprattutto continue. Queste si rincorreranno senza sosta e faranno della narrazione uno spettacolo infinito. Una forma, un’espressione libera usata dalla scrittrice per ottenere le testimonianze che rendano possibili il recupero, il riconoscimento, l’identificazione di quell’America nera della quale vuole essere la voce. Vuole mostrare che esiste un patrimonio storico, culturale, linguistico, religioso che non può essere annullato, una dimensione umana che ha il diritto di essere riconosciuta ed apprezzata, vuole lottare contro la loro perdita, mostrare le vicissitudini che sono state sul punto di provocarla.

Drammatico, tragico, di miseria, di malattia, di morte è stato il risvolto che la storia dei neri d’America ha assunto ed un’opera letteraria che lo registra fedelmente vale anche come documento, diviene una denuncia: questa la Morrison!


La pagina
- Educazione&Scuola©