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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
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Oltre la storia

di Antonio Stanca

 

Ancora una ristampa ad opera della Casa Editrice E/O di Roma nella serie Tascabili che in questo periodo sta promuovendo. Si tratta del romanzo dello scrittore e giornalista libanese Sélim Nassib, L’amante palestinese. La versione originale risale al 2004, la traduzione è di Gaia Panfili. Nassib è nato a Beirut nel 1946, dal 1969 vive a Parigi ed è stato corrispondente dal Medio Oriente per il quotidiano francese “Libération”. Altre sue opere note sono il romanzo Ti ho amata per la tua voce, nel quale ricostruisce la vita della cantante araba Umm Kalthum, e la raccolta di racconti Una sera qualsiasi a Beirut. Maniera ricorrente nella narrativa del Nassib, che già si distingue per il suo linguaggio rapido, essenziale, è quella di muovere da una particolare circostanza storica, da un avvenimento specifico dei suoi luoghi d’origine o altri del Medio Oriente e cercare un significato più esteso, tendere ad una dimensione superiore. La vita, la realtà che Nassib rappresenta servono a fargli ricavare un messaggio che va oltre i loro confini, un collegamento con quella sfera ideale mai smessa nella storia dell’uomo. Così ne L’amante palestinese dove la difficile storia d’amore tra la popolana ebrea Golda, bellissima e sensuale, e l’aristocratico palestinese Albert, ricco e colto, vorrebbe mostrare che la forza dei sentimenti, l’attrazione dei corpi, sono sempre capaci di annullare ogni distanza e differenza, vincere ogni ostacolo, sfidare ogni pericolo. La loro vicenda si colloca agli inizi del ‘900 quando in una Palestina che ancora si trovava sotto il protettorato inglese avvenivano continui, sanguinosi scontri tra ebrei ed arabi. Gli inglesi non riuscivano ad evitarli, a contenerli né riuscivano ad essere sempre neutrali come la situazione richiedeva. Si viveva in uno stato di perenne tensione, sempre e ovunque ci poteva essere motivo per uno scontro con morti e feriti. Gli ebrei volevano uno stato proprio dove potersi stabilire in modo definitivo e porre fine alla vita errabonda e alle angherie che per secoli avevano subito nei paesi dove si erano rifugiati. Questo avverrà nel 1948 quando sarà proclamato lo stato di Israele per intercessione dell’ONU e quando gli inglesi avranno finito col loro mandato in Palestina. Prima del 1948, però, ai tempi del romanzo, si trattava per gli ebrei solo di una vaga aspirazione ed era ostacolata anche crudelmente dai palestinesi che non concepivano la creazione di uno stato all’interno di un altro e non tolleravano il massiccio rientro di ebrei in  terra palestinese che tale aspirazione aveva suscitato.

Su questo sfondo si svolge la storia di Golda ed Albert. Lei, pur sposata e con figli, è un’attivista del movimento sionista che sostiene anche militarmente la formazione di uno stato per gli ebrei. È a contatto con capi militari, con politici influenti, con associazioni, prende parte a riunioni, a manifestazioni, si muove, corre, unisce, separa, agisce. Non completa, tuttavia, si sente, non soddisfatta della sua attività né della sua famiglia e questo la farà cadere tra le braccia di Albert che, pur conducendo una vita diversa, è anche lui insoddisfatto, scontento. Ognuno crederà di completarsi con l’altro. Si sentiranno subito attratti, saranno i loro corpi a volersi per primi, poi le loro anime e nessuno distinguerà tra senso e spirito, nessuno si accorgerà di appartenere ad ambienti, a situazioni diverse, di avere una propria famiglia e soprattutto di essere nemico dell’altro. Che abbiano avuto una diversa formazione, che entrambi siano sposati e con figli, che lei sia ebrea e lui palestinese, che tra i loro popoli vi sia un odio, un’avversione tale da provocare continue azioni di violenza, da farli stare sempre in guerra, non tratterrà i due amanti, non ridurrà, non guasterà la condizione di felicità che hanno scoperto stando insieme. «Entrambi hanno rinunciato a parlare di politica. Si incontrano appena possono, nottetempo, in segreto, senza farsi domande. Hanno rinunciato alle parole…L’attrazione che provano l’uno nei confronti dell’altra è quasi morbosa…Non c’è nessun altro noi all’infuori di noi». Questa felicità finirà ma dopo aver mostrato che la loro era la vera vita poiché libera da vincoli, obbediente solo ai bisogni di anime che erano diverse dalla realtà, che volevano superarla. L’arte raggiunge Nassib muovendo dalla storia poiché scopre in questa quello spirito, quell’idea che la trascendono. I luoghi, le vicende, i personaggi sono per lo scrittore gli elementi necessari per una simile trasposizione, per provare che insieme a quella reale esiste una dimensione ideale, che ad essa si può approdare senza grandi sforzi ma solo obbedendo a sé stessi, solo ascoltando le voci che provengono da dentro.


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