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Scrittori d’Italia

di Antonio Stanca

Da Editori Laterza è stato recentemente pubblicato il breve saggio “Pier Tondelli e la generazione” del professore-scrittore Enrico Palandri. Questi, quarantanovenne, vive tra Londra e Venezia, dove è nato, ed insegna, da docente universitario, in entrambe le città. E’ autore di romanzi, racconti e saggi ed ora, in questo libro, ha voluto soffermarsi sulla figura del suo coetaneo, anche lui scrittore e saggista, Pier Vittorio Tondelli, nato a Correggio, Reggio Emilia, nel 1955 e scomparso prematuramente nel 1991. Ha voluto ricordarlo partendo da un loro incontro avvenuto nel 1980 a Carpi, poco distante da Correggio, e svoltosi nella Biblioteca comunale alla presenza del pubblico senza che tra i due si giungesse a dei giudizi condivisi da entrambi riguardo  sia alla propria attività sia a quella di altri autori del loro tempo. La serata di Carpi, tuttavia, è solo la circostanza dalla quale il Palandri muove per ripercorrere il periodo che in Italia va dalla fine della seconda guerra mondiale ai nostri giorni e dire di quanto è avvenuto in ambito culturale e soprattutto letterario. Anche la nostra storia di quegli anni rientra nella trattazione del saggista e con essa gli usi, i costumi, i gusti, le mode, le tendenze politiche, la vita del popolo italiano nelle sue fasce e condizioni diverse, nella provincia e nei centri.

Lo stile è rapido, essenziale, immediato, discorsivo, spesso audace negli accostamenti, confronti o giudizi e, tuttavia, sempre vicino a chi legge, sempre coinvolgente. Quello di Carpi è il motivo che apre il saggio e che ricorre a varia distanza, è l’occasione cercata dal Palandri per dire di Tondelli ma anche di sé, della loro origine   e formazione, del loro diverso modo di essere scrittori, della loro difficoltà a ritrovarsi vicini nonostante lo fossero stati agli inizi.  

Il merito principale del Palandri consiste, però, nell’aver ripreso, tramite le vicende occorse al Tondelli in famiglia, a scuola, nell’editoria, nella scrittura, un preciso periodo storico e culturale della nostra nazione, nell’essere riuscito, pur in uno spazio contenuto, a comporre un quadro completo, totale soprattutto degli scrittori che dagli anni ’50 ad oggi si sono succeduti in Italia e ad offrire al loro riguardo notizie, documenti finora sconosciuti perché noti soltanto a chi ha vissuto i tempi e frequentato gli uomini dei quali sta parlando. La “generazione” di Tondelli è la sua generazione, quella che si è vista privata di ogni riferimento, di ogni indicazione utile per chi volesse scrivere, per chi sentisse di poterlo fare, quella che è rimasta sospesa tra quanto, nell’opera, attribuire ad un’esteriorità divenuta così varia e incalcolabile come quella dei nostri giorni e la propria interiorità che vorrebbe rimanere unica ed inalterabile, quella che non è riuscita a chiarirsi il modo per essere artista oggi,    conservarsi tale anche nelle circostanze che la vita richiede e che sono tantissime, inevitabili e generalmente diverse, opposte ad una sensibilità d’autore.

Dire di tanta storia, di tanta cultura, di tanti autori, di tante opere, di tanti problemi ed   

in maniera così sentita e partecipe da far assumere alla scrittura il tono di una rivelazione, di una confidenza, era possibile solo a chi ha visto quello che sta scrivendo ed anche per questo non è riuscito a fare dell’opera una “storia” ma solo un “racconto”.


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