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Passato finito
(Osserva Biagi)

di Antonio Stanca

“E’ davvero  triste”: così conclude, il noto giornalista e scrittore Enzo Biagi, una delle sue più recenti note comparsa nella rubrica “Annali” del settimanale “L’espresso”. Lo dice riferendosi al caso di una signora veneziana che ha venduto “per qualche migliaio di dollari” l’intera corrispondenza tenuta, da signorina, con lo scrittore americano Ernest Hemingway. Tra i due, d’età diversa al momento dell’incontro, c’era stato un rapporto di stima ed affetto e lo scrittore, rientrato in patria, aveva continuato ad inviarle lettere nelle quali non cessava di ricordare le emozioni, i sentimenti che gli erano derivati da quella conoscenza.

In seguito quelle lettere sono state da lei vendute. “E’ davvero triste”, osserva il Biagi,  pensare che così poco valgano, ai nostri tempi, i ricordi e quanto di sentimentale, di spirituale ad essi è legato, che si sia giunti al punto in cui il vantaggio materiale, immediato conti più d’ogni altra cosa, abbia annullato qualsiasi altro valore.

Nella stessa nota egli cita altri episodi: scomparsa la famosa “signora dell’alta moda” Biki, i suoi gioielli sono stati messi all’asta dagli eredi; morta Jacqueline Bouvier vedova del presidente americano John Kennedy e poi dell’armatore greco Aristotelis Onassis, i figli hanno venduto tutto ciò che le apparteneva e che le era provenuto dai due matrimoni; anche dopo la morte della Callas avvenne la stessa cosa ad opera degli eredi, dice ancora il Biagi. E’ un senso di rammarico a muoverlo in tali osservazioni, è l’amarezza di chi vede annullata, finita una delle tante fedi che gli sono appartenute, che lo hanno formato, quella nel valore del passato, specie se glorioso, e del ricordo di esso, della sua funzione pur a distanza di tempo e luogo. Eppure Biagi, in altri momenti della sua scrittura, s’era mostrato più tollerante di fronte ad alcuni aspetti della modernità, aveva fatto pensare di sentirsi inserito in essa anche se a suo modo. Vederlo esprimere tali opinioni significa che la sua formazione non smette di operare in lui, che pur capendo il presente non rinuncia ad accusare i guasti, i problemi, i pericoli che contiene e che ne hanno fatto un’epoca tra le più denigratorie dei valori veri, autentici dell’uomo, dei suoi ideali.

In tale posizione non è solo ché certi autori, come lui della vecchia guardia, gli sono vicini ma questo non basta a modificare la situazione. Se per i figli non vale la memoria della madre né quella di un padre che ha determinato, per un certo periodo, le sorti di un popolo se non del mondo, non è solo tristezza quella che prova chi vi assiste ma una sensazione di dramma. E’ drammatico ammettere che un’epoca è finita e per sempre, che i beni della materia, i vantaggi concreti, i piaceri del corpo rappresentano ormai le nuove aspirazioni, il costume diffuso e tanto da non conoscere limiti d’ambiente o persona. Ovunque e presso chiunque, si tratti dell’Italia, dell’Europa o dell’America, di gente comune o intellettuali, politici o professionisti, dirigenti o lavoratori, si perseguono ormai soltanto profitti sicuri, immediati, si vuole apparire capaci di essi, si vive di forma, di presente. Non solo il passato ma anche il futuro ha smesso di rappresentare un richiamo. Le recenti Olimpiadi in Grecia hanno dimostrato che nemmeno il mondo dello sport è riuscito a sfuggire alla moda dell’apparire, stavolta nel corpo, del mostrarsi indipendentemente dai risultati. Vale più quanto si ha di quanto si è, più la forma del contenuto.

In un contesto simile grossi sono i problemi per coloro che non riescono ad adeguarsi e tra questi non ci sono solo Biagi ed alcuni altri autori. Anche una fascia dell’opinione pubblica è giunta ormai a dubitare di quanto la realtà richiede e, tuttavia, non sa né può risolvere il problema.


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