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Popper, sulle tracce dell’uomo

di Antonio Stanca

La scomparsa di Karl Popper, avvenuta alcuni anni fa quando il filosofo era più che novantenne,  ha suscitato  sgomento presso gli ambienti culturali di ogni parte del mondo ed ha invitato a soffermarsi sul significato della  sua opera e sull’importanza che essa ha avuto nel contesto del pensiero moderno e contemporaneo.

Ebreo-austriaco, trasferitosi dall’Austria in Nuova Zelanda e poi quasi definitivamente in Inghilterra, Popper è conosciuto come il filosofo delle libertà, il neo-conservatore, l'individualista metodologico, il falsificazionista, l'antistoricista ma nessuna di queste definizioni esaurisce completamente l'ampia portata del suo pensiero ed esse rappresentano soltanto alcuni degli aspetti assunti all'esterno da un'interiorità in continuo movimento e sviluppo, sono le forme diverse di un contenuto unico e derivano dalle diverse direzioni, arte, scienza, storia, società, politica, alle quali esso si è rivolto ed applicato. Per Popper questo contenuto è consistito nella tendenza a riscoprire e rivalutare l'uomo e nella fiducia verso le sue molteplici potenzialità ovunque siano dirette. Si tratta di una proposta importante perché avvenuta in un momento come quello moderno quando ogni manifestazione umana, comprese quelle da sempre ritenute le più libere ed autentiche, risulta ormai determinata o almeno influenzata da sistemi e principi di vita e  pensiero definitisi in seguito allo sviluppo ed affermazione della scienza e della tecnica nonchè alla formazione di un ambiente sociale avvenuta a loro immagine. Di fronte ad un'umanità ormai diretta dall'esterno e come prestabilita  nei suoi destini, Popper ha parlato dell'uomo quale espressione ancora libera o capace di liberarsi dai vincoli di ogni teoria o programma e  darsi una propria vita e  propri fini; di fronte ad una società e  storia  concepite dallo storicismo, dal marxismo e da altre dottrine totalitarie come meccanismi alternantisi in diverse fasi e possibili d’essere previsti e guidati poiché obbedienti a ragioni ad essi esterne, Popper ha avanzato l'idea di una "società aperta" ("La società aperta e i suoi nemici", "Miserie dello storicismo") a scambi, modifiche e sviluppi imprevedibili perché legati all'uomo, alle sue ragioni e capacità di rinnovamento e crescita; di fronte ad una scienza sicura di sé e delle sue conquiste, ha mosso dubbi ("Congetture e confutazioni") convinto che ogni processo, compreso quello scientifico, può avvenire solo tra affermazioni e negazioni come la vita dell'uomo, che quello della fallibilità deve essere il metodo col quale procedere per dare razionalità alla scienza ("La logica della ricerca scientifica") e che questa consiste in un procedimento logico e regolare nel quale si accumulano verità e falsità prima dell’acquisizione finale; di fronte ai teorici dello "Stato", della "società", del "popolo", della "Chiesa", della "classe sociale", della "nazione", della "guerra", della "rivoluzione"  come entità astratte e divise dall'uomo, Popper ha sostenuto, in uno degli ultimi scritti, che esistono prima gli individui e poi la società da loro voluta; di fronte ad ogni soluzione definitiva ed astratta, tipica del nostro momento storico e della sua cultura, il filosofo ha propugnato la continua, infinita possibilità umana di ricercare, risolvere e progredire a proprio modo ("La ricerca non ha fine"), ha rifiutato ogni determinismo, ogni condizionamento, compreso quello televisivo ("Cattiva maestra televisione"), perché ha creduto nell’uomo libero di costruire se stesso, la propria vita ed ambiente.

C'è in Popper una tensione continuamente rivolta a sottrarre l'uomo a tutto ciò che da tempo incombeva su di lui e che  sembrava diventato assoluto e definitivo. Tale liberazione sarà possibile solo a condizione che l'individuo ritrovi le sue ragioni di vivere ed agire ed abbia fede nelle proprie capacità materiali,  morali,  intellettuali ed altre. Quello di Popper è un uomo restituito a se stesso, alla sua ragione e logica, un uomo che vuole "conservare" la sua umanità perché solo così può essere libero. Non si tratta di un ipotetico ritorno alle origini, anche se il pericolo dell'utopia tanto condannato da Popper non è completamente schivato dalla sua filosofia, ma  soprattutto della volontà di riportare la vita, la società, il mondo ad immagine e misura d'uomo, di ricondurre l’umanità sulla terra  trasformandola da vittima a protagonista della storia, di far valere in questa e fuori di questa la ragione umana. Per Popper, infatti, c'è anche una "razionalità storica" sempre identica in ogni epoca dalla più antica alla più moderna.

 Che una simile rivendicazione dei valori e diritti umani sia avvenuta in ambito filosofico è un evento di notevole importanza giacché la filosofia come la vita è di tutti e per tutti nel senso che le sue acquisizioni vanno estese ad ognuna delle attività dell’uomo.  In filosofia  la concezione di un’umanità libera e liberatrice, la valorizzazione delle ragioni dell’uomo di fronte alla vita, alla storia e ad ogni altro fenomeno, divengono una dottrina alla quale, nonostante il rischio di riuscire teorica, non possono essere negate un’obiettività e concretezza tali da  permetterle un’effettiva applicazione  e realizzazione. Ed anche se queste non dovessero verificarsi quella dottrina varrebbe  come espressione di un bisogno reale, concreto perché proprio dell'uomo e impossibile da eliminare o reprimere.

"Viene prima l'uomo e poi la vita", ha detto Popper in un momento in cui tutto lasciava pensare il contrario e per questo la sua può essere considerata una vera e propria rivoluzione nell'ambito del pensiero moderno.

Naturalmente come di fronte ad ogni fenomeno nuovo e sorprendente anche nei suoi riguardi non sono mancate  contestazioni e  polemiche quali quelle mosse  dai pensatori Thomas Kuhn, Paul Feyerabend e Michel Foucault, contrari i primi al concetto di scienza come processo cumulativo e razionale, l'altro    al concetto di razionalità storica.

Va riconosciuto, tuttavia, che ai giorni nostri tanti eventi culturali ed artistici, tanti fenomeni di costume, d'ambiente privato e pubblico, tante manifestazioni hanno fatto sì che si cominciasse a parlare di un movimento neo-umanistico, di una cultura  volta a recuperare quanto la storia ha sottratto all'autenticità e libertà dell'uomo. Di tale movimento, di tale cultura Popper è stato indubbiamente uno dei principali precursori e questo dimostra come il tempo abbia dato ragione a chi per primo ha pensato alla possibilità di una svolta, come una concezione filosofica possa diventare elemento, aspetto di vita reale quando da questa non è lontana. 


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