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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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La fine dei sogni

di Antonio Stanca

Nato nel 1940 a Candem, South Caroline, ed ora residente a Madison, Wisconsin, l’americano Sam Savage è divenuto scrittore noto a sessantasei anni, nel 2006, quando pubblicò il suo primo romanzo, “Firmino”, che riportò molti riconoscimenti e divenne un caso letterario. Prima di allora Savage aveva insegnato Filosofia e svolto vari mestieri ma dopo ha continuato a scrivere e l’anno scorso è comparso il suo secondo romanzo, “Il lamento del bradipo”. Anche in Italia questo è stato pubblicato nel 2009 per conto della casa editrice Einaudi e con la traduzione di Monica Pareschi. Come allora il “topo colto” Firmino aveva assistito ad un mondo dove annegavano tutti i valori che lui aveva “ingerito” tra la libreria, il cinema e la casa di uno scrittore così ora lo scrittore Andrew Wittaker , editore della rivista letteraria “Bolle”, a causa del fallimento di questa e dei creditori che lo perseguitano vede finire ogni sua aspirazione di carattere letterario, artistico, si scopre sempre più ridotto ad una condizione d’immobilità non solo mentale ma anche fisica, giunge a non volere né potere alcuna cosa, a sentirsi simile alla lentissima scimmia di nome bradipo che dopo una breve vita trascorsa nella pigrizia diviene immobile e muore.

Andrew, però, ha cercato di salvarsi dalla fine o almeno si è illuso di poterlo fare. Si è rivolto, ha scritto lettere a parenti, amici, semplici conoscenti perché lo aiutassero a risolvere la crisi economica nella quale era finito. Ha creduto che sarebbero venuti tempi migliori per la sua attività di editore e, di conseguenza, per quella di scrittore. Non ha mai rinunciato alle proprie convinzioni letterarie per accettare le mode che  si susseguivano. Anche da qui era derivata la grave condizione che attraversava: era rimasto isolato, la rivista era in crisi, la moglie lo aveva abbandonato, la casa era sul punto di crollare, nel romanzo che stava scrivendo non era andato oltre l’inizio. A questo punto ha un’ultima idea, raccogliere quelle lettere inviate a tante persone, aspiranti autori, vecchi amici, inquilini morosi, signore strane, la ex moglie, la madre, mettere insieme ad esse ogni altro suo scritto, brani di racconti, del romanzo, parti del diario, elenchi per la spesa, e farne un epistolario anche se molto strano non essendo  composto da sole lettere.

Questo è “Il lamento del bradipo”, un epistolario particolare tramite il quale Savage di nuovo mostra le sue qualità di abile narratore e le capacità della sua fervida immaginazione. E’ un’invenzione continua quest’opera ma è anche il modo originalissimo usato dall’autore per rappresentare quanto è avvenuto nell’America di questi anni in ambito privato, pubblico, sociale, politico, economico e soprattutto culturale ed artistico. In ogni suo aspetto l’America attuale è percorsa dal Savage del libro poiché diverse sono le persone alle quali egli immagina di rivolgersi, le risposte che ottiene, le circostanze, le situazioni che presenta, e diversi sono i temi ed i problemi che emergono. Per dire di tanto in un solo romanzo c’era bisogno di essere veloci, di non soffermarsi ovunque e quello di un epistolario inventato è sembrato il modo migliore per farlo insieme all’altro di riuscire spesso ironici, divertenti e, quindi, facili per il lettore. Nel romanzo Savage è stato scrittore di rilievo ed umorista raffinato, non ha rinunciato ai suoi principi, alle sue idee ma vi ha fatto entrare anche quella realtà che le ostacola fino ad annullarle. Ha lottato molto prima di arrendersi ad essa, ha creduto sempre che avrebbe salvato la sua scrittura, la sua arte dal pericolo dei tempi, ha sognato ma poi è stato costretto a quel “lamento del bradipo” che come per l’animale anche per lui annuncia la fine. 


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