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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
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Donne d’America

di Antonio Stanca

Alix Kates Shulman è un’americana di origine ebrea, ha settantasei anni, ha insegnato nella New York University, vive tra New York e il Maine, ha scritto quattro romanzi, libri di memorie, libri per bambini e molti saggi  circa il femminismo.

Ora Einaudi, Stile Libero, ha ristampato il suo primo, ampio romanzo “Memorie di una reginetta di provincia”, quello che, comparso nel 1972, rese nota una Shulman allora alle prese con racconti per l’infanzia e saggi impegnati nella rivoluzione femminile della quale si discuteva molto. Segnali di questa si erano avuti in precedenza, come nota Valeria Gennero nella postfazione dell’ attuale edizione delle “Memorie”,  ma erano rimasti limitati ad opere letterarie ed ai loro autori, ai casi che entrambi avevano rappresentato, mentre negli anni ’60 gli Stati Uniti assistono alla formazione del Movimento per la liberazione della donna, alla sua incidenza in campo sociale, ai suoi riflessi presso i mezzi di comunicazione. La Shulman, in quegli anni, partecipa attivamente alle manifestazioni impegnate in tal senso, contribuisce di persona alla definizione dei caratteri e delle richieste del Movimento e giunta a trentasei anni, dopo altre minori esperienze di scrittura, decide di fissare il fenomeno in un’opera narrativa, in un romanzo. Nascerà, così, nel 1972 “Memorie di una reginetta di provincia” che, insieme a “Paura di volare” dell’altra americana Erica Jong uscito l’anno seguente, costituiranno due eventi capitali nel processo compiuto dagli Stati Uniti per la liberazione delle donne da vincoli che duravano da secoli e che le avevano relegate ad una condizione di subordinazione rispetto all’uomo, all’ambiente, ridotte a semplici presenze, private di ogni possibilità di decisione ed azione in ambito non solo pubblico ma anche privato.

La Shulman, nel 1972, viveva una situazione difficile col marito ed i figli, ed anche questo la muoverà a scrivere il romanzo. Molti aspetti della sua vita si riscontrano, infatti, in esso, molte cose di sé, le origini ebraiche, la sua adolescenza, la sua formazione di ragazza di provincia carica di sogni, il suo primo matrimonio, possono essere ritrovate nella protagonista Sasha Davis, ma l’aspetto che più d’ogni altro unisce le due figure consiste in uno stato d’incertezza, in una condizione sospesa tra volontà e rifiuto che durerà fino alla fine.

La Davis è una delle prime interpreti della nuova maniera d’intendere la vita per una donna, di un bisogno che da tempo serpeggiava presso le donne americane, è tra le prime protagoniste  che parla di atti sessuali, di indumenti femminili intimi, del corpo della donna, delle parti di esso, di bisogni sessuali, di come soddisfarli e, tuttavia, si mostra sempre attraversata da ripensamenti, sempre pronta a ricredersi e, se necessario, a pentirsi, a considerare migliore un’altra, diversa situazione. La sua capacità d’interrompere il rapporto con un uomo ed iniziare un altro, la sua volontà di muoversi a piacimento, di liberarsi dagli ostacoli, di seguire i propri bisogni, non la completano del tutto, non la fanno sentire totalmente realizzata. Sia prima che dopo una nuova esperienza, non solo sessuale, si mostrerà perplessa, confusa, dibattuta tra pensieri diversi, mai unicamente convinta di quanto ha fatto oppure ha intenzione di fare.

Questo il segno migliore che la rivoluzione femminile e con essa quella sessuale sono  agli inizi, che l’autrice della Davis per un’opera simile ha avuto bisogno di molto coraggio e come ogni autrice rivoluzionaria non poteva non essere assalita da dubbi, ripensamenti, non mostrare, attraverso la sua eroina, quanto fosse complicato cambiare un rapporto così vecchio, trasformare un mondo che, in tal senso, era ancora primitivo. Ha reso, quindi, la Shulman nel modo migliore quanto stava succedendo nel suo paese in quegli anni, ha offerto una rappresentazione di vita americana quanto mai autentica e tali contenuti ha espresso in una forma così chiara e scorrevole da provare come le sue doti narrative, l’abilità nel costruire un’opera tanto vasta, nello svolgerla, nel preparare tanti sviluppi e passaggi, nel non scadere mai di tono, siano quelle dei veri narratori.


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