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Una complicata semplicità

di Antonio Stanca

Simona Vinci, a trentasei anni, è alla sua quinta prova narrativa, il racconto lungo “Stanza 411”, edito da Einaudi. La scrittrice, che vive nella provincia bolognese, ha esordito nel 1997 col romanzo “Dei bambini non si sa niente” e da allora ha continuato con racconti ed un altro romanzo “Come prima delle madri” del 2003.  Ovunque, nella sua produzione, si mostra interessata alla vita che avviene dietro le apparenze, alle azioni, pensieri, sentimenti che generalmente rimangono nascosti, limitati alla sfera del privato, dell’intimo. Le sue narrazioni costituiscono una scoperta continua, un’interminabile rivelazione di ciò che mai si saprebbe anche perché di persone comuni, di vita quotidiana. Tramite la Vinci situazioni, condizioni semplici acquistano una voce, si pongono all’attenzione, assumono un valore. E’ un recupero, una rivalutazione quella operata dalla scrittrice di verità sconosciute, di significati segreti. La sua indagine va dal mondo dell’infanzia a quello degli adulti, comprende qualunque condizione umana e ne diviene rivelatrice. Anche nella normalità della vita, anche nella sua dimensione più semplice la Vinci scopre aspetti, elementi, momenti da cogliere.

Così in “Stanza 411” mentre si dice di una relazione tra un uomo ed una donna si sa pure degli infiniti, interminabili pensieri che attraversano la mente di lei, di ciò che  avviene in lei senza che niente si veda o si sappia nemmeno dal suo compagno. Entrambi sono reduci da un rapporto finito, entrambi cercano di risolvere vecchi problemi. Provengono da luoghi diversi e s’incontrano nella stanza numero 411 dell’Albergo Nazionale di Roma. Lei crede di più in questo rapporto, è convinta di poter offrire a lui non solo il proprio corpo, di essere capace di amare. E’ soprattutto di lei, della sua vita, dei suoi luoghi, ricordi, pensieri, sogni che si sa leggendo ché la presenza dell’uomo risulta ridotta, episodica. Quanto di più segreto avviene nella mente di una donna che vuole da tempo dare ordine alla sua vita e crede finalmente di poterlo fare, la Vinci mostra in questo libro. E’ un processo che non si arresta, avanza pur tra negazioni, contraddizioni, non ha bisogno di essere stimolato dall’esterno dal momento che ha sempre di che pensare, supporre,immaginare, ricordare, prevedere, sperare. Anche l’espressione svelta, rapida, che procede per enunciati, annulla il discorso diretto, si scompone  in tantissimi brani che possono avere diverso contenuto pur a breve distanza, nella stessa pagina, rende in maniera efficace il movimento nei temi, i suoi improvvisi passaggi e fa della protagonista un altro esempio dei personaggi della Vinci, semplici e pur complessi.


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