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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Scrittura come preghiera

di Antonio Stanca

Nata a Okayama nel 1962, laureata a Tokyo in Arte e Letteratura, la giapponese Yoko Ogawa è autrice di romanzi, racconti e saggi. Ha cominciato a scrivere giovanissima e nel 1990, a ventotto anni, ha vinto il prestigioso premio letterario Akutagawa con il romanzo “Diario di una gravidanza”, molto letto in Giappone. Anche in Europa, Stati Uniti e Cina le sue opere sono conosciute e la Ogawa è considerata una delle maggiori scrittrici giapponesi contemporanee. Particolari fin dall’inizio sono stati i contenuti e lo stile della Ogawa. Non vere e proprie vicende contengono le sue narrazioni ma problemi psicologici ed i pensieri, i sentimenti di chi li vive. Questi si sviluppano senza sosta, si estendono all’infinito, si riducono, si annullano, finiscono, ricominciano. Soprattutto interiori sono, quindi, i motivi della sua scrittura, soprattutto dell’anima dice la scrittrice e solo di situazioni che all’anima tendono, conducono.

Così avviene pure nei due racconti ora pubblicati da Adelphi col titolo “Una perfetta stanza di ospedale” e comparsi, nella versione originale, nel 1989. La traduzione è stata fatta da Massimiliano Matteri e Matake Yumiko e mentre il titolo del primo racconto è anche quello dell’opera, il secondo s’intitola “Quando la farfalla si sbriciolò”.

In entrambi viene presentata una giovane donna alle prese con la malattia di un congiunto, il fratello minore per una, la nonna paterna per l’altra. Le due sono reduci da situazioni famigliari difficili, sono rimaste escluse dal rapporto con i genitori a causa di gravi problemi sorti tra loro, sono vissute  isolate ed ora si trovano la prima in una “stanza di ospedale” ad assistere il fratello morente poiché gravemente malato di anemia, la seconda nella casa della vecchia nonna che ormai ha perso la ragione ed ha bisogno di assistenza anche quando viene ricoverata in un ospizio. Una sorella ed una nipote, una di fronte alla morte, l’altra di fronte alla pazzia. Questo le muove a pensare, lo fanno in maniera incessante ed entrambe giungono a rifiutare l’esterno, la vita di tutti poiché guastata dalla malattia, dalla morte e da altri pericoli, entrambe scelgono la solitudine, il silenzio della propria anima. Vorranno soltanto il loro mondo interiore, verso di esso si sentiranno spinte dal difficile confronto che hanno sostenuto con gli altri, dalla pena che attualmente soffrono.

Il motivo della donna adolescente, giovane, divenuta vittima di una complicata situazione famigliare, è ricorrente nelle opere della Ogawa. In molte di esse succede che una ragazza si trovi a vivere quanto sta avvenendo in lei, i problemi, i dubbi, le aspirazioni della sua età, ed una contingenza esterna, la complessità del suo sentire ed una necessità sopraggiunta. Ogni volta si verificheranno circostanze così intricate  da farle pensare di evadere in un mondo di purezza, bellezza, candore. Di fronte al male della vita, della storia le giovani donne della Ogawa si ritrarranno fino a nutrire pensieri e sentimenti liberi da ogni impurità. Mostrarle in questa condizione dello spirito, creare queste atmosfere, produrre una scrittura che sia la loro interprete immediata, autentica, è il merito maggiore della Ogawa. Come i pensieri delle protagoniste le parole della scrittrice, le sue frasi continuamente brevi si sollevano dalla materia, acquistano la leggerezza dell’immagine, assumono la semplicità della preghiera, dimostrano che quei pensieri sono anche i suoi.


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