Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo

Ricerca

 

Zanzotto: per una poesia nuova
(Come continuare ad essere)

di Antonio Stanca

 

"Le poesie e prose scelte" è il titolo di uno degli ultimi "Meridiani" che la Mondadori ha dedicato al settantanovenne poeta trevisano Andrea Zanzotto. L’evento ha suscitato una particolare impressione perché si tratta di un esempio passato di attività artistica apparso in un momento di crisi dell’arte, calato, cioè, in un contesto quale il contemporaneo percorso ormai da tanti e tali interessi e linguaggi da aver limitato quelli artistici e confuso o disperso i loro valori spirituali ed ideali. La pubblicazione ha assunto, quindi il significato di un richiamo ai veri principi della produzione artistica, alla loro unicità e autenticità. Se poi si pensa che Zanzotto è ancora vivo, che la sua attività è giunta fino a tempi recenti, ci si accorge che tale crisi di valori è avvenuta in sua presenza e gli ha comportato notevoli problemi come dimostrano tanta sua poesia e le poche prose che di essa spesso sono il completamento.

Partito, nella prima raccolta di versi ("Dietro il paesaggio", 1951), da un’espressione poetica di tipo elegiaco che risente della lezione ermetica e si diffonde nella pacata e suggestiva rappresentazione del paesaggio veneto e dei pensieri e sentimenti che gli suscita, Zanzotto approderà subito dopo ("Vocativo", "IX Ecloghe") ad una poesia impegnata nel confronto con l’incalzante realtà industriale e consumistica e nell’elaborazione di uno stile maggiormente articolato e complesso. Ancora in seguito ("La beltà") raggiungerà esiti artistici tra i maggiori della poesia italiana del Novecento facendo di quel confronto una lotta tra gli elementi materiali dell’ormai invadente modernità e quelli morali dell’arte, deprecando il senso di relatività assunto da ogni manifestazione umana compresa l’artistica. Di fronte all’assalto dei tempi, tuttavia, il poeta non mostrerà di arrendersi ma cercherà sempre una propria possibilità di comunicazione, continuerà a credere nell’arte, nella sua funzione interiore, ideale ed a proporla come un modo concesso all’uomo per essere se stesso. Sarà questo l’impegno delle raccolte successive e più recenti: "Gli sguardi i fatti e senhal", "Pasque", "Filò", "Il Galateo in bosco", "Fosfeni". In queste il Zanzotto sperimenterà tecniche sempre nuove, sempre più varie, si servirà di linguaggi disusati quali il latino, il provenzale, non ufficiali quali il dialetto veneto, il petel, lingua dei bambini della provincia trevisana, li mescolerà con l’italiano colto, con quello comune, con la lingua dei mass – media fino a creare un vortice linguistico dal quale riuscirà, a volte, difficile risalire ai significati e fini perseguiti. Se, infatti, l’uso di lingue smesse o dialettali si può spiegare con la volontà di dar voce a quegli elementi umani ancora spontanei, immediati, autentici di cui l’autore si sente depositario, non si spiega perché egli crei un flusso linguistico così magmatico, una rappresentazione così mossa da confondere l’esterno con l’interno, la luce col buio, il suono col colore, il bene col male, il passato col presente, il pensiero con l’azione, il corpo con l’anima. Tutto esiste, nella poesia di Zanzotto, e di tutto si dubita: la vita, la realtà sono diventate immense ma anche precarie, hanno assunto tante voci ma è come nella confusione babelica.

A ben osservare, però, è questo intrico di situazioni ed espressioni che il particolare movimento linguistico di Zanzotto vorrebbe riflettere ed è la ricerca di un modo per far emergere in tale marasma di contraddizioni quanto nell’uomo ha continuato ad essere vero ed unico quella che l’autore persegue. Tra infinite voci egli è convinto che ci sia ancora posto per quella dell’anima, tra infiniti uomini per l’uomo. Quella voce è la sua poesia, quell’uomo è il poeta: si sono identificati ma non isolati dagli avvenimenti esterni, hanno accettato di confrontarsi, di lottare con questi per dimostrare come sappiano continuarsi pur in contesti avversi, come quello spirituale sia un aspetto incancellabile dell’umanità. In simile impresa hanno sofferto entrambi ma ne è derivata una conquista importante: il concetto di arte si è evoluto, ha compreso in sé quanto gli era rimasto lontano, il nuovo mondo, la nuova vita, i nuovi problemi.

"ROMA", 12 dicembre 2000


La pagina
- Educazione&Scuola©