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La  “piccola scuola”  di Barbiana

 

Parlando delle piccole scuole  di montagna , come possiamo non parlare della scuola di Barbiana?!Essa rappresenta ancora oggi un metodo  e un ‘idea di scuola che ha lasciato un solco indelebile nella storia dell’educazione.

In questi decenni molti commenti  e iniziative   sono state prese per ricordare  quella piccola scuola;in questa occasione vorremmo  offrire gli spunti per una riflessione che  vada oltre la ricorrenza e il ricordo e che ci aiuti anche a tracciare alcuni possibili segnali di sviluppo

 

I ragazzi di paese

di  Don Lorenzo

Dopo l'istituzione della scuola media a Vicchio arrivarono a Barbiana anche i ragazzi di paese. Tutti bocciati naturalmente. 
Apparentemente il problema della timidezza per loro non esisteva. Ma erano contorti in altre cose. 
Per esempio consideravano il gioco e le vacanze un diritto, la scuola un sacrificio. Non avevano mai sentito dire che a scuola si va per imparare e che andarci è un privilegio. 

Il maestro per loro era dall'altra parte della barricata e conveniva ingannarlo. 
Cercavano perfino di copiare. Gli ci volle del tempo per capire che non c'era registro. 
Anche sul sesso gli stessi sotterfugi. Credevano che bisognasse parlarne di nascosto. Se vedevano un galletto su una gallina si davano le gomitate come se avessero visto un adulterio. 

Comunque sul principio era l'unica materia scolastica che li svegliasse. 
Avevamo un libro di anatomia. Si chiudevano a guardarlo in un cantuccio. 
Due pagine erano tutte consumate. 

Più tardi scoprirono che son belline anche le altre. Poi si accorsero che è bella anche la storia. 
Qualcuno non s'è più fermato. Ora gli interessa tutto. Fa scuola ai più piccini, è diventato come noi. 
Qualcuno invece siete riusciti a ghiacciarlo un'altra volta. 

Delle bambine di paese non ne venne neanche una. Forse era la difficoltà della strada. Forse la mentalità dei genitori. 

Credono che una donna possa vivere anche con un cervello di gallina. I maschi non le chiedono di essere intelligente. 
E' razzismo anche questo. Ma su questo punto non abbiamo nulla da rimproverarvi. Le bambine le stimate più voi che i loro genitori. 

Sandro aveva 15 anni. Alto un metro e settanta, umiliato, adulto. I professori l'avevano giudicato un cretino.

Volevano che ripetesse la prima per la terza volta. 

Gianni aveva 14 anni. Svagato, allergico di natura. I professori l'avevano sentenziato un delinquente. E non avevano tutti i torti, ma non è un motivo per levarselo di torno. 

Né l'uno né l'altro avevano intenzione di ripetere. Erano ridotti a desiderare l'officina. Sono venuti da noi solo perché noi ignoriamo le vostre bocciature e mettiamo ogni ragazzo nella classe giusta per la sua età. 

Si mise Sandro in terza e Gianni in seconda. E' stata la prima soddisfazione scolastica della loro povera vita. 

Sandro se ne ricorderà per sempre. 

Gianni se ne ricorda un giorno sì e uno no. 

La seconda soddisfazione fu di cambiare finalmente programma. 

Voi li volevate tenere fermi alla ricerca della perfezione. Una perfezione che è assurda perchè il ragazzo sente le stesse cose fino alla noia e intanto cresce. Le cose estano le stesse, ma cambia lui. Gli diventano puerili tra le mani. 

Per esempio in prima gli avreste detto riletto per la seconda o terza volta la Piccola Fiammiferaia e la neve che fiocca fiocca fiocca. Invece in seconda ed in terza leggete roba scriba per adulti. 
Gianni non sapeva mettere l'acca al verbo avere. Ma del mondo dei grandi sapeva tante cose. Del lavoro, delle famiglie, della vita del paese. 

Qualche sera andava col babbo alla sezione comunista o alle sedute del Consiglio Comunale. 
Voi coi greci e coi romani gli avete fatto odiare tutta la storia. Noi sull'ultima guerra si teneva quattro ore senza respirare. 

A geografia gli avreste fatto l'Italia per la seconda volta. Avrebbe lasciato la scuola senza aver sentito rammentare tutto il resto del mondo. 

Gli avreste fatto un danno grave. Anche solo per leggere il giornale. 
Sandro in poco tempo s'appasionò a tutto. la mattina seguiva il programma di terza. Intanto prendeva nota delle cose che non sapeva e la sera frugava nei libri di seconda e di prima. A giugno il “cretino”; si presentò alla licenza e vi toccò passarlo. 

Gianni fu più difficile. Dalla vostra scuola era uscito analfabeta e con l'odio per i libri. 
Noi per lui si fecero acrobazie. Si riuscì a fargli amare non dico tutto, ma almeno qualche materia. Ci occorreva solo che lo riempiste di lodi e lo passaste in terza. Ci avremmo pensato noi a fargli amare anche il resto. 

Ma agli esami una professoressa gli disse:- perchè vai a scuola privata? Lo vedi che non ti sai esprimere?
Lo so anch'io che il Gianni non si sa esprimere. 

Battiamoci il petto tutti quanti. Ma prima voi che l'avete buttato fuori di scuola l'anno prima. 
Bella cura la vostra. 

Del resto bisognerebbe intendersi su cosa sia lingua corretta. Le lingue le creano i poveri e poi seguitano a rinnovarle  all'infinito. I ricchi le cristallizzano per poter sfottere chi non parla come loro. O per bocciarlo. 

Voi dite che Pierino del dottore scrive bene. Per forza, parla come voi. 

Appartiene alla ditta. 

Invece la lingua che parla e scrive Gianni è quella del suo babbo. Quando Gianni era piccino chiamava la radio lalla.  E il babbo serio:- Non si dice lalla, si dice aradio. 

Ora, se è possibile, è bene che Gianni impari a dire anche radio. La vostra lingua potrebbe fargli comodo. Ma intanto non potete cacciarlo dalla scuola. 

”Tutti i cittadini sono uguali senza distinzione di lingua”; . L'ha detto la Costituzione pensando a lui. 


(da Lorenzo Milani, Lettera ad una professoressa, LIBRERIA ed. fiorentine, Firenze, pp 16-19 )

 

Lettera ad una professoressa e’ un libro che continua ad esercitare  in chiunque lo legga emozioni, paura, spesso vergogna  , forse perché colpisce la coscienza   di chiunque abbia  avuto a che fare con l’educazione .

Eppure e’ passato tanto tempo dall’epoca dei fatti narrati e molte  cose sono cambiate , allora perché riteniamo questo  libro tanto  attuale  da commuoverci ancora?

Proviamo ad  indicare alcune delle motivazioni che fecero grande  il pensiero di un uomo che dal  suo involontario isolamento trasse la forza di lavorare ed attuare in ogni modo i suoi principi. Si possono trovare nella scuola attuale segni della scuola di quel tipo ?Quali valori sono stati tramandati?

Che cosa ha ancora da insegnarci Barbiana per il futuro?

Perché le pagine di questo libro continuano ad interrogare la nostra  coscienza?

 

Per prima cosa non e’ azzardato affermare che “quella  piccola scuola”   abbia precorso i segni dell’autonomia . Si può ritenere infatti che Barbiana sia stata una scuola autonoma:  aveva una sua identita’, le sue finalità, il suo programma,una sua organizzazione  ;tutti  aspetti tipici  dell’autonomia e della pluralità di scuole

Pensando all’autonomia non si ha in mente   una scuola, ma  tante scuole,

libere di reinventare i percorsi formativi dei suoi «scolari>>

Non la scuola ma le scuole possibili: tante comunità che seguono un proprio progetto influenzato, inserito e integrato in un dato contesto

 

Il secondo aspetto significativo di Barbiana fu il suo carattere di scuola della  cooperazione

Uno degli aspetti più significativi della metodologia di don Milani fu il “mutuo insegnamento”, metodo che  in realtà era già stato  praticato dal tra il 1818 e il 1819; infatti in quegli anni  era nata a Firenze un nuovo tipo di scuola, chiamata "di mutuo insegnamento”

 

Il mutuo insegnamento prevedeva che gli alunni più grandi e preparati venissero coinvolti dal maestro nell'educazione dei più piccoli ed inesperti; non si usavano più pene e castighi e le lezioni si basavano sul metodo della collaborazione. Inoltre i maestri si impegnavano a studiare, a tenersi aggiornati, a confrontare il loro metodo con quello usato in altre città e, addirittura, in altre nazioni. Ben presto le scuole di mutuo insegnamento divennero un modello anche per le tradizionali scuole di quartiere, finché nel 1852 venne emanata una "legge organica degli studi", che riformò un po' tutte le scuole italiane.

Oggi si parla di cooperative learning, metodo che può far risalire le proprie radici al”mutuo insegnamento”, seppur con alcune differenze :  ad esempio  nel metodo cooperativo non c’ è un capo e il lavoro e’ distribuito a tutto il gruppo

C’e’ la convinzione che le esperienze cooperative diano valore alla relazioni e una visione globale del mondo : la consapevolezza che per vivere in questa societa’  tutti i problemi devono essere affrontati in modo cooperativo: infatti si riesce a far sentire meglio la propria voce solo attraverso un’associazione

Barbiana quindi potrebbe essere stata un esempio efficace   della cooperative learning

 

La terza caratteristica di Barbiana fu la flessibilità cioe’ la considerazione che ogni individuo abbia  le sue peculiarità e quindi occorra tener presente la differenza individuale  nell’apprendimento per elaborare un curricolo centrato sull’alunno e non sui contenuti o sul maestro

Conseguentemente il riconoscimento della persona umana come  soggetto del processo di apprendimento

Oggi ci si e’ resi conto che l’insegnamento di strategie rigide e indifferenti si scontra con la varietà di stili di  apprendimento presenti nel gruppo-classe, per cui nasce l’interesse per una didattica metacognitiva, che favorisca una riflessione critica, individuale e collettiva, dei processi stessi di apprendimento (Mariani)

La scuola di Barbiana  senza voti né pagelle, senza premi né castighi, in un'atmosfera di libertà,  con i 'piani di lavoro  individuali ‘aveva formulato un  'progetto di gruppo’ finalizzato  al  successo formativo degli alunni, prefiggendosi  di assicurare a tutti pari opportunità personali e sociali.

Tuttavia nel libro citato viene  anche prospettato  il rischio della personalizzazione, ad esempio quando parla dell’eccessivo interesse verso la ricerca delle proprie vocazioni; si vede quindi nella personalizzazione  un possibile rischio di ripiegamento su se stessi e un’attenzione esclusiva per i propri problemi

 

Infine    come ultimo aspetto e’ da evidenziare il riconoscimento dell’importanza dei mezzi espressivi

  • Impadronirsi degli strumenti espressivi deve essere la prima tappa di un processo educativo anche complesso.
  • “…quello che manca ai poveri e’ il dominio della parola per poter comprendere gli altri, per poter esprimere la ricchezza che le loro menti racchiude”

Da questa premessa si evince che programmi  minuziosamente precisi vanno contro un ‘idea di scuola finalizzata al successo formativo di ciascuno

Quale messaggio dunque?

Una scuola giusta che valorizzi talenti e che con l’impegno di tutti riesca  a far riscattare i propri svantaggi

Una scuola  austera e combattiva dove il tempo viene speso per riflettere e studiare e non per la “ ricreazione” , una scuola  che però chiede sacrifici, operosità , impegno, vitalità

Una scuola creativa che pone la ricerca e l’innovazione come forza propulsiva verso il futuro, nella convinzione che soltanto la scuola potrà elevare  gli interessi dei giovani

 

Verticale che Passione

Maggio 2005


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