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Il ruolo dell’insegnamento della religione nella scuola europea *

di Luciano Corradini

-Il gruppo condivide le relazioni  e le trova pertinenti e utili. Ritiene opportuno partire dall’etica piuttosto che dal diritto comparato fra i diversi paesi presi in considerazione. Intende per etica la riflessione sulla morale, propriamente la filosofia morale, ossia la ricerca sui fondamenti dei giudizi morali, sul bene e sul male, sul dovere e sulla libertà. E la distingue in etica generale, attenta ai problemi di fondazione e di legittimazione, e etica speciale, attenta ai comportamenti, ai vizi e alle virtù.

-La religione ha influito e influisce in vario modo sull’etica, come anche sulle persuasioni, sui sentimenti e sui comportamenti morali dei singoli e di parti consistenti delle società umane. I contenuti di molte etiche possono considerarsi come il deposito lasciato dalle religioni, anche se non sempre se ne ha avvertita coscienza. Accade spesso che i filosofi trovino convergenze sul terreno dell’etica, anche quando partono da premesse metafisiche opposte, di tipo spiritualistico o di tipo materialistico.

-Nella società europea la secolarizzazione e la laicità culturale sono un fatto acquisito, anche se i diversi stati europei hanno diversi modi di concepire la separazione e la cooperazione fra stati e chiese. Per esempio l’Italia ha un concordato accolto nella Costituzione (art.7), accettato di fatto da un’ampia maggioranza e contestato nella sua concreta applicazione da vivaci minoranze; la Francia non ha un concordato, ma una serie di “miniconcordati” che regolano singoli aspetti della vita religiosa, in rapporto alla vita civile.

-Il regime di separazione e di collaborazione riguarda non solo la Chiesa cattolica, ma tutte le comunità religiose presenti nei diversi stati: sicché il terreno del confronto, dello scontro, della negoziazione per ottenere libertà, visibilità, aiuti pubblici  è piuttosto frequentato.

- La pluralità religiosa ha un effetto benefico perché arricchisce la domanda religiosa e pone problemi di confronto, di convivenza, di superamento di concezioni ingenuamente identitarie (cuius regio eius et religio); può però produrre anche effetti negativi. C’è infatti, accanto a un relativismo sano (le nostre religioni sono  continue approssimazioni all’Assoluto e dunque sono relative), anche un relativismo negativo, che si manifesta come indifferenza, disinteresse, soggettivismo assoluto, scetticismo. A volte si assume la “propria” religione come fattore identitario, indipendentemente dalla fede e dall’adesione interiore, per combattere i portatori di religioni diverse. Questa forma di relativismo, di cui è forma anche l’assolutismo strumentale, ha effetti negativi anche sulla morale, in particolare nella scuola pubblica.

-Questa scuola non può né deve ignorare i fatti e i valori religiosi, ma deve affrontarli in termini di conoscenza e di riflessione critica, onesta e non pregiudizialmente ostile o apologetica; non in termini di catechesi volta a produrre consenso, o, peggio, di indottrinamento e di proselitismo.

- Nessuna società e nessuna scuola possono a lungo sopravvivere e migliorare senza un’etica pubblica, ossia senza quei principi, quegli atteggiamenti e quei comportamenti che rendono possibile la convivenza fra presone e gruppi diversi, capaci di accettarsi e di competere, senza distruggersi.

-Si è perciò parlato di “minimo etico necessario”, che va ricercata nella scuola pubblica fra docenti e studenti nelle classi, confrontando ciò che produce la rovina, l’insuccesso e il benessere dei singoli, dei popoli e dell’umanità nel suo complesso.

-Il “minimo etico necessario” è un patrimonio che può e che deve crescere col contributo di tutti, a partire da ciascuno. Il concetto di minimo etico s’incontra perciò con quello dei diritti umani, con quello di capitale sociale, di capitale morale e di capitale spirituale, a cui può dare un valido contributo una religione che non si riduca al folclore, o si corrompa nel fondamentalismo e nel fanatismo. La Costituzione italiana afferma il dovere di ogni cittadino di svolgere “un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.(art.4)

-Ritorna per questa via il concetto classico di bene comune: comune alla famiglia, alle comunità locali, alla scuola, alla nazione, al Continente, alla Terra.

- Si può cominciare ad identificare, nella scuola, quelli che si ritengono i “mali comuni”, come la schiavitù, il razzismo, le mutilazioni femminili, lo sfruttamento, il terrorismo, per identificare, in positivo, il minimo etico comune a diverse persone, religioni, ideologie. Si può cogliere in questo modo il grande valore, per la collettività, degli eroi, dei profeti, dei santi, distinguendoli da chi produce morte, odio, miseria.

-In certi ambienti anche questo minimo etico va inteso come obiettivo da raggiungere con la ricerca, la pazienza, la discussione, piuttosto che come il tranquillo presupposto da cui partire. Sono degni di ammirazione e di solidarietà quei docenti che operano “al fronte”, nella battaglia per la convivenza civile nella scuola.

-Tutte le materie offrono occasioni per lavorare  a costruire un’etica condivisa. Una recente legge italiana impegna tutti i docenti a “educare ai principi fondamentali della convivenza civile”.

- L’insegnamento della religione cattolica, pur non riducendosi a morale sociale, fornisce un punto di vista e un orizzonte senza i quali sarebbe assai impoverita la ricerca di quei valori civili sui quali si tenta di costruire la nuova Europa.

- La scuola pubblica delle nostre società secolarizzate riceve un aiuto efficace da un insegnamento della religione che sia corretto, critico, volto a far comprendere i diversi aspetti delle civiltà umane, soprattutto per ciò che riguarda le questioni del senso della vita e la legittimazione e la critica delle norme e delle istituzioni della vita sociale e politica.

-Si richiede pertanto che le istituzioni pubbliche facilitino nel modo più largo la possibilità per i ragazzi di avere corsi di religione, proposti da insegnanti preparati e capaci di visione interdisciplinare e di collaborazione con gli altri insegnanti.

-Per gli studenti che non vogliono seguire questi corsi, bisogna pensare ad alternative credibili, come l’etica pubblica, una disciplina che studia in particolare i diritti dell’uomo e le costituzioni dei diversi paesi, nella prospettiva della vita concreta degli allievi, delle scuole e della società.

 

 

 

 

*(Sintesi del lavoro di un gruppo, nell’ambito del 51° Convegno del SIESC, sul tema “Le relazioni fra stato, comunità religiose, chiese e scuola in alcuni paesi europei, presentata da Luciano Corradini).

 


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