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Piero Bertolini. Tracce
Riflettendo a qualche mese dalla scomparsa di un Maestro
di Gabriele Boselli

1. La vita e le opere principali

Il 16 settembre 2006 è venuta a mancare la prestigiosa e per molti versi straordinaria figura di Piero Bertolini, nato a Torino nel 1931, fin dagli anni '60 maestro degli studi italiani di fenomenologia dell'educazione.
Formatosi soprattutto sulla lettura di Edmund Husserl, ma con forti interessi per Kierkegaard e Whitehead, ascoltò Antonio Banfi e fu allievo di Enzo Paci. Prima di insegnare all’università fu direttore dell’istituto minorile «Cesare Beccaria» di Milano, un’esperienza che lo avrebbe profondamente segnato e che avrebbe poi magistralmente raccontato e teorizzato in Per una pedagogia del ragazzo difficile (1965, 1993 2.a insieme a Letizia Caronia). Ma il suo primo libro di alto significato teoretico era stato Fenomenologia e pedagogia (1958) libro in cui già erano esposte le tesi essenziali che avrebbe poi illustrato lungo tutto il corso della sua esistenza: la necessità epistemologica di una fondazione della pedagogia come scienza rigorosa e la costruzione di questa attraverso il pensiero fenomenologico.
Ancor giovanissimo, divenne ordinario di pedagogia generale e dopo un anno di insegnamento a Catania giunse a Bologna, a una cattedra che tenne a vario titolo fino all’anno scorso e in ogni caso terrà in perpetuo.
Non riusciva a concepire il suo impegno di pedagogista solo come produzione teoretica; inserito nel movimento scoutistico, si impegnò sempre duramente, in prima persona, nel mondo effettuale degli eventi formativi, “nel vivente dell’educazione”. Ne è testimonianza la sua creatura prediletta, la rivista «Infanzia» (ora nelle edizioni Perdisa), fondata trent’anni fa e tuttora punto di riferimento essenziale e autorevole per insegnanti e studiosi della scuola dell’infanzia.
Sua anche l’iniziativa di una Scuola di Politica a Zola Predosa, espressione del suo profondo interesse per l’uomo, per la vita dei giovani in una città futura degna di essere vissuta.
Tra i suoi numerosi volumi: il primo suo libro "Fenomenologia e pedagogia" (1958); il fondazionale "L’esistere pedagogico" (1988); "Pedagogia fenomenologica" (2001); il tenero "Giorgia" scritto nel 2001; "Educazione e politica"(2003); "Ad armi pari" (2005).
Il suo lavoro più importante degli ultimi anni era consistito forse nel guidare una riflessione collettiva su quello che era stato il tema centrale della sua esistenza di studioso: cosa significasse pensare fenomenologicamente le tematiche della pedagogia. Ne era uscito ai primi del 2006, da Erickson, quello che sarebbe stato l’ultimo libro da lui curato: "Per un lessico di pedagogia fenomenologica".
Nel 1988 aveva infatti raccolto un gruppo di allievi e di studiosi di varia estrazione accomunati dall’impronta fenomenologica del pensiero: fu il gruppo di ricerca fenomenologica e autoformazione Encyclopaideia, e furono tanti libri e furono convegni e dopo qualche anno nacque la rivista omonima, semestrale, ora edita a Bologna da CLUEB e giunta al n.20.
Il suo corpo si è spento lentamente e nell’ultimo anno con dolore; la sua mente ha brillato fino all’ultimo.

2. Le tesi essenziali di Piero Bertolini

Cercherò di condensare in poche parole i nuclei di pensiero espressi da Piero Bertolini in molte migliaia di pagine di libri e di riviste, in infinite conferenze e lezioni. Non intendo sintetizzare il Suo pensiero ma solo ricordare insieme al lettore quel che ne ho capito io e non potrò mai dimenticare.

Relazione E’ il concetto cardinale che, su indicazione di Enzo Paci maturata anche negli studi su Whitehead, Bertolini pone a matrice di tutto il suo pensiero. Intende per relazione il quadro articolato in cui si attua il modo di esistere necessario di ogni esistente, l’evento originario e imprescindibile (si è sempre in qualche struttura relazionale) che fonda l’esistenza stessa di ogni soggetto: l’essere-ad-altri, il prendere progressiva coscienza del mondo come proprio, il frutto continuamente rinnovato del vissuto di una realtà che trascende il soggetto.
L’atto pedagogico, atto di intenzionale e altruistica gestione delle possibilità insite nella relazione, esso stesso essenzialmente (generativamente) relazionale, si contraddistingue rispetto alle relazioni ordinarie per ampiezza della disponibilità, consapevolezza, fondazione culturale, finalizzazione all’altro, doverosità delle operazioni di valutazione. Aiuta tramite le discipline (sistemi di messa in relazione degli eventi storicamente consolidati) a pervenire al conoscere scientificamente i campi di esperienza. La stessa qualità del conoscere (relazione con la cultura e le scienze) dipende dalla qualità del pro-tendersi agli universi che le discipline rappresentano, dall’intensità con cui il ragazzo si sente vitalmente collegato al mondo di cui queste parlano.

Soggetto La riflessione bertoliniana sul soggetto muove teoreticamente dalle Meditazioni cartesiane di Husserl: l’idea moderna del soggetto nasce infatti con il cogito di Descartes. L’uomo cartesiano scopre che pensando esiste, si riconosce soggetto attraverso la relazione con il mondo e attraverso capacità autoriflessive.
La soggettualità è da intendersi non come istanza assoluta (soggettivismo) e dunque sostanzialmente chiusa ma esplicantesi nella storicità e materialità del suo avventurarsi nel mondo con l’interezza delle proprie istanze di libertà.
Compito dell’insegnante-Maestro è di esser pienamente soggetto egli stesso e di accompagnare il bambino a farsi pienamente soggetto prendendo coscienza di sé e conoscenza del mondo. Si è soggetti-persone quando si arriva a sapere di sé e a sentire di dover trascendersi nel senso di sapere ulteriormente di sé.
Educare è indicare al soggetto vie per trovare ed esprimere se stesso nella relazione con la cultura e l’Altro, il suo prossimo e il suo lontano. Il soggetto perverrà ad essere autore di una propria faticosa impresa di visione del mondo. Diviene soggetto chi perviene a immaginare ed esprimere in modo autonomo e critico un proprio orientamento nel mondo, colui che abita il mondo in modo originale. Il soggetto in educazione è essenzialmente apertura infinita a…

Oggetto Contrario ad ogni soggettivismo, Bertolini avversò anche l’oggettivismo, ovvero la pretesa di conoscere l’oggetto in sè e per sè, fuori dalla relazione in cui soggetto e oggetto reciprocamente si costituiscono: anche in educazione non c’è conoscenza dell’oggetto senza soggetto né di quest’ultimo senza il primo.
L’oggetto è conoscibile in quanto essenzialmente presente a…

Conoscenza Il conoscere muove sempre da un atto originario della coscienza (intenzionale); senza che la coscienza non sia tesa ad altro non c’è acquisizione di conoscenza e comunque il disegno che la conoscenza del mondo assumerà nel soggetto individuale sarà inerente alla coscienza di questi, alle sue linee d’impronta. E sarà costitutiva del mondo concretamente vissuto.
Il problema pedagogico è allora quello di evocare positivamente questo tipo di coscienza orientandola all’oggetto entro le strutture dell’intersoggettività, portando l’allievo a sentire le discipline come espressione importante di parte del proprio mondo-della-vita, prodotti della “comunità intenzionale” degli uomini. Si formerà così, per tutti e per ciascuno, il Thesaurum storicamente accumulato, il luogo delle discipline di tutti gli atti cognitivi dell’umanità, l’effetto del conoscere di miliardi di soggetti intorno agli eventi che ne hanno costellato l’esistenza.
Il processo pedagogico rinnova la conoscenza umana, soprattutto disegnando gli ambienti più adatti a perpetuarne la spinta, portando il ragazzo ad essere –in relazione con i genitori, la società, il maestro e tutta la comunità scolastica- protagonista di un conoscere proprio.

Intenzionalità Forma essenziale della coscienza inerente alla relazione tra il soggetto e l’universo dei suoi oggetti, rispettati nella loro irriducibilità e autonomia e anzi individuati come costitutivamente necessari all’esistenza della stessa soggettività. Ma anche gli oggetti non si darebbero senza la particolare curvatura intenzionale data dall’attività rappresentativa e costitutiva del soggetto.
Quelli educativi sono atti intenzionali per eccellenza: atti di protensione (tendersi in pro di..) per avviare una co-costruzione (asimmetrica ma non verticale) di significati fra maestro e scolaro. Se un atto non è autenticamente e consapevolmente intenzionale è preda di pulsioni irrazionali, disperdente, oppure consegna l’umanità del soggetto alla vuota mathesis dei saperi oggettivistici. Muovendo dallo stato di coscienza, l’intenzionalità dello scolaro, incontrandosi con quella di genitori, maestri, compagni e con l’intenzionalità infusa nelle tradizioni disciplinari e nei testi, si con-verte a quel che l’umanità considera pensiero plausibile e autentico insieme, a teleologie rispettose della soggettualità e nel contempo culturalmente degne.
Nei suoi studi sui ragazzi difficili, Bertolini individuò nelle torsioni dell’intenzionalità la matrice principale del dolore che questi soffrono e fanno soffrire.

Interpretazione Il mondo nella sua verità si offre alla coscienza del soggetto; gli si offre non nella sua immediatezza ma entro secolari tradizioni di atti interpretativi, entro le lenti di interessi storicamente, geograficamente e individualmente determinati. Ogni giudizio (es. quelli della valutazione scolastica) è pertanto atto non di rispecchiamento ma d’interpretazione e ha il dovere di uno sforzo di entropatia (entrare consapevolmente nel testo o mettersi nei panni dell’altro). E’ d’obbligo nall’atto valutativo la consapevolezza della relatività delle proprie risultanze: relative al contesto culturale, alla storia del soggetto valutato e di quello valutante, ai sistemi in cui gli stessi sono inseriti (Bertolini 1999).

Politica A parte un breve impegno diretto in un movimento di rapida obsolescenza, i Cristiani per il socialismo, Bertolini non fece mai vita di partito. Ma la sua passione per la vita delle istituzioni e la politica e fu sempre intensissima; si battè fino in ultimo affinché i giovani capissero che questa non può essere sempre la povera cosa assoggettata ai poteri che si è progressivamente rivelata negli ultimi decenni. Può essere –affermava- luogo non di cattiva retorica ma di dibattito intorno a valori autentici ereditati dal passato, assemblea del presente, cantiere della città futura.
Nella sua memorabile Introduzione al convegno internazionale Educazione e politica del novembre 2002 B. individuò la stretta correlazione fra queste due strutture di senso dello spirito; lo fece sempre cercando di individuare attraverso la fatica del pensare e del dire e l’impegno nella prassi “il senso stesso dell’esperienza politica come di quella educativa, in quanto autonome ma correlate esperienze costitutive dell’esistere dell’uomo e quindi del loro valore”. I giorni in cui si svolse il convegno non erano i migliori per la democrazia italiana ma B. invitò e invita anche oggi e inviterà sempre a coltivare il possibile fino ai limiti di quel che può sembrare utopia, a “non essere pessimisti” né acriticamente ottimisti, a lavorare sempre per sollevare il coraggio e le passione della politica in quanto spazio essenziale affinché ogni uomo possa esprimersi interamente entro un orizzonte di valori autenticamente condivisi dalla città.

Progetto Raggiunta un’interpretazione (ma già in ogni interpretazione è presente una qualche tensione progettuale) il soggetto si protende a un futuro che vede possibile portare ad attualità attraverso una esplorazione delle possibilità, un atto di scelta, un’assunzione di rischio, uno spendersi in pro-di. Un vero progetto in pedagogia o in didattica non è un piano di lavoro particolareggiato per raggiungere un obiettivo prestabilito, inclinato dunque verso le derive della programmazione. Si nutre di –ed esprime e sviluppa- l’identità dei soggetti progettanti, pur nei limiti delle strutture in cui questi agiscono. Fa spazio all’intenzionalità.
Progetto pedagogico è da un lato il prender atto che qualcosa ci richiama all’educazione come “realtà originaria dell’uomo” e di lì ci provoca ad assumere e a lasciar assumere una forma ulteriore. Il progetto è strumento attuativo di una responsabilità educativa non tassonomizzabile perché la possibilità in pedagogia non può essere pensata che come infinita. Un progetto attua il comandamento del “lasciar essere”, fermo restando che questo non equivale in nulla al “lasciar perdere”.
Il pensiero di Bertolini è stato particolarmente importante per lo sviluppo dell’esperienza e della teoria di postprogrammazione.

Pedagogia come scienza Avendo lavorato tutta la vita a una pedagogia come scienza autonoma, non ancella di nessun’altra, anche in uno dei suoi ultimi lavori (Ad armi pari, 2005) sostenne la necessità del dialogo con tutte le altre scienze, e non solo quelle denominate “dello spirito”, in un momento in cui tutte sono entro la crisi individuata già da Husserl nel suo ultimo lavoro del 1938, il celebre Crisi delle scienze europee. Crisi che loro deriva dalla chiusura nella freddezza degli apparati e dei protocolli metodologici, da una attenzione esclusiva dell’oggetto etsi subjectus non daretur, dalla loro pretesa neutralità politica, dal loro rifiuto di essere organi del possibile.
Scienza dell’educazione che B. vedeva rigorosa anche se non necessariamente esatta, relazionata a tutte le altre, autonoma (non normata secondo modelli allotri e governata invece da procedure elaborate in proprio) empirica (che fa costate riferimento all’esperienza), eidetica (che guarda oltre gli accidenti e la superficie degli eventi, verso le costanti e le essenze originarie, le cose, le idee e le persone nella loro autenticità), attenta non tanto ai fatti e ai dati ma “al modo in cui su questi l’individuo costituisce un suo vissuto personale” e pratica in quanto capace di orientare i processi educativi reali in vantaggio di ogni uomo.
B. intese costantemente la pedagogia come collegata al mondo degli eventi, alla ricerca empirica; ricerca in cui la scientificità non significava però asetticità, nascondimento del soggetto della ricerca in nome di un “neutrale”, “puro” rispecchiamento dell’oggetto, ma anche manifestazione del Volto del ricercatore nel suo protendersi ai fenomeni e alla loro rappresentazione.
Quando alla questione del linguaggio, B. espresse l’esigenza di tutelare dal meticciamento fuorviante l’originarietà del linguaggio della pedagogia fenomenologica: scontata una certa inevitabile compromissione (che del resto segnala l’attenzione di questa al mondo, così come il bisogno del mondo di una teoria che spieghi i contesti), occorre ricostruire i significati originari; non per chiuderli, o per mero diletto filologico, ma per preservare il loro originario potenziale esplicativo e proattivo.

Io ho avuto la fortuna di godere per molti anni dell’insegnamento di Piero, di averlo maestro e compagno per le strade del conoscere; ricordo le sue lezioni, i suoi riconoscimenti e le sue rampogne, le camminate per le città ove si andava, i convegni e i pranzi insieme, l’ultima volta che l’ho visto, l’ultima telefonata pochi giorni prima di morire. Ricordo il faticoso lavoro di scrittura e di revisione dei libri della collana Encyclopaideia, specie dell’ultimo mio, di cui avremmo dovuto discutere la settimana dopo quella che fu della Sua scomparsa.
Ora tutto sarà nel ricordare, ma sarà un ricordare di quelli che illuminano la via, nel ri-pensare. Le sue parole rimangono con noi, le sue opere resteranno; il gruppo Encyclopaideia (e con esso il centro studi omonimo) continua la Sua ricerca e il Suo insegnamento.




Bibliografia essenziale di Piero Bertolini

Fenomenologia e pedagogia, Bologna, Malipiero, 1958
Per una pedagogia del ragazzo difficile, Bologna, Malipiero, 1965, riedito nel 1993 presso La Nuova Italia con la collaborazione di Letizia Caronia
P. Bertolini L'esistere pedagogico. Ragioni e limiti di una pedagogia come scienza fenomenologicamente fondata, Scandicci, La Nuova Italia, 1988
(a cura di P. B. e M.Dallari) Pedagogia al limite, Scandicci, La Nuova Italia, 1988
P. Bertolini Il presente pedagogico, Torino, Thélème editore, 1999
(a cura di) La valutazione possibile, Scandicci, La Nuova Italia, 1999
Pedagogia Fenomenologica. Genesi,sviluppo,orizzonti Milano-Firenze, La Nuova Italia, 2001
Educazione e politica, Milano, Cortina, 2003
Ad armi pari. La pedagogia a confronto con le altre scienze sociali, Torino, UTET, 2005
(a cura di) Per un lessico di pedagogia fenomenologica Trento, Erikson, ,2006

 


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