Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

QUANDO LE MOLECOLE SI ABBRACCIANO

di Giuseppe Bagni
(n. 36, 17 aprile 2007)

La storia emozionante di una molecola di vapore, narrata da un insegnante di scienze che sa dispiegare il fascino della propria disciplina – "mi piace cercare nei fenomeni scientifici punti di contatto con la nostra sfera affettiva, assonanze tra le immagini della scienza e i sentimenti – per esempio, il principio di inerzia della fisica potrebbe corrispondere a……"
(di Giuseppe Bagni, in collaborazione con Rosalba Conserva, le Voci ricordano il libro "Insegnare a chi non vuole imparare")

Vi racconto la storia di una molecola di vapore di nome Françisca.

Lei era una bellissima particella d’acqua nello stato più sereno, che è quello di vapore. Libera, felice, indipendente, e nello stesso tempo innamorata del mondo e di tutte le altre molecole di vapore che giravano nell’aria. Ne conosceva tante, tutte le volevano bene e se Françisca avesse potuto le avrebbe sempre tenute vicino a sé. Perché devi sapere che le molecole ogni tanto si attaccavano le une alle altre e volavano unite come uno stormo d’uccelli! Talmente appiccicate da passare dallo stato di gas a quello di liquido, ma ancora così impalpabili che la sola aria, pur leggera e trasparente, era capace di tenerle in cielo come fossero un aquilone. Lei non poteva saperlo, ma noi, sulla terra, quei sodalizi li chiamiamo nuvole.

Françisca sentiva dentro di sé questo bisogno di unione (d’altra parte è risaputo che il vapore è il più debole dei tre stati di aggregazione presenti in natura), e intuiva che lo stesso bisogno animava le sue amiche.

Poiché era di animo particolarmente dolce e amoroso (era invero piccolina e un po’ rotondotta, ma negli occhi aveva tutta la profondità del mare da cui era evaporata), aveva deciso che avrebbe fatto di tutto per procurare felicità al mondo del vapor acqueo galleggiante nel cielo.

Purtroppo non sempre il suo progetto andava a buon fine e Françisca non riusciva a capire perché. In quel periodo le girava d’intorno un molecolone d’acqua che vagava per il cielo alla ricerca di cosa nemmeno lui sapeva bene.

Sta di fatto che c’erano dei pomeriggi che s’appiccicavano insieme così strettamente da formare da soli una nuvola che avrebbe consigliato di uscire con l’ombrello a chiunque avesse alzato gli occhi verso il cielo. In altri momenti, invece, le due particelle restavano vicine e si volevano bene ma non riuscivano a passare allo stato condensato, che se mi permettete la licenza poetica, chiamerò lo stato di nuvola.

Françisca era dispiaciuta, e inconsciamente se ne assumeva la colpa. Non poteva vedere infelicità nell’aria e avrebbe voluto trovare la soluzione per rendere felici tutte le particelle sue amiche e in particolare il suo molecolone preferito.

Un giorno che la loro nuvola era bella densa come non mai, le venne spontanea una frase sulla quale lì per lì non rifletté più di tanto. Disse al suo amico che si erano incontrati nel loro vagare nel cielo perché in quel momento avevano entrambi bisogno della stessa cosa: un abbraccio che li scaldasse nel profondo dei loro atomi.

È risaputo che gli atomi d’idrogeno e quello d’ossigeno delle molecole d’acqua vibrano incessantemente per moto spontaneo, ma questo è il nostro giudizio di terrestri razionali. Per Françisca era un tremar di freddo che in certi giorni le faceva battere i denti. Solo un abbraccio riusciva a calmare il suo respiro e a riportare nei suoi occhi tutto l’universo di colori dell’oceano.

Giorni dopo era ancora ad interrogarsi sul perché non riusciva a diffondere la felicità in tutto il cielo e a far sorridere gli occhi del suo amico, quando fu colpita da una nuova sensazione di gelo. Avrebbe preso il telefono e cercato il suo compagno, se solo le particelle di vapore ne avessero avuto la possibilità; ma non potendo farlo, si mise ad ascoltare i suoi sentimenti.

E d’improvviso capì una cosa che ha del sensazionale, e non solo nel mondo delle molecole. Si rese conto che non aveva il potere di rendere felici i suoi amici se non nel momento in cui lei stessa aveva bisogno di loro per esserlo. Capì che le nuvole non si formano per un atto di volontà – pur dolce e tenero – ma solo in risposta ad un bisogno condiviso.

L’amore non si regala, si costruisce insieme quando insieme si sente la necessità del suo calore. Françisca ebbe chiaro che non era attratta dalle molecole che le davano belle risposte, bensì da quelle che si ponevano le sue stesse domande. Che si può donare affetto solo nel momento in cui lo si sta cercando per sé.

Capì che per ascoltare e capire il suo amico doveva prima ascoltarsi e capirsi. E quando le cose non funzionavano non doveva farsene responsabile, ma accettare che in quei momenti i bisogni di entrambi non si sovrapponevano.

La scienza di noi terrestri banalizza tutto questo magnifico percorso di scoperta, dando una spiegazione tanto razionale quanto arida.

Noi diciamo che le particelle di vapore si muovono nell’aria fino a quando incontrano una corrente di aria fredda che le spinge a condensare insieme ad altre particelle. Durante tale passaggio di stato viene liberato il calore latente di evaporazione che si oppone all’abbassamento di temperatura.

Ma alla fine il risultato è lo stesso di quello intuito da Françisca: non c’è che un abbraccio per difendersi dalle vicissitudini imprevedibili della vita.

Le nuvole non sono che la risposta collettiva di ogni particella di vapore al freddo che le penetra d’improvviso fino a far irrigidire tutti i loro atomi. E la loro formazione sfugge al controllo di una singola molecola – pur dotata dell’animo dolce e della volontà incrollabile di Françisca – per essere il risultato, sempre imprevedibile, di un colpo di aria fredda cha fa tremare due particelle di vapore, colte di sorpresa mentre si trovavano vicine.

Forse addirittura con la testa d’idrogeno di una sul petto d’ossigeno dell’altra.


La pagina
- Educazione&Scuola©