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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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RIDERE E’ UNA COSA SERIA

di Ennio Monachesi

Avner Ziv, nel suo libro “Perché no l’umorismo?”, mostra come un sano umorismo, se ben utilizzato, possa avere un ruolo importante anche nella scuola, e giovare molto agli insegnanti e agli educatori. Anche se talvolta, purtroppo, c’è molto poco da ridere.

Ferdinando Montuschi afferma: “Imparare a ridere in modo sano e liberante è forse uno degli obiettivi educativi più validi che la pedagogia possa garantire alle giovani generazioni, e non solo a loro.”

“Nelle nostre scuole si ride troppo poco”, diceva Rodari.

Dovrebbe esserci più gioia e meno noia. Anche come antìdoto contro il bullismo. Sul “Sole 24 ore-scuola” del 9-22 gennaio ’09, c’è l’articolo “Più gioia in classe per battere i bulli” in cui si legge:

“Quale può essere uno dei metodi più efficaci per prevenire i fenomeni di bullismo tra i banchi? Semplice, vivere la scuola con gioia, migliorando i rapporti tra insegnanti e studenti. E’ questo lo spirito di fondo che ha animato “Essere felici a scuola”, l’innovativo progetto che si propone di prevenire l’insorgere di atti di bullismo tra i giovani delle scuole di Milano.”

Domenico Volpi, ispirandosi a don Bosco, individua i seguenti valori dell’umorismo: fonte di gioia e allegria, agilità mentale, creatività e senso critico, eliminazione o riduzione dell’aggressività, serenità e distensione, capacità di adattamento critico, considerato anche da Forabosco “la funzione madre” dell’umorismo.

In ambito religioso Alessandro Pronzato, scrive: “Il mondo sarebbe “una cosa più seria” se ci si fosse preoccupati di costruire una teologia del sorriso.”

E Roberto Beretta, con Elisabetta Broli, nel libro “Da che pulpito: come difendersi dalle prediche”, spiegano che la predica perfetta è come la minigonna: corta, aderente alla vita, aperta al mistero.

Giovanni Mosca, nel ’29, da maestro supplentino imberbe, appena salito in cattedra, si trovò con 40 fionde cariche puntate contro. Ma riuscì a conquistare quei superbulli della quinta C colpendo al volo un moscone con la fionda del capobanda che, sfidato da lui a colpirlo, l’aveva invece mancato: e così diventò per essi un eroe. Ma non poté dirne la vera ragione al Direttore, sbalordito del suo successo, (mentre il maestro precedente, il più terribile, se n’era andato piangendo), perché la fionda non era contemplata nei trattati di pedagogia.

Mario Farné afferma che “Il riso è una cosa seria”, e osserva: “Facendo ridere con una battuta blocchiamo l’aggressività ed anzi, stimoliamo una reazione positiva. Grazie al ridere creiamo armonia e fusione. Ci sono molti esempi di risposte spiritose ad attacchi di vario genere. Il seguente è citato da J. Goodman. Gli studenti di una classe si misero d’accordo che in un momento ben preciso della lezione avrebbero tutti insieme lasciato cadere un libro. Giunto il momento fecero quanto convenuto. L’insegnante, che stava scrivendo alla lavagna, fu colta alla sprovvista. Poteva reagire in 3 modi:

-contrattaccare, punendo i ragazzi, con il rischio però di inimicarseli, in un’escalation di indisciplina e punizioni;

-far finta di niente, sperando che tutto finisse lì, ma con il pericolo che gli allievi fossero invogliati a fare di peggio;

-ricorse invece all’umorismo: andò alla cattedra e, con un sorriso sulle labbra, prese un libro e lo lasciò cadere a terra dicendo: -Scusate se sono in ritardo!

Tutti scoppiarono in una risata e la lezione potè riprendere; come ulteriore beneficio i ragazzi si formarono un’idea migliore dell’insegnante: -Ehi, è un essere umano; ha il senso dell’umorismo!”

Franca Zambonini sulle pagine di un noto settimanale scrive: “Dei suoi anni di insegnamento Maria Luisa non dimentica un episodio. La preside le affidò una ragazza che nessuno dei colleghi riusciva a sopportare. Il suo gesto più provocatorio fu quando dipinse su un muro della classe le lettere BR, grandi e in rosso, per poi spiegare con finta ingenuità: -Ma cosa ha capito? Non è la sigla delle brigate rosse, sono le mie iniziali. Maria Luisa evitò lo scontro frontale. Disse anzi che era un’idea fantastica ed invitò gli altri alunni a fare lo stesso. Così si conquistò la ribelle ed ottenne pure un allegro murale. Ecc… Non esistono ragazzi cattivi, ma ragazzi influenzati dai cattivi esempi della famiglia, della TV, di una società incline all’arroganza, alla violenza, alla mancanza di regole, al culto del denaro e del potere. Crescono a nostra immagine e somiglianza. Non puoi abbandonarli a se stessi, e devi correggerli anche con severità. Ma servono finestre aperte, non porte sbattute in faccia. Gli adolescenti sono come le piante che, se le metti giù storte crescono storte, e appassiscono se non le annaffi, non le tieni al sole. Costa fatiche, arrabbiature, ma poi ne scopri la bellezza.”

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Avner Ziv, Perché no l’umorismo?, Emme ed. ’79

Domenico Volpi, Didattica dell’umorismo, La Scuola, ’83

F. Montuschi, Competenza affettiva e apprendimento, La Scuola, ’93

Giovannantonio Forabosco, Il Settimo Senso, Muzzio ’94

Mario Farné, Guarir dal ridere, Boringhieri ’95

Alessandro Pronzato, La nostra bocca si aprì al sorriso, Gribaudi ’04

Beretta-Broli, Da quale pulpito: come difendersi dalle prediche, Piemme ‘06

Franca Zambonini, I ragazzi crescono a nostra somiglianza, Famiglia Cristiana, 17/3/2002

Gianfranco Zavalloni, La pedagogia della lumaca. Per una scuola lenta e nonviolenta, EMI Bologna ‘08

Giovanni Mosca, Ricordi di scuola, BUR ’77 (Rizzoli ’39)

SITI INTERNET

www.riderepervivere.it di Sonia Fioravanti-Leonardo Spina

www.felicieinsegnanti.it , Pet Village, Senigallia (Ancona)

www.scuolacreativa.it di Gianfranco Zavalloni

www.monachesi.it di Ennio Monachesi


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