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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Una Riforma in cinque punti

 

Anzitutto la scuola modulare

L’idea di prevedere un abbinamento in prima elementare mi va bene, ma dal secondo anno bisogna ripristinare il modulo; questo comporta che in un plesso con cinque classi singole gli attuali 7 insegnanti dovrebbero diventare otto, eliminando così la piaga dei moduli quattro su tre.

L’orario potrebbe essere distribuito così: intanto una scuola a 30 ore per tutti (esclusi i tempi mensa e gioco); i due insegnanti di prima svolgerebbero 15 ore ciascuno per le proprie discipline, più 5 ore ciascuno di contemporaneità (un po’ come nelle sezioni di scuola materna), le ultime due ore potrebbero essere destinate ad un laboratorio per classi aperte od altre classi; l’orario modulare dalla seconda in avanti può benissimo restare come ora (10 ore per ciascun insegnante, comprese le ore di contemporaneità, più due per i laboratori).

Una scuola siffatta comincia già ad avere un senso logico che rifugge dalla frenesia dei ritmi, si prende il suo tempo, si sviluppa secondo un percorso armonioso. C’è un unico neo : la garanzia di continuità; infatti la struttura funziona bene un anno, ma l’anno successivo si scompensa, dovendo il team in abbinamento della prima passare in seconda, scalzando il team di seconda e terza, che scorrendo, scalza quello di quarta e quinta. Però si possono inventare degli aggiustamenti.

Ad esempio così :

ANNO 1

ANNO 2

ANNO 3

ANNO 4

ANNO 5

ANNO 6

ANNO 7

cl.

Ins.

cl.

Ins.

cl.

Ins.

cl.

Ins.

cl.

Ins.

cl.

Ins.

cl.

Ins.

1 A-B 1 F-G 1 A-B 1 C-D 1 A-B 1 F-G 1 C-D
2-3 C-D-E 2-5 A-B-H 2-3 F-G-H 2-5 A-B-E 2-3 C-D-E 2-5 A-B-H 2-3 A-B-E
4-5 F-G-H 3-4 C-D-E 4-5 C-D-E 3-4 F-G-H 4-5 F-G-H 3-4 C-D-E 4-5 F-G-H

Pertanto questo sarebbe lo schema della continuità degli insegnanti :

CLASSI

ANNO 1

ANNO 2

ANNO 3

ANNO 4

ANNO 5

ANNO 6

ANNO 7

prima A-B            
seconda C-D-E A-B-H          
terza C-D-E C-D-E F-G-H        
quarta F-G-H C-D-E C-D-E F-G-H      
quinta F-G-H A-B-H C-D-E A-B-E F-G-H    
prima   F-G A-B C-D A-B F-G  
seconda     F-G-H A-B-E C-D-E A-B-H A-B-E
terza       F-G-H C-D-E C-D-E A-B-E
quarta         F-G-H C-D-E F-G-H
quinta           A-B-H F-G-H

Otto insegnanti in un plesso da 5 classi garantiscono dunque il tempo necessario a tutte le discipline e permettono l’organizzazione di ben otto laboratori, che possono anche ridursi, accogliendo più alunni.

Ma capirà mai Moratti che la qualità della scuola si fa con maggiori risorse (in questo caso un insegnante in più), piuttosto che coi tagli?

In secondo luogo il raccordo

Riprendo anche alcuni elementi posti da Claudia (Fanti).

Secondo me il raccordo in basso (scuola materna) e in alto (scuola media) non cammina sulle gambe di qualche figura in più, ma sui curricoli e sulle esperienze. I curricoli riguardano gli insegnanti , le esperienze sono per gli alunni.

Quando parlo di curricoli intendo non tanto le scalette (le fette dell’ormai famoso salame di Iosa), ma le metodologie e gli stili educativi, che vanno raccordati fra i docenti, così che non si abbia ad esempio una storia insegnata sul campo (del personale) nella scuola elementare ed esclusivamente sul libro nella scuola media.

Le esperienze sono invece quelle che devono fare gli alunni di cinque anni prima di iniziare la scuola elementare e quelli di quinta prima della scuola media; esperienze da fare nelle scuole prossime venture, con insegnanti ed alunni prossimi venturi.

In terzo luogo la pari dignità

Niente divisioni fra insegnanti tutor e insegnanti labor; i laboratori sono educativi non in quanto insegnano delle tecniche o colmano lacune, ma perché contribuiscono (a volte più che l’aula) ad incontrare quel mondo di cui parla Iosa; e solo un insegnante che fa anche lavoro d’aula e conosce gli alunni può rendere proficuo quest’incontro. L’insegnante labor si limiterebbe invece a fornire istruzioni per l’uso, come tutte le agenzie private esterne.

In quarto luogo il numero di alunni adeguato (il portfolio)

Non sembri un’incongruenza; il portfolio è direttamente connesso col numero: più alunni si hanno, meno puntuale ed utile sarà il portfolio. Costruire il curricolo di ciascun alunno in modo che in ogni fase del suo percorso scolastico si abbia a portata di mano la documentazione dei suoi progressi, delle sue lacune, dei suoi sforzi e delle sue defaillances, non è faccenda di poco conto; occorre tempo, occorre ascolto, occorre attenzione e i soggetti di tali pratiche non possono dunque essere troppi; non più di venti, direi.

In quinto luogo l’individualizzazione

Quei famigerati quanto affascinanti Piani di studio personalizzati di bertagnana memoria resteranno sempre un utopico oggetto del desiderio; irrealizzabili.

È molto più concreto parlare di recupero (o potenziamento), vale a dire fornire ad ognuno opportunità che spesso non sono specifiche e diverse per ciascun alunno, ma estendibili almeno ad un gruppo (escluso, ma non troppo, il disabile). Il lavoro per gruppi (o per coppie, come fa Claudia), la collaborazione nella costruzione di conoscenza, l’autoformazione, sono pratiche più efficaci del puro insegnamento.

Se ci si pone nell’ottica di migliorare ciò che già c’è, emergono tante soluzioni, spalmabili come risposte ai bisogni e alle caratteristiche di ogni scuola, che l’autonomia potrebbe realizzare senza neppure troppi costi.

Purtroppo siamo in una situazione ben diversa : ci tocca difendere il poco che abbiamo dalle grinfie rapaci della ministra…

Vittorio Delmoro


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