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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

ADOLESCENTI E COUNSELING di Fortunata C.Cutolo

 

Perchè gli adolescenti si rivolgono al counseling? Forse sperano di essere aiutati nella risoluzione dei loro problemi o di ricevere indicazioni e consigli. Molto spesso, infatti il counseling  per i giovani  viene inteso come:

1.  il dare consigli per pervenire alla decisione giusta;

2.  “assistenza nei casi in cui l'adolescente incontra delle difficoltà a causa della sua immaturità e/o per certi suoi comportamenti e vorrebbe e vorrebbe ricevere un aiuto direttivo;

3.  psicoterapia, dove l'accento è sulla sofferenza psicologica ed emozionale. Ci si aspetta che in questo caso il counseling produca un cambiamento di atteggiamenti e modelli di comportamento tale che l'adolescente si senta più a suo agio” [1].

 

Il counseling può essere una combinazione di questi tre elementi o, anche se non sempre si possono dare consigli agli adolescenti, in quanto essi devono cominciare ad assumersi la responsabilità delle loro decisioni, anche perché si trovono nel pieno del processo di individuazione e formazione dell'identità.

Tutto il processo di counseling deve considerare il processo di sviluppo del giovane, affinché si garantisca:

1.  un'efficace e positiva relazione adolescente -counselor, attraverso la capacità del counselor di “esprimere la propria individuazione in modo simbolico, dimostrando la propria individualità personalee stando vicino al paziente.”[2] Il counselor deve unire il suo «sè» con quello del giovane in un processo dinamico, attraverso la disponibilità a correre dei rischi, la flessibilità, la creatività e un giusto equilibrio fra serietà e senso dell'umorismo. La relazione fra adolescente e counselor dovrebbe basarsi sull'accettazione e la comprensione, sensibile alle differenze culturali;

2.  si sviluppino le abilità di counseling necessarie per il successo dell'intervento. Una condizione importante è l'empatia “cioè la capacità di comprendere pienamente e di condividere gli stati d'animo del cliente[3];

3.  si utilizzino le strategie migliori per affrontare particolari problemi.

 

Per quanto riguarda il comportamento del counselor, quest'ultimo deve essere sensibile ai bisogni evolutivi dell'adolescente, in quanto il ragazzo si trova in una fase di acquisizione della propria autonomia e indipendenza dalle figure genitoriali; pertanto, è opportuno che i counselor diano loro la possibilità di esprimere la propria individualità nel contesto dell'esperienza del counseling. Inoltre il counselor deve avere fiducia nell'adolescente, accettando la sua storia personale, senza metterla in discussione.

 

Come osserva Geldard, “la cosa più importante per il successo del counseling agli adolescenti è aiutarli a rivelarsi: in questo modo hanno un'opprtunità per esprimersi apertamente, ricevono una conferma riguardo al contesto della loro rivelazione, acquisiscono un senso di controllo sui problemi discussi e vengono messi in condizione di esaminare e rivedere i loro costrutti personali”.[4]

 

Bibliografia

Kathryn Geldard, David Geldard, Il counseling agli adolescenti. Strategie e abilità., Erickson, Trento, 2009.



[1] Kathryn Geldard, David Geldard, Il counseling agli adolescenti. Strategie e abilità., Erickson, Trento, 2009, p. 83.

[2] Ivi, p. 94.

[3] Ivi, p. 96.

[4] Kathryn Geldard, David Geldard, Il counseling agli adolescenti. Strategie e abilità., Erickson, Trento, 2009, p. 106.

 


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