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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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SANTINA GERVASI, Amori Affetti Ricordi Solitudine Speranza, CENTRO CULTURALE DI STUDI STORICI- “IL SAGGIO”, EBOLI, 2010.

Recensione di Umberto Tenuta

 

Non entro nel merito del libro, questa volta di poesie, di Santina Gervasi. Altri ne hanno letto l’estro e il significato poetico.

A me interessa che questo libro sia stato scritto da un’insegnante, non importa se di scuola primaria, perché la poesia ha un triste destino nella scuola. Nella Scuola primaria le poesie si imparano a memoria e tutto finisce qui. Nella Scuola secondaria si spiegano e, per meglio spiegarle, si traduco in prosa.

Invece, dovrebbe essere lapalissiano che la poesia è altra cosa della prosa.

Un ragazzo di una classe di scuola secondaria di primo grado, ai  cui alunni la Professoressa di lettere aveva fatto leggere poesie per un’intera mattinata, mi raccontava che, dopo cinque ore di lettura delle poesie più belle che lei era riuscita e mettere assieme, le si rivolese dicendole: Professoressa, ma la pelle si accapponava!

La Professoressa però mi manifestava il dubbio di avere sprecato cinque ore di lezione per leggere poesie e chiedeva il mio parere, giustificandosi col dire che però aveva dato un compito per casa, nel quale gli alunni avrebbero dovuto esporre quello che avevano inteso.

La mia reazione immediata immediata è stata quella di dire alla Professoressa che l’unica cosa sbagliata era questo compito.

Non ne ho avuto il coraggio e le ho scritto che la cosa andava bene se gli alunni, nel fare il resoconto della mattinata, avessero sentito “accapponarsi” la pelle come era avvenuto durante la mattinata.

La poesia è poesia. Non può essere tradotta in prosa, a meno che la prosa non si presenti come poesia.

Ma tant’è, nelle scuole si interpretano le poesie, si spiegano, si traducono in prosa.

Ovvero, per essere espliciti, se le poesie non restano poesie, scritte in versi e vengono tradotte in prosa, non sono poesie.

Ritengo che questo sia, dal punto di vista pedagogico, il maggior merito della Gervasi, maestra che scrive, legge e fa leggere poesie.

Ora, in pensione, non lo fa più, perché nessuna collega la chiama a leggere poesie ai propri alunni.

E allora?

Allora, gli insegnati dovrebbero imparare dalla maestra Gervasi che la poesia è una delle cose più belle che la scuola può coltivare.

Se è vero quello che, come dice il poeta latino Publio Terenzio Afro,  <<Homo sum, humani nihil a me alienum puto>>[1], allora, tra le varie attività di apprendimento, nella scuola vi dovrebbe essere anche la lettura delle poesie, da parte degli insegnanti, non importa di quale disciplina, ma anche da parte degli alunni.

Ritengo il libro della Gervasi un invito in questo senso.

E, se la poesia è tutto, Amori Affetti Ricordi Solitudine Speranza, allora essa assolve ad uno dei compiti più importanti della scuola, chiamata a promuovere la formazione integrale della personalità degli alunni.

Vorrei aggiungere che la poesia non è un’isola felice della scuola, riservata all’ora di Italiano, perché la Matematica è poesia[2], la Storia è poesia, le Scienze sono poesie…

Il mondo, nelle sue diverse sfaccettature geografiche, storiche, scientifiche ecc., è anche poesia!

La maestra Gervasi, anche nel titolo del suo libro, ce lo insegna.

E noi gliene siamo grati, soprattutto se gli insegnanti, e non solo essi, sapranno sentire la poesia dei versi di cui ci ha fatto dono e sapranno comunicarla ai loro alunni.



[1] Frase in lingua latina che significa letteralmente: «sono un  essere umano, non ritengo a me estraneo nulla di umano» (in parole più semplici: «Nulla che sia umano mi è estraneo»). La frase è di Publio Terenzio Afro che la usò nella sua commedia Heautontimorùmenos (Il punitore di se stesso, v. 77) del 165 a.C.

[2] Pitagora diceva che il mondo è numero e, perciò, si chiama cosmos, cioè bellezza, da cui, ieri e oggi, tutti i cosmetici!

 


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