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ANTOLOGIA

Umberto Tenuta

Antologia, parola chissà perché cara, parola chissà perché suggestiva, anche se molto spesso non se ne coglie l’autentico significato.

Antologia, da anthos (fiore) e logos (scelta, raccolta), raccolta di fiori: raccolta delle più belle letture, raccolta delle poesie più significative di un poeta…

A scuola l’antologia non manca mai, anche se non sempre assume questo nome.

Nella scuola media c’è sempre l’antologia d’Italiano, che riporta le pagine più belle della letteratura italiana e mondiale, da leggere come esercizio più che come attività di riflessione linguistica.

Nella scuola elementare il libro di lettura è in effetti un’antologia, un’antologia di brani: di rado un’antologia di fiabe, di novelle, di racconti, di pagine accattivanti. Molto spesso, soprattutto dopo i Programmi didattici del 1985, il libro di lettura è diventato un misto di antologia e di grammatica: più grammatica che antologia.

Sembra un ricordo lontano un bel libro di lettura costituito da fiabe, racconti, novelle accattivanti, piacevoli, mozzafiato.

L’antologia sembra proprio l’emblema della scuola, un emblema lusinghiero: fior da fiore.

Una bella lettura oggi, una bella lettura domani: ogni giorno una bella lettura!

Ma anche una lezione di Storia, una lezione di Matematica, una lezione di Lingua, una lezione di Filosofia, l’una dopo l’altra, nella stessa giornata, scandite magari dal suono della campanella : un’antologia di letture, di spiegazioni, di esercitazioni.

Un’antologia, fiore dopo fiore, ciascuno bello in se stesso.

Che altro di meglio ci si potrebbe aspettare?

Eppure sembra che la cosa sia se non altro incoerente con il carattere intenzionale e programmatico del ruolo formativo della scuola.

Qual è la logica di questi frammenti di apprendimenti, di conoscenze, di competenze che vengono proposti, anche se in se stessi belli come fiori?

Anche nella costruzione di una macchina c’è una logica: si parte dal telaio, si montano le ruote, poi il motore ecc.

Ma qual è la logica dell’antologica attività educativa e didattica che ogni giorno si svolge nella scuola?

Ognuno procede per suo conto: il docente di Matematica con le sue lezioni (pardon, fiori!), il docente di Storia con le sue lezioni (pardon, fiori!), il docente di Italiano con le sue lezioni (pardon fiori!)…

Ognuno presenta, anzi impone, i suoi fiori!

Il grande assente è l’alunno.

È l’alunno, destinatario privilegiato (!) dei fiori numerosi che ogni docente si premura di offrirgli (si fa per dire!).

Il grande assente è l’alunno, riempito di fiori, anche suo malgrado!

Ognuno offre i suoi doni, che egli non ha chiesto e che forse, se ne avesse la facoltà, rifiuterebbe, anche spesso.

Eppure, dovrebbe apparire scontato che il destinatario vada in qualche modo preso in considerazione: i doni, oltre al donatore, dovrebbero risultare graditi anche al destinatario.

Graditi, perché rispondenti alle sue attese, ai suoi interessi, ai suoi bisogni.

L’alunno, i suoi bisogni: quali sono i bisogni dell’alunno?

Significativamente, nei Programmi didattici per la scuola elementare del 1985 si affermava <<Il programma, necessariamente articolato al suo interno, mira ad aiutare l'alunno, impegnato a soddisfare il suo bisogno di conoscere e di comprendere, a possedere unitariamente la cultura che apprende ed elabora>>.

Sembrerebbe questa la chiave di lettura, il criterio educativo da tenere sempre presente nell’attività educativa e didattica.

L’attenzione al destinatario dei fiori: la centralità dell’alunno che apprende e che si forma.

L’alunno soddisfa il suo bisogno di conoscere il mondo umano, naturale ed artificiale, costruendosene una mappa: un’antologia di immagini, di concetti, di teorie.

L’alunno che soddisfa il suo bisogno di acquisire conoscenze, capacità ed atteggiamenti, per diventare competente.

Forse il problema è uno solo: chi deve essere l’autore dell’antologia?

È il docente o l’alunno che deve raccogliere, scegliere (logos)?

Qual è la struttura dell’antologia scolastica: dell’orario delle lezioni, del calendario, delle tematiche delle lezioni?

Fiore dopo fiore oppure un’ikebana, una struttura che nasce dalle profonde aspirazioni di ogni essere umano a realizzarsi, a formarsi, ad autorealizzarsi, a diventare competente, acquisendo conoscenze, capacità ed atteggiamenti?

Il bambino non nasce forse naturalmente curioso, desideroso di conoscere, di apprendere, di acquisire conoscenze?

Il bambino non nasce forse naturalmente desideroso, motivato a divenire capace, competente, abile?

E non è forse su questi bisogni profondi che occorre incentrare i processi apprenditivi e formativi, dando così organicità ai molteplici interventi educativi e didattici?

Non antologia di fiori, messi lì, l’uno dopo l’altro, seppure bellissimi.

Ma ikebana: una struttura, un sistema integrato, una forma, che si costruisce durante l’intero corso della vita, secondo un processo di sviluppo, di ristrutturazione, di specificazione continua, e non secondo un processo di stratificazione, di accumulo, di raccolta.

Un’antologia che si configura come una struttura vivente che si sviluppa, si accresce, si riorganizza, continuamente.

Se si vuole, un’antologia che si ristruttura, un’antologia che, più che accrescersi, cresce secondo gli interessi, i bisogni, le motivazioni apprenditive e formative dei singoli alunni.

Un’antologia complessa, come è complessa la personalità di ogni essere umano.

Ma soprattutto un’antologia viva, anzi vivente nella sua struttura organica, nel sistema integrato che è ogni persona umana, sempre protagonista dei propri apprendimenti, delle proprie acquisizioni di conoscenze, di capacità e di atteggiamenti.

Un’antologia di interventi educativi e formativi che i docenti non possono non costruire se non movendo di volta in volta, sempre, dalla presa d’atto delle esigenze formative dei singoli alunni (<<La determinazione del curricolo tiene conto delle diverse esigenze formative degli alunni concretamente rilevate>>)(Art. 8.4, Regolamento dell’autonomia scolastica).

Un’antologia non costruita in astratto, ma in stretto riferimento alle esigenze formative dei singoli alunni, e come tale pienamente rispondente alla piena formazione della sua personalità (<<pieno sviluppo della persona umana>>)(Art. 3, Costituzione italiana).

Un’antologia organica, una struttura, un’ikebana, che alunno e docente costruiscono assieme, scegliendo fior da fiore.

Quando si dice, la centralità dell’alunno, e la centralità del docente!


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