Dopo il Piano dell’offerta formativa

di Umberto Tenuta

 

Essere impegnati a sperimentare l’autonomia non significa affatto:

Sperimentare l’autonomia significa cogliere il significato profondo della scuola dell’autonomia che è il perseguimento del successo formativo dei singoli alunni.

E, allora, sperimentare l’autonomia significa assumere la prospettiva che porta ad assicurare ai singoli alunni il successo formativo in termini di <<pieno sviluppo della persona umana>>, nel rispetto delle identità personali, sociali, culturali e professionali.

Innanzitutto, la piena formazione: non la mera acquisizione di conoscenze, anche se in termini di nuclei concettuali fondanti o dei saperi di base, ma la promozione della formazione cognitiva, linguistica, estetica, matematica, storica, sociale, affettiva… che viene realizzata quando si promuove l’acquisizione di atteggiamenti (interessi, motivazioni, propensioni) e di capacità (abilità, competenze) relative a tali aspetti della persona umana.

Una formazione piena, nel senso che è integrale, che riguarda tutte le dimensioni della personalità, non solo quella cognitiva, ma anche quella affettiva, sociale…

Ma una formazione piena, anche e soprattutto perché promossa al massimo livello, con un impegno volto a creare le condizioni perché tutti possano comunque sviluppare quanto più possibile le capacità e gli atteggiamenti cognitivi, linguistici, sociali…

Tuttavia, la formazione deve essere non solo piena, ma anche rispettosa delle identità personali, sociali, culturali e professionali dei singoli alunni.

La scuola dell’autonomia è la scuola della personalizzazione educativa, perché è la scuola che tiene presenti, assieme alle esigenze del territorio, anche e soprattutto le esigenze personali.

E, quindi, un Piano dell’offerta formativa che muove dalle esigenze formative del territorio e dei singoli alunni <<concretamente rilevate>> (1). Un Piano dell’offerta formativa che non nasce da una generica descrizione del contesto socioculturale, ma da un’analisi attenta, oggettiva, puntuale delle esigenze e delle caratteristiche personali dei singoli alunni, oltre che del territorio.

Il Piano dell’offerta formativa non è il Programma ministeriale e non è nemmeno la Programmazione educativa complessiva, generica, costituita da enunciazioni di carattere generale, ma la sintesi dei Piani formativi personalizzati dei singoli alunni.

Nella scuola è invalsa la prassi di seguire percorsi top down (dall’alto in basso): dai Programmi didattici e dalla Programmazione educativa.

Ma non è questa la logica dell’autonomia, che è invece quella di muovere bottom up (dal basso in alto): dalle esigenze concrete, dai bisogni formativi del territorio e soprattutto dai bisogni formativi dei singoli alunni.

E, allora, il primo compito degli operatori scolastici dovrebbe essere quello di impegnarsi a conoscere le esigenze formative dei singoli alunni, di tutti gli alunni, non solo degli alunni portatori di handicap, per costruire i loro Piani formativi personalizzati. Da questi, poi, è possibile passare a individuare, sia gli elementi comuni che costituiranno l’attività educativa e didattica comune a tutti gli alunni, sia le parti specifiche , proprie dei singoli alunni, che potranno essere realizzate attraverso i raggruppamenti degli alunni, anche a classi aperte, orizzontali e verticali.

La scuola dell’autonomia richiede un cambiamento di prospettiva. Finora l’attenzione è stata rivolta alla scolaresca, astrattamente concepita, e solo in via del tutto eccezionale ai singoli alunni, ma solo quando si era in presenza di casi particolari, eccezionali, quali gli alunni portatori di handicap o di svantaggio socioculturale.

La scuola dell’autonomia è la scuola in cui gli alunni sono considerati come persone, soggetti di diritti, interlocutori primari e riconosciuti dell’organizzazione e dell’azione educativa e didattica.

Gli alunni, i singoli alunni, e i loro rappresentanti, i singoli genitori, e non i rappresentanti dei genitori, sono i "clienti", i singoli "clienti" con i quali occorre progettare, organizzare e realizzare l’azione educativa e didattica.

La scuola dell’autonomia è una scuola "centrata sui clienti" (2).

Si pensi, non solo allo Statuto degli studenti, ma a quante volte nel Regolamento dell’autonomia scolastica si fa riferimento agli alunni e, ancora, alla precisa indicazione contenuta nella Legge di riforma dei cicli relativa alla <<cooperazione tra scuola e genitori>>.

E, allora, la scuola dell’autonomia la si sperimenta se si muove dalle esigenze formative dei singoli alunni e ci si impegna a promuovere il successo formativo dei singoli alunni, di tutti i singoli alunni.

Questo impegno comporta che vengano precisati gli obiettivi formativi da perseguire per promuovere la formazione cognitiva, la formazione linguistica, la formazione matematica…, la formazione affettiva, sociale, morale…, in termini di atteggiamenti e di capacità, oltre che di conoscenze.

Occorre precisare quali siano gli obiettivi formativi a lungo termine egli obiettivi formativi a medio termine in modo che poi i singoli interventi educativi risultino funzionali al loro perseguimento.

L’azione educativa e didattica deve risultare sempre intenzionale e sistematica, cioè finalizzata e programmata, funzionale al perseguimento degli obiettivi formativi.

Tuttavia, se è importante, essenziale, ineludibile l’esigenza di precisare gli obiettivi formativi attinenti alla formazione delle diverse dimensioni della personalità, occorre poi impegnarsi concretamente al loro perseguimento, al loro conseguimento.

E, per conseguirli, non è sufficiente un’organizzazione educativa e didattica uniforme, uguale per tutti gli alunni, perché i singoli alunni possono riuscire effettivamente ad apprendere e a formarsi solo se sono messi nella condizione di seguire strategie e percorsi educativi e didattici personalizzati.

Il successo formativo si persegue solo attraverso un’organizzazione educativa e didattica che risulti rispettosa, sia delle esigenze formative, sia e soprattutto dei ritmi, degli stili e dei livelli apprenditivi e formativi dei singoli alunni.

È questo il significato della flessibilità.

La flessibilità non può essere prevista in astratto, in modo uguale per tutti gli alunni, sostituendo alla uniforme organizzazione educativa e didattica prevista dalle norme l’uniforme organizzazione educativa e didattica scelta dalle scuole per tutti gli alunni.

Non ha significato modificare gli orari, i calendari, i raggruppamenti degli alunni nelle classi ed a classi aperte, sulla base di considerazioni generali, astratte, che non nascano da una puntuale ricognizione delle esigenze formative dei singoli alunni.

La flessibilità non è flessibilità quando porta ad un’uniforme organizzazione educativa e didattica per tutti gli alunni delle singole scuole.

La flessibilità non ha significato se non serve a consentire che ogni alunno possa procedere secondo i suoi stili, i suoi ritmi, i suoi livelli di apprendimento e di sviluppo.

Così come gli obiettivi formativi debbono essere commisurati ai singoli alunni, soprattutto gli obiettivi che le singole scuole possono scegliere liberamente, allo stesso modo la flessibilità deve risultare funzionale all’organizzazione di Piani formativi personalizzati.

E, inoltre, occorre tener presente che il successo formativo è assicurato dai Piani formativi personalizzati che rispondano ai criteri più avanzati della ricerca metodologico-didattica.

Si è detto che la didattica costituisce il cuore dell’autonomia (3).

La scuola dell’autonomia finirà con il risultare una ennesima esercitazione retorica ed organizzativa, se non cambierà effettivamente l’impostazione educativa e didattica, se non cambieranno i modi dell’apprendere e quindi dell’insegnare, se la scuola non darà sempre maggiore spazio ai processi apprenditivi, alle attività di riscoperta e di ricostruzione dei saperi (problem solving) (4), perché essi risultino funzionali non solo all’acquisizione delle conoscenze, ma anche e soprattutto alla formazione di atteggiamenti e di capacità, sia matematiche, linguistiche, storiche…, sia affettive, sociali, morali…

La scuola dell’autonomia non è l’espressione di una velleità riformatrice, ma la logica espressione della ricerca più avanzata, maturata negli ultimi cinquanta anni, che si ritrova espressa, ancorché non realizzata, nei più recenti programmi didattici, oltre che nella più accreditata saggistica sociopsicopedagogica.

Sperimentare l’autonomia è un impegno serio, profondo, che non finisce nel momento in cui si invia il Piano dell’offerta formativa al Provveditore agli studi, ma che obbliga gli operatori scolastici tutti a ricercare, anche e soprattutto attraverso un nuovo impegno di aggiornamento, le strategie più adeguate ad assicurare a tutti gli alunni il successo formativo, inteso come piena formazione della loro personalità nel rispetto delle loro identità.

È questo, peraltro, un impegno che non può essere realizzato dai singoli docenti e dalle singole scuole, ma che richiede una convergenza di risorse professionali a livello di scuole e di reti di scuole, impegnate tutte ad assicurare finalmente ai docenti la formazione professionale che il perseguimento del successo formativo di tutti i singoli alunni richiede.

L’avvio alla realizzazione della scuola dell’autonomia attraverso la sperimentazione si attua solo a condizione che gli operatori scolastici tutti non si limitino ad attuare le innovazioni organizzative previste dal Regolamento dell’autonomia scolastica e dal D.M. 179/1999 in particolare, ma si ritrovino tutti pienamente coinvolti in un impegno di studio, di ricerca, di sperimentazione delle strategie organizzative, educative e didattiche più adeguate ad assicurare il successo formativo dei singoli alunni.

Evidentemente, questo impegno può nascere, non da una norma astratta, ma solo se ciascun operatore scolastico sente forte dentro di sé che egli è responsabile del destino di ciascuno degli alunni delle sue classi: di Marco, di Angela, di Pasqualina, di Filomena…

(Da SPAZIO DIDATTICA, N.5)

Note

(1) "La determinazione del curricolo tiene conto delle diverse esigenze formative degli alunni concretamente rilevate" (Regolamento dell’autonomia scolastica).
(2) Cfr. ROGERS C., Libertà nell’apprendimento, Giunti-Barbèra, Firenze, 1973.
(3) Cfr. Didattica: cuore dell’autonomia, in Spazio Didattica, n. 3.
(4) Cfr Documento dei saggi su contenuti essenziali per la formazione di base

 



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