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FLESSIBILE: ANCHE FLESSIBILE E’ BELLO

 

o tu che addestri A madular con flessibile voce

Teneri canti (Parini)

 

Renato Nicodemo

Quand’ero giovane e forte non ero flessibile: l’oraziano frangar, non flectar era il mio motto. Col passar inesorabile degli anni non ho potuto, però, impedirne l’inversione: ora, purtroppo, son diventato flessibile … mi piego. Ma sono fortunato, perché m’è capitato di vivere un fine millennio, un’ ère nouvelle che ha per categoria suprema proprio la flessibilità.

Di questi tempi del doman non v’è certezza: tutto è flessibile.

E’ flessibile il lavoro, nel senso che le assunzioni avvengono senza vincoli, con possibilità cioè di licenziamenti o mobilità coatta; è flessibile la retribuzione, che può essere ridotta (mai aumentata!); è flessibile la legge, che per gli amici si interpreta e per i nemici si applica; è flessibile anche la morale, per cui puoi fare sia il bene che il male con la coscienza tranquilla.

La scuola che è aperta a tutti e a tutto e che vuol essere à la page ad ogni costo non poteva che assumere la flessibilità a primo indicatore della sua qualità.

Qui è flessibile tutto, dai valori alle norme alla didattica; son flessibili le finalità e gli obiettivi, la struttura, l’organizzazione, l’orario, il curricolo, il calendario scolastico, l’articolazione del gruppo classe, le riunioni, i rientri, i saperi, le decisioni, i progetti, la programmazione, la verifica e la valutazione, la durata delle lezioni, l’uso degli spazi, il piano delle attività, la Carta dei servizi, il Piano dell’offerta formativa, il Regolamento interno, i doveri (i diritti fanno eccezione), i premi ( i castighi non esistono più), la gestione delle risorse, i progetti, la sperimentazione e quant’altro vi si svolge.

Son flessibili, e come potevano non esserlo, i docenti e tutto il personale scolastico; i genitori lo sono sempre meno.

Il più flessibile di tutti è naturalmente il Dirigente scolastico, il quale, se è vero che dovrà essere – dolori reumatici permettendo – un vero contorsionista, può affermare impunemente il suo "ego", a lungo frustrato, spesso a dispetto e contro ogni norma o dottrina pedagocico-didattica .

Al corso per dirigenti, che sto frequentando perché secondo il Qohèlet vi è anche un tempo da perdere, ci hanno consegnato in fotocopia anche un "Repertorio delle Competenze manageriali e relativi indicatori comportamentali". E ti pareva che tra questi non comparisse la flessibilità! Al punto 6 , infatti, si legge che essa " consiste nell’adattarsi a circostanze mutevoli o alterare un comportamento per adeguarsi meglio alle situazioni. E’ spesso associata alla tolleranza per l’ambiguità e l’incertezza".

A parte il fatto che questa capacità, così com’è definita, è propria dei politici d’oggi che cambiano più partiti loro che camicie io, non mi convince l’associazione con la tolleranza: per quanto ricordi, esistevano le case di tolleranza e non quelle di flessibilità.

Eppure, in un vecchio vocabolario trovi che la flessibilità è "la proprietà dei corpi di potersi piegare e di poter tornare poi, senza rompersi, alla forma o posizione originaria".

Alla posizione originaria? Ma quando mai!

(Già pubblicato in SPAZIO DIDATTICA, http://www.provveditorato.starnet.it/)


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