SETTEMBRE: È TEMPO DI PROGRAMMARE

Umberto Tenuta

In questo inizio di anno scolastico i docenti sono tutti impegnati a mettere a punto la programmazione: da una parte il POF, dall’altra la Programmazione didattica annuale.

Le due operazioni camminano in parallelo, perché non è possibile elaborare il POF se non movendo dalla conoscenza delle situazioni delle singole classi e non è possibile elaborare la Programmazione didattica annuale se non sulla base dei criteri direttivi generali definiti nel POF.

L’attività programmatoria vede impegnati i docenti sui seguenti piani:

a) Analisi della situazione

b) Definizione degli Obiettivi formativi

c) Individuazione delle Metodologie e delle Tecnologie educative

d) Delineazione dei criteri e degli strumenti di valutazione

Nel rinviare alle specifiche trattazioni per l’approfondimento di tali problematiche, in questa sede si offrono solo alcuni orientamenti di massima.

ANALISI DELLA SITUAZIONE

L’analisi della situazione riguarda gli alunni, il loro contesto sociofamiliare e la scuola.

ALUNNI

Nel contesto complessivo dell’ambiente socioculturale ed economico, ciò che maggiormente dei singoli alunni occorre mettere a fuoco sono:

a) i livelli di sviluppo e di formazione motoria, affettiva, sociale, linguistica, cognitiva ecc. In sostanza, occorre prendere consapevolezza degli atteggiamenti, delle capacità e delle conoscenze di cui i singoli alunni sono in possesso;

b) i ritmi e gli stili di apprendimento: i tempi (lenti, normali, veloci…) e le modalità di apprendimento (uditive, visive, motorie, analitiche, sintetiche…);

c) gli atteggiamenti: motivazioni, interessi, propensioni…

Tale conoscenza deve riguardare i singoli alunni, per ciascuno dei quali è opportuno utilizzare un fascicolo personale che si configuri come la sua fotografia a colori da tenere costantemente aggiornata (1).

CONNTESTO SOCIOFAMILIARE

La conoscenza dei singoli alunni va accompagnata e integrata dalla conoscenza dei loro contesti familiari e socioculturali di vita. L’alunno non è una realtà a sé stante, ma è parte di un contesto che contribuisce a formare il suo modo di essere e di operare: l’alunno parla una certa lingua e si esprime con ricchezza o povertà lessicale e sintattica in ragione del suo ambiente sociofamiliare di formazione. Occorre perciò che la sua fotografia a colori sia integrata nella fotografia a colori della sua famiglia e questa nella fotografia a colori del contesto socioculturale.

CONTESTO SCOLASTICO

Occorre tenere presente che l’alunno, integrato nel suo contesto sociofamiliare, è solo uno dei protagonisti del processo formativo. Gli altri protagonisti sono i docenti ed il complessivo contesto scolastico, che occorre fare oggetto di attenta analisi, utilizzando gli strumenti più adeguati.

Particolare attenzione va rivolta all’analisi delle:

a) competenze disciplinari, didattiche, relazionali ed organizzative dei singoli docenti;

b) risorse materiali, con specifico riferimento agli spazi, alle attrezzature, alle tecnologie educative.

OBIETTIVI FORMATIVI

All’analisi della situazione personale, scolastica ed extrascolastica occorre che si accompagni, in un processo dialettico, l’individuazione delle mete formative. Occorre conoscere il punto di partenza (analisi della situazione) ed occorre conoscere la meta (punto di arrivo), perché l’una non ha significato senza l’altra: gli elementi da prendere in considerazione nel processo di analisi in tanto acquistano significato in quanto vengono rapportati alle mete da perseguire e, d’altro canto, le mete vanno rapportate alle situazioni di partenza.

Comunque, superando le concezioni spontaneistiche dei processi formativi, occorre che alle mete formative sia riservata adeguata attenzione, impegnandosi a individuare e a delineare quanto più chiaramente possibile le mete formative che si intendono perseguire o quanto meno le direzioni che si intendono seguire.

Il Regolamento dell’autonomia scolastica parla di <<Obiettivi generali del processo formativo>> e di <<obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni>>.

In attesa dei Nuovi Curricoli o Syllabus degli obiettivi formativi, ancora per il corrente anno scolastico, valgono le indicazioni di cui all’art. 13 del RAS (<< Fino alla definizione dei curricoli di cui all'articolo 8, si applicano gli attuali ordinamenti degli studi e relative sperimentazioni, nel cui ambito le istituzioni scolastiche possono contribuire a definire gli obiettivi specifici di apprendimento di cui all'articolo 8 riorganizzando i propri percorsi didattici secondo modalità fondate su obiettivi formativi e competenze>>).

Nell’impegno volto a definire gli <<obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni>>, il riferimento obbligato sono ancora i vigenti Programmi didattici, tra i quali i Piani di studio della Commissione Brocca (2), ma è possibile anche fare riferimento, a titolo meramente orientativo, alla Bozza dei Nuovi Curricoli (Indirizzi per l’attuazione del curricolo).

Tuttavia, ciò che in questa sede si ritiene opportuno rimarcare è l’esigenza che le mete formative, così come sancito dal RAS, siano indicate in termini di <<obiettivi formativi e competenze>> ossia di <<obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni >>.

Al riguardo, nel richiamare e sottolineare con forza il carattere eminentemente formativo della scuola dell’autonomia, si ritiene opportuno precisare che gli <<obiettivi formativi e competenze>> sono costituiti, non solo dalle conoscenze essenziali (sapere), ma anche dalle capacità (saper fare) e dagli atteggiamenti (saper essere) (3).

Nella Bozza dei Nuovi Curricoli, nei quali si ritrovano esplicitamente indicati gli <<obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni>>, la preminenza è data alle capacità, ma non mancano i riferimenti agli atteggiamenti. Il termine atteggiamenti è estremamente ricorrente nel testo dei Nuovi Curricoli, ma non vi assume ancora la rilevanza che esso ha sul piano formativo.

Se già grandi sono le difficoltà ad operare il passaggio dalla preminenza delle conoscenze alla preminenza delle capacità, ancora più problematico risulta il passaggio agli atteggiamenti.

Eppure questo è l’orientamento ormai emergente, anche nel mondo del lavoro (4).

Nella prospettiva dell’educazione permanente importa l’acquisizione, più che delle conoscenze, della capacità di imparare.

Ma dovrebbe apparire evidente che la capacità di imparare non ha significato se manca la voglia di imparare. Importa la voglia di imparare, il bisogno di acquisire conoscenze e capacità.

Si affermava nei Programmi didattici del 1955 che lo <<scopo essenziale della scuola non è tanto quello di impartire un complesso determinato di nozioni, quanto di comunicare al fanciullo la gioia ed il gusto di imparare e di fare da sé, perché ne conservi l'abito oltre i confini della scuola, per tutta la vita>>.

Al primo posto tra le mete formative occorre porre gli atteggiamenti: la scuola deve far acquisire innanzitutto la voglia di apprendere, la gioia ed il gusto di imparare.

Il che non significa che non occorra far acquisire anche le conoscenze essenziali.

Nell’ordine di importanza: atteggiamenti, capacità e conoscenze essenziali.

Tuttavia, occorre tenere presente che le conoscenze da far acquisire sono le conoscenze fondamentali, irrinunciabili, essenziali.

Occorre più che mai bandire il vuoto nozionismo, l’acquisizione delle conoscenze fini a se stesse.

Individuare le conoscenze essenziali è impresa estremamente difficile che dovrebbe essere affidata soprattutto agli esperti disciplinari, i soli capaci di individuare quali sono i concetti fondamentali, le strutture delle discipline, i nuclei concettuali fondanti.

Comunque, nel POF e nella Programmazione didattica annuale il quadro delle mete formative dovrebbe risultare abbastanza chiaro, delineato, netto, in termini sia di obiettivi formativi a lungo termine che di obiettivi formativi a breve termine, lasciando poi alla Programmazione didattica periodica la definizione degli obiettivi formativi a breve termine.

Le incertezze più gravi che oggi pesano sulla scuola forse dipendono soprattutto dalla mancata chiarezza dei fini. No si sa dove andare e ci si muove in modo frammentario (5), episodico, confuso. Si denuncia l’assenza di organicità nei progetti educativi, nei "temi", nei moduli didattici.

Si parla di educazione frammentata, di progetti educativi irrelati, a sé stanti, l’uno accanto all’altro: l’educazione alla salute accanto all’educazione alla lettura, separate, distinte, giustapposte.

Indubbiamente, si impone l’esigenza di uscire dalle attuali nebbie che rendono confuso, incerto, aleatorio, privo di significato soprattutto per gli alunni, quanto si apprende nella scuola.

Occorre ricercare il senso, il significato, la valenza formativa dell’attività educativa e didattica che si svolge nella scuola, nella prospettiva della formazione integrale della persona umana.

Non hanno importanza i progetti educativi, non hanno importanza i moduli didattici, non hanno importanza gli obiettivi trasversali.

Docenti ed alunni sembrano smarriti, giustamente smarriti, in un andirivieni di discorsi sulla programmazione, sulla progettazione, sull’interdisciplinarità, sulla modularità, sulle mappe concettuali ecc. ecc.

Occorre trovare il bandolo, la direzione, il senso. Occorre ripensare la programmazione, a cominciare dal POF, come progettazione dei Piani educativi personalizzati, dei progetti volti alla piena formazione della personalità dei singoli alunni considerata nella integralità delle sue dimensioni costitutive; occorre mirare alla formazione dell’uomo nella sua dimensione motoria, affettiva, sociale, cognitiva, linguistica ecc.

Gli obiettivi formativi (capacità, atteggiamenti, conoscenze) sono gli strumenti di questa formazione (<<pieno sviluppo della persona umana>>).

Al centro della scuola, soprattutto della scuola dell’autonomia, sta il successo formativo dei singoli alunni, la loro piena formazione, intesa come formazione integrale, ottimale ed originale.

Gli obiettivi formativi non sono elenchi di atteggiamenti, capacità e conoscenze essenziali che stanno lì, l’uno accanto all’altro, in maggiore o minore quantità, che possono essere acquisiti o non acquisiti, ma sono strumenti da cui dipende il successo formativo, l’umanizzazione, la nascita alla condizione umana degli alunni che frequentano la scuola.

Occorre pertanto mirare a individuare un quadro quanto più possibile organico di obiettivi formativi: organico nel senso che deve comprendere gli obiettivi formativi di tutte le dimensioni della personalità (obiettivi della formazione motoria, della formazione emotivo-affettiva, della formazione sociale, della formazione estetica, della formazione morale, della formazione linguistica, della formazione cognitiva, della formazione matematica ecc.).

Ma organici anche nel senso che gli obiettivi delle singole dimensioni della personalità debbono risultare quanto più possibile completi, in modo da assicurare la piena formazione motoria, la piena formazione sociale, la piena formazione morale, la piena formazione linguistica ecc.

In tale prospettiva, occorre domandarsi quali siano gli obiettivi formativi che assicurano la piena formazione motoria, la piena forma sociale ecc.

Ad esempio, la formazione linguistica non può mirare solo all’arricchimento lessicale trascurando quello sintattico, solo alle abilità di lettura trascurando quelle della scrittura ecc.

METODOLOGIE E TECNOLOGIE EDUCATIVE

Tra il punto di partenza e la meta si distende il percorso per andare dall’uno all’altra: Il metodo ¾ méthodos, dal greco meta (lungo) e hodós (strada) = la strada che si percorre¾ è il cammino da percorrere per raggiungere una meta.

La meta si raggiunge, più o meno agevolmente, a seconda del percorso che si segue.

Dal metodo dipende se la meta viene raggiunta: si può anche verificare che la meta non venga affatto raggiunta! Peraltro, la meta può essere raggiunta anche parzialmente: ci si ferma ai piedi dei monti da scalare.

E, ancora, il percorso può risultare estremamente incerto, irto di difficoltà, problematico.

Forse non si è data sufficiente importanza alla qualità dei percorsi didattici . Si è badato e si bada a che gli alunni apprendano, non importa con quale stato d’animo, con quale atteggiamento, se da condannati alle galere o da entusiasti scalatori di fascinose vette.

La qualità del percorso ha grande rilevanza ai fini del raggiungimento della meta. Le modalità del percorso condizionano il perseguimento delle mete.

E perciò occorre riservare maggiore attenzione alle metodologie educative e didattiche, a come si impara, a come si apprende: attraverso la lezione frontale, attraverso la ricerca, attraverso il lavoro di gruppo, attraverso il lavoro individuale, attraverso procedimenti sequenziali, ciclici, a spirale ecc.

In particolare, hanno importanza le risorse di cui si può disporre, i mezzi da utilizzare. Si può viaggiare a piedi, a cavallo, in carrozza, in auto, in aereo, con le navicelle spaziali.

Le tecnologie educative assumono un ruolo rilevante che oggi però non viene preso in adeguata considerazione, anche se è forte il clamore in ordine alle tecnologie multimediali.

Troppo scarsa è l’attenzione che si riserva ai metodi didattici ed ai materiali concreti, comuni e strutturati, se si fa eccezione per qualche sussidio didattico à la page, quali i numeri in colore, i Blocchi logici, gli abbaci e pochi altri.

Impera la parola orale e, purtroppo, soprattutto scritta, dei libri di testo, degli immancabili libri complementari (doppio libro di testo!), delle schede, ancora molto in auge, del PC.

Nelle scuole non ci si sporca abbastanza le mani con i materiali concreti, con le cianfrusaglie agazziane e con i materiali strutturati della Montessori.

Si dirà che oggi abbondano le tecnologie multimediali.

A prescindere che le tecnologie multimediali sono tali solo se comprendono tutti i media, non solo quelli iconici e sonori, ma anche quelli concreti, vale ancora quanto ha scritto Umberto Eco: <<l'editoria multimediale produce materiale di tipo ludico, a livello di divulgazione elementare, pieno di immagini bellissime, didatticamente nullo….In America ci sono dei dischi da 30 dollari ma sono appunto delle bufale. Se nasce il banco a due piazze, gli editori si metteranno a produrre materiale a prima vista gradevole ma didatticamente insufficiente>> (6).

Nelle scuole le tecnologie multimediali vengono ancora poco utilizzate e vengono utilizzate inadeguatamente. Vengono utilizzate soprattutto per insegnare, per fare lezione più che per far apprendere, per scoprire, per costruire e per inventare concetti.

Pertanto, la programmazione deve fare oggetto di più attenta considerazione le metodologie e le tecnologie educative (7).

Occorre individuare, ricercare, approfondire metodologie e tecnologie educative che rendano agevoli i percorsi didattici, li facilitino, evitino gli insuccessi, portino agevolmente alle mete.

È ben strano che mentre in tutti i campi dell’operare umano le metodologie e le tecnologie siano estremamente avanzate, la scuola sia rimasta sostanzialmente ferma alla lezione frontale, alla pietra levigata ed alla carta stampata.

VALUTAZIONE FORMATIVA

C’è infine il problema della valutazione o, se si preferisce, della verifica.

Anche questa va presa in considerazione nella programmazione ed anche qui occorre operare una rivoluzione, passando dalla valutazione selettiva alla valutazione formativa.

Malgrado tutti i discorsi che si fanno sulla valutazione, anche quando la valutazione non viene utilizzata in funzione selettiva, tuttavia essa non risulta adeguatamente utilizzata in prospettiva formativa, come strumento per educare, per migliorare i processi apprenditivi, più che per sanzionare i risultati (8).

Nella scuola per la formazione di base non si valuta per promuovere o bocciare, ma per educare (9), per individuare quali siano le migliori strategie educative e didattiche, per migliorare i percorsi e per perseguire meglio le mete formative.

Anche gli strumenti di valutazione finora utilizzati, compresi i Documenti di valutazione, non servono a migliorare i processi apprenditivi. Valutare al termine del trimestre o, peggio, del quadrimestre è se non altro troppo tardi per intervenire a modificare i percorsi didattici degli alunni.

Peraltro, prendere atto che l’alunno ha o non ha appreso serve poco per individuare come l’alunno potrebbe meglio apprendere.

Occorre liberare i docenti di troppi formalismi burocratici, programmatori e valutatori, che poco giovano al miglioramento dei processi apprenditivi e formativi. Occorre mirare all’essenziale e soprattutto occorre fare in modo che nella scuola si faccia solo quello che serve per meglio raggiungere le mete formative.

Forse questo è il criterio più importante da tenere presente; tutto quello che si fa nella scuola deve contribuire ad assicurare il successo formativo e ad assicurarlo a tutti gli alunni.

Tutto il resto è inutile, se non dannoso.

P.S.

Questa nota è destinata a persone attente si significati essenziali più che alla forma, che solo ai pedanti può risultare eccessivamente polemica e pessimistica.

Peraltro, tutto il contesto di DIDATTICA@EDSCUOLA.COM del sito Http://www.edscuola.com/dida.html si muove in questa prospettiva: realizzare effettivamente una scuola che sappia assicurare a tutti gli alunni il successo formativo inteso come piena formazione della persona umana nel rispetto delle identità personali, sociali, culturali e professionali dei singoli alunni .

Che ci sia ancora molto da fare in questa prospettiva non sembra un’ingiusta valutazione di quanto finora si è fatto nelle scuole.

Peraltro, la prospettiva delineata, seppure con i toni dell’utopia, testimonia, più che una pia speranza, la fiducia nelle potenzialità professionali di tutti gli uomini di scuola, e non solo di essi.


Bibliografia

Anche per i riferimenti bibliografici, cfr. UMBERTO TENUTA, Il Piano dell’offerta formativa - Moduli e unità didattiche – La programmazione nella scuola dell’autonomia, ANICIA, ROMA, 2001, con CD-ROM

Note

1 UMBERTO TENUTA, Fotografie a colori dei nostri alunni, In DIDATTICA@EDSCUOLA.COM

2 Piani di studio della scuola superiore e programmi dei primi due anni –Le proposte della Commissione Brocca, STUDI E DOCUMENTO DEGLI ANNALI DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE, N. 56, Le Monnier, Firenze, 1991; Piani di studio della scuola superiore e programmi dei trienni –Le proposte della Commissione Brocca, STUDI E DOCUMENTO DEGLI ANNALI DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE, N. 59-60, 61, Le Monnier, Firenze, 1992.
Sono reperibili nella sezione Programmi di Educazione&Scuola

3 In merito cfr. TENUTA U., I contenuti essenziali per la formazione di base: homo patiens, habilis, sapiens, in RIVISTA DELL’ISTRUZIONE, MAGGIOLI, RIMINI, 1998, N. 5; UMBERTO TENUTA, Conoscenze Capacità Atteggiamenti; Obiettivi Formativi e Competenze; Obiettivi Specifici di Apprendimento; Obiettivi: come districarsi?, in DIDATTICA@EDSCUOLA.COM

4 Come scrive Goleman, <<La nuova misura di eccellenza dà per scontato il possesso di capacità intellettuali e di conoscenze tecniche sufficienti a svolgere il nostro lavoro. Invece, punta principalmente su qualità personali come l’iniziativa e l’empatia, la capacità di adattarsi e di essere persuasivi>>(GOLEMAN D., Lavorare con l’intelligenza emotiva, come inventare un nuovo rapporto con il lavoro, RIZZOLI, MILANO, 2000, p. 13).

5 In merito cfr. VICO G., L’educazione frammentata, La Scuola, Brescia, 1993.

6 Umberto Eco, I materiali della Commissione dei saggi, Le Monnier, Roma, 1997, pp.144 e 145

7In merito cfr. UMBERTO TENUTA, L'attività educativa e didattica nella scuola elementare - Come organizzare l'ambiente educativo e di apprendimento, La Scuola, Brescia, 1989; UMBERTO TENUTA, I numeri in colore, LA SCUOLA, BRESCIA, 1994; DOMENIGHINI L., Sussidi didattici e scuola di base - Orientamenti educativi e metodologici, La Scuola, Brescia, 1980.

8 AA.VV., Pedagogia della valutazione scolastica, La Scuola, Brescia, 1974.L.Mason, Valutare a scuola, Cleup, Padova, 1996; BARZANò G., MOSCA S., SCHEERENS J., L’autovalutazione nella scuola, Bruno Mondadori, Milano, 2000.

9 ZAVALLONI R., Conoscere per educare, La Scuola, Brescia, 1972; ZAVALLONI R., Valutare per educare, La Scuola, Brescia, 1961


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