Il Piano dell’offerta formativa

di Umberto Tenuta

 

Non un altro documento; non un altro adempimento burocratico; non un altro fascicolo sul tavolo del Dirigente scolastico.

Ma il Piano dell’offerta formativa che abbiamo sempre costruito - magari senza scriverlo - nella nostra mente e nel nostro cuore: i nostri propositi, il nostro progetto, il nostro piano di attività per i nostri alunni.

All’inizio dell’anno, li abbiamo conosciuti, ad uno ad uno, i nostri alunni, gli uni diversi dagli altri, nei volti, nei modi di vestire, di muoversi, di parlare, di apprendere; capaci e non capaci di leggere, di scrivere, di risolvere problemi, di esprimessi, di correre, di saltare, di cantare… e soprattutto più o meno motivati alle cose di scuola…

Li abbiamo conosciuti e ci siamo sentiti responsabilizzati verso ciascuno di essi, a farli crescere, a farli esprimere, a farli diventare quello che, nel profondo del cuore, anche inconsapevolmente, essi si aspettavano, sostenuti ed incoraggiati soprattutto dalle loro madri, tutte piene di fiducia, di attese, di speranze nei propri figli, certamente intelligenti, certamente dotati, certamente capaci, anche se a volte non proprio volenterosi, e perciò abbisognevoli di incoraggiamento, di aiuto, di lodi, più che di rimproveri.

Abbiamo costruito il nostro POF, il Piano dell’offerta formativa della nostra classe o del nostro modulo, costituito da tanti PEP, da tanti Piani formativi personalizzati quanti erano i nostri alunni.

Ora, nella scuola dell’autonomia, usciamo dal nostro isolamento, dalla nostra classe e dal nostro modulo, e costruiamo il POF della nostra scuola, tutti assieme, mettendo a profitto le nostre diversificate competenze, collaborando, dialogando, confrontando le nostre idee, sempre con spirito costruttivo, nella consapevolezza che le nostre competenze sono limitate e che abbiamo sempre bisogno di altre competenze.

Lavoreremo assieme, nella consapevolezza che i nostri alunni non sono solo gli alunni delle nostre classi, ma gli alunni tutti della scuola.

Il nostro primo impegno sarà quello di conoscere gli alunni, gli alunni tutti della scuola, ad uno ad uno, il più vivace ed il più chiuso, quello che ci appare più capace e quello che incontra difficoltà, quello che viene sempre a scuola e quello che si assenta così spesso.

Di ognuno costruiremo la fotografia a colori, la radiografia, la TAC delle capacità (espressive e comunicative, logiche ed intuitive, emotive ed affettive, sociali, motorie…); degli atteggiamenti nei confronti della scuola, della Matematica e della Storia, degli animali e delle piante; e anche delle conoscenze, scolastiche ed extrascolastiche; ma soprattutto delle attese, espresse e non espresse, dei desideri, delle speranze, dei propositi.

E su questa base costruiremo, per ciascuno di essi, un PEP.

Nei PEP e quindi nel POF riporteremo innanzitutto gli obiettivi formativi che assicurino la piena formazione umana di ciascun alunno: gli obiettivi della formazione motoria, affettiva, sociale, espressiva, comunicativa, linguistica, cognitiva, matematica, storica…

Questi obiettivi li desumeremo dai vigenti Programmi didattici, leggendo in trasparenza gli Orientamenti del 1991, i Programmi del 1985, i Programmi del 1979 e i Piani di studio Brocca.

Oltre che le conoscenze essenziali, individueremo le capacità (1) e gli atteggiamenti (2).

I PEP avranno così una parte comune a tutti gli alunni della scuola ed a tutti gli alunni delle singole classi.

Ma assieme agli obiettivi formativi comuni (obiettivi standard o generali), nei PEP, e quindi nel POF, riporteremo anche gli obiettivi integrativi, gli obiettivi che rispondono alle esigenze formative proprie dei singoli alunni, nel rispetto delle loro identità personali, sociali, culturali e vocazionali.

Ogni alunno vedrà così personalizzato il suo percorso formativo ed avrà la possibilità di coltivare quelle che sono le sue predilezioni, ma anche la sua lingua e la sua cultura di origine, del suo contesto socioculturale, sia esso quello locale o quello del suo paese di origine.

Il PEP e quindi il pof comprende anche gli obiettivi aggiuntivi, che arricchiscono gli obiettivi standard o generali e/o gli obiettivi integrativi, attraverso attività che si svolgono in orario extrascolastico.

l’impegno con il quale sarà delineato il quadro analitico degli obiettivi formativi a lungo termine, da perseguire nell’intero corso scolastico, consentirà poi di precisare gli obiettivi formativi specifici delle singole classi e delle singole UD.

Ciò che importa è che ogni attività educativa e didattica nasca sempre dall’esigenza di perseguire precisi obiettivi formativi, e non risulti mai fine a se stessa, non intenzionale e non sistematica.

Una volta definiti gli obiettivi formativi, sarà poi possibile individuare, nei singoli PEP, i criteri metodologicodidattici, sulla base della conoscenza dei ritmi e degli stili di apprendimento dei singoli alunni.

Sappiamo bene che non vi sono due alunni che abbiano lo stesso modo di gesticolare, di saltare, di camminare, di esprimersi, di parlare, di apprendere… e, pertanto, i percorsi formativi saranno sempre personalizzati, evitando quanto più possibile i percorsi formativi uniformi, uguali per tutti gli alunni.

La scuola dell’autonomia è la scuola della flessibilità, è la scuola che richiede un’organizzazione educativa e didattica che sia a misura dei singoli alunni, negli orari, nell’aggregazione delle discipline, negli obiettivi formativi, nelle metodologie, nelle tecnologie, nei raggruppamenti degli alunni nell’ambito delle classi ed a classi aperte.

Non un’organizzazione flessibile in astratto, che adotti un calendario ed un orario ancora una volta uguale per tutti gli alunni, anche se diverso da quello previsto dalla vigente normativa.

Ma un’organizzazione flessibile, in rapporto ai singoli alunni: la flessibilità non può essere la stessa per tutti gli alunni; se così fosse non sarebbe flessibilità.

Flessibile è ciò che si adegua, si modella, si adatta ai singoli alunni, perché esistono solo i singoli alunni, non esistono gli alunni in astratto, la scolaresca, la classe.

La scuola dell’autonomia è la scuola della personalizzazione educativa e didattica.

E, pertanto, ci sentiremo impegnati, responsabilizzati nei confronti dei nostri alunni, di ciascuno degli alunni della scuola, perché li guarderemo negli occhi, e guarderemo negli occhi delle loro madri, per conoscere le loro attese, le loro speranze, le loro fedi, nella scuola, nella società, nella vita, che noi non ci sentiremo di deludere e perciò ci impegneremo con tutte le nostre forze, con tutte le nostre competenze, con tutto il nostro entusiasmo ad individuare i percorsi formativi più adeguati, più efficaci, più idonei ad assicurare il successo formativo a ciascuno di essi.

E faremo perciò ricorso alle strategie accreditate dalla ricerca educativa e didattica più avanzata, soprattutto i procedimenti didattici della riscoperta, della reinvenzione, della ricostruzione dei concetti.

Daremo così ad ogni alunno la possibilità, non solo di costruire il suo sapere, ma anche di sviluppare le sue capacità e di maturare i suoi atteggiamenti.

E ci avvarremo delle tecnologie educative e didattiche più accreditate, costituite dai materiali didattici concreti, comuni e strutturati, ma anche delle tecnologie multimediali.

Cambieremo l’organizzazione degli spazi scolastici, creando laboratori al posto delle aule con i banchi allineati per ascoltare lezioni, che anche quando riescono a far acquisire conoscenze, non possono promuovere la formazione di capacità, perché i concetti, le regole, le teorie vengono dati già bell’e fatti e le menti degli alunni non debbono attivarsi, venendo così a mancare la possibilità del loro esercizio e quindi del loro sviluppo.

La scuola dell’autonomia è la scuola della flessibilità anche degli spazi.

Un’organizzazione non fissa, standard, ma modulare, che si articola, si struttura, si flette a seconda delle esigenze formative ed apprenditive dei singoli alunni.

Alle parole, orali e scritte, dei libri e delle audio e videocassette, dei Cd Rom, dei DVD, ai cartelloni, ai filmini, alle proiezioni si aggiungono, in abbondanza, i materiali concreti, da manipolare, per sperimentare, osservare, riflettere.

Ai laboratori della scuola si aggiungono i laboratori della realtà circostante: l’orto, la montagna, il fiume, il mare, le nuvole, il cielo stellato…

E questi laboratori li riporteremo in classe sotto forma di immagini fisse ed in movimento, anche multimediali.

Questo ambiente di apprendimento offre ai nostri alunni un contesto educativo nel quale l’apprendere è una gioia.

Quest’anno, ai nostri alunni offriremo un POF che restituisca loro la gioia di apprendere, che li faccia ritornare bambini, curiosi, impegnati a conoscere, filosofi.

(Da SPAZIO DIDATTICA, N. 3)

 

Note

(1) Così come, ad esempio, vengono chiaramente indicate nel Programma di Matematica del 1985.
(2) Così come, ad esempio, vengono chiaramente indicati nel Programma di Scienze del 1985.



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