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RACCOMANDAZIONI PEDAGOGICO-DIDATTICHE

Umberto Tenuta

Sta scritto nel Rapporto Bertagna del 28.11.2001:

<<Iniziative di sostegno all’azione dei docenti e delle scuole

L’autonomia organizzativa, didattica, finanziaria e di ricerca e sviluppo inserita nel quadro riformatore che si è abbozzato impongono alle istituzioni scolastiche e ai docenti numerose sfide professionali. Queste sfide è difficile che possano essere raccolte e vinte senza un adeguato e diffuso servizio di sostegno culturale e tecnico-professionale. È prevedibile, ad esempio, che i piani di studio delle istituzioni del sistema educativo di istruzione e di formazione possano suscitare numerosi problemi applicativi. Sembrerebbe prudente, quindi, accompagnarne la messa a regime con apposite Raccomandazioni. Come annuncia il termine, si tratterebbe di consigli pedagogici e psicologici, di presentazione di modelli organizzativi, itinerari metodologici e didattici privi di valore normativo, ma che possono svolgere un positivo ruolo orientativo o, se non altro, di stimolo per la discussione e il confronto. Il Ministero dell’Istruzione e gli altri organi della Repubblica competenti per il sistema educativo di formazione mettono le Raccomandazioni a disposizione dei docenti e dell’amministrazione delle istituzioni scolastiche e formative per accompagnare al meglio possibile l’attività dei docenti e la responsabilità di tutti gli attori del processo educativo>>.

Alla scuola delle circolari e dei Programmi didattici si sostituisce la scuola dell’autonomia.

Ma nella scuola dell’autonomia gli operatori scolastici, in particolare i docenti, non possono essere abbandonati a se stessi, come sembra stia avvenendo.

Le sfide che la scuola dell’autonomia pone <<è difficile che possano essere raccolte e vinte senza un adeguato e diffuso servizio di sostegno culturale e tecnico-professionale>> che offra <<consigli pedagogici e psicologici… modelli organizzativi, itinerari metodologici e didattici>>, i quali non possono non presentarsi <<privi di valore normativo>>, ma tali da <<svolgere un positivo ruolo orientativo o, se non altro, di stimolo per la discussione e il confronto>>.

D’altra parte, da tempo anche i Programmi didattici non offrivano più indicazioni prescrittive.

Hanno cominciato i Programmi didattici del 1955, nei quali all’indicazione prescrittiva delle finalità da perseguire facevano seguito indicazioni relative alla <<via da seguire per raggiungere il fine stesso>>, con la precisazione che <<Le indicazioni attinenti al secondo aspetto dei programmi (la via o metodo da seguire per il raggiungimento degli scopi dell'istruzione primaria) non hanno il medesimo carattere normativo delle precedenti; poiché lo Stato, se ha il diritto e il dovere di richiedere l'istruzione obbligatoria, non ha una propria metodologia educativa>>.

Peraltro, a prescindere dallo stato che le istituzioni scolastiche assumono in virtù dell’autonomia, oggi non risulta possibile prevedere un complesso di norme didattiche prescrittive, stanti la presa d’atto della complessità in cui si attuano i progetti educativi ed il superamento dei principi deterministici che erano propri della scienza positivistica.

In ogni processo educativo e didattico i fattori in causa sono così tanti che non è possibile prevederli se non operando dentro i singoli contesti educativi e prendendo sempre maggiore consapevolezza delle realtà non solo socioculturali e scolastiche ma anche personali dei singoli alunni.

In effetti, ogni Progetto educativo a lungo, a medio ed a breve termine si pone sempre come un’ipotesi sperimentale, come una ricerca che muove da ipotesi da verificare continuamente, per cui la valutazione si pone in prospettiva formativa.

Tuttavia, ciò non significa che orientamenti, criteri, principi di massima non possano e non debbono essere tenuti presenti e quindi conosciuti dai docenti.

Forse era opportuno che la Raccomandazioni cui fa riferimento il Rapporto Bertagna venissero indicate con l’espressione Orientamenti pedagogici, psicologici, didattici, ecc.

Ma il significato non cambia, nel momento in cui si precisa che si tratta di consigli <<privi di valore normativo>>.

Al riguardo, in riferimento alla didattica specifica della Matematica, ma come indicazioni valide per tutte le altre discipline, M. Pellerey scrive <<Non crediamo possibile... fondare un metodo didattico in qualche maniera definitivo, tale cioè che possa dare risultati positivi e costanti in contesti di apprendimento differenziati. Più opportuno ci pare tener conto di alcuni principi generali di carattere metodologico, sia nella fase della progettazione che in quella della realizzazione di un percorso didattico>>.

In Didattica@edscuola.com ci stiamo muovendo in questa prospettiva, sforzandoci di offrire ai docenti, più che precisi schemi didattici e rigidi modelli organizzativi, criteri, linee orientative, itinerari, relativamente ai singoli aspetti dell’organizzazione e dell’azione educativa e didattica della scuola.

In questa specifica rubrica abbiamo utilizzato l’espressione Guida didattica essenziale.

Non per cedere alla moda, ma per renderci più comprensibili oggi aggiungiamo RACCOMANDAZIONI PEDAGOGICO-DIDATTICHE:

GDE – GUIDA DIDATTICA ESSENZIALE

RACCOMANDAZIONI PEDAGOGICO-DIDATTICHE


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