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a cura di Davide Leccese


 

FAQ
Domande e Risposte sui nuovi Esami di Stato

La rubrica sugli Esami di Stato ha preso il via con una serie di domanda a mezza strada tra l'amministrativo e il burocratico: "mi tocca", "non mi tocca", "cosa si deve fare per...".
A mano a mano gli operatori della scuola, superando le diffidenze, le paure e anche un poco di rabbia (la scuola continua ad essere il luogo sociale delle forti contraddizioni, tra deontologia e realtà operative) hanno cominciato ad interrogarsi sulle "questioni" sostanziali, dimostrando - ancora una volta - che i formatori e gli educatori navigano ancora in questo magnifico e bistrattato mondo dell'istruzione.

Che il Ministero ne prenda coscienza!

Ciò non toglie che il "nuovo" - com'era prevedibile - abbia generato dubbi e quesiti di chiarimento. Proviamo a sintetizzare gli effetti di questo clima preparatorio alle prove d'esame:

  • L'esame, prima di essere una verifica degli alunni-candidati, è una verifica complessiva del sistema-scuola; i primi ad essere esaminati saremo noi, docenti.
  • La domande cogenti saranno: ha funzionato il sistema formativo ? Dando il voto agli alunni, abbiamo prima dato il voto a noi? Quanto abbiamo prodotto - di clima - in modo che l'apprendimento fosse parametrato sulle reali potenzialità degli alunni e sulle concrete prospettive di sviluppo della formazione scolastica?
  • Il nuovo esame richiede molta attenzione, scrupolosa osservanza delle norme e professionale flessibilità: il vero operatore degli esami resta il docente, con il carico della sua saggezza e della sua preparazione; non ci sarà regola che sostituirà tali competenze e tale disponibilità all'esercizio della delicata funzione di "esaminatore".
  • La collegialità diventa (o ritorna ad essere) determinante; non come "somma di persone e di voti" ma come team di riflessione e di giudizio.
  • La collegialità - nell'ottica della verifica delle conoscenze e delle competenze - non diluisce la professionalità specifica dei docenti /esaminatori. Portiamo ad esempio il concetto medico: ognuno, in un consulto, ha titolo a produrre del suo professionale ma ha l'obbligo di omogeneizzarsi all'esito diagnostico complessivo.
  • La relazione formativa - docente/alunno - pur piegandosi alla relazione istituzionale - esaminatore/esaminando - rimane cruciale nella situazione: l'alunno non perde la sua specificità di chi "apprende", come il docente non si sottrae a quella sua propria di chi "insegna".
  • L'esame non è un momento scisso o cotrapposto alla curricolarità: Il percorso formativo della scuola rimane l'asse portante di tutta la "drammatizzazione" delle prove; ma, come in un recita, il copione è ben giudicato se è ben impostato, ben preparato, dignitosamente reso in sede di "scena".
  • Le prove d'esame: hanno una loro sussistenza autonoma (valgono per come sono prodotte in situazione di esame) ma richiamano un percorso scolastico, sia nella fase di "immaginazione" ministeriale (le prove inviate da Roma) sia in quella (a maggior ragione) commissariale (la terza prova). Non si consentono divinizzazioni né sottostime. Le prove sono emblematiche, da un lato, ma determinanti - a fini del giudizio - dall'altro. Bisogna far accettare ai candidati il principio della "campionatura" di verifica, che sarà, sostanzialmente, il sistema di selezione futura della società lavorativa e professionale.

Davide Leccese


 

 


 

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