Gli Accordi di Programma
Opportunità e risorse

di Salvatore Nocera

da "L'Integrazione nella scuola dell'autonomia" ATTI
Seminario di studio
Fano, Teatro della Fortuna - sala Verdi, 26/27 maggio 2000

"L'Accordo di programma deve diventare uno strumento che realizzi la migliore qualità del servizio scolastico, e se cresce la qualità del servizio scolastico cresce la qualità di vita di tutta la comunità locale."

Io ringrazio dell'invito che mi è stato rivolto di partecipare a questo incontro perché mi dà la possibilità di confrontarmi con voi e confrontarmi su un tema che mi sta a cuore perché mi rendo conto che l'integrazione scolastica senza una logica programmatoria è rimessa solo alla buona volontà di alcuni, quindi è soggetta agli umori cangianti delle persone che se ne occupano. I relatori che sono intervenuti per parte politica hanno giustamente posto l'accento sull'aspetto della necessità di coniugare la logica dell'autonomia scolastica con quella delle autonomie locali e Canevaro ha insistito su due parole chiave: organizzazione e identità.

Il titolo del vostro convegno parla dell'integrazione scolastica nella scuola dell'Autonomia, io utilizzerei le parole chiave di Canevaro per leggere in controluce il tema di questo seminario.

Il termine integrazione chiaramente non può andare disgiunto dal concetto di organizzazione.

Non si può parlare di integrazione scolastica senza pensare ad una organizzazione che la deve sostenere fin dall'inizio, e il termine autonomia scolastica, proprio secondo la logica della legge Bassanini che l'ha voluta introdurre nel nostro sistema, cioè quella del decentramento e della territorializzazione della comunità scolastica, chiaramente va letta alla luce del concetto di identità.

Finalmente la scuola finisce di essere una materia informe che ha la sua identità solo per il fatto che dipende dal Ministero e diventa invece il frutto dell'attività di una comunità locale che così come si organizza politicamente, socialmente, si organizza anche culturalmente nelle sue strutture.

Cercherò nel breve volgere di questo incontro di dare la documentazione normativa di questa mia interpretazione.

Guardate, già la Legge Quadro 104/92 aveva introdotto una visione nuova della scuola e dell'integrazione scolastica. Voi sapete che l'integrazione scolastica è partita alla fine degli anni 60 e primi anni 70, fondamentalmente come movimento spontaneo delle famiglie e degli operatori, soprattutto degli operatori socio-sanitari a cui poi si sono aggiunti anche gli operatori scolastici.

E' partita come movimento di massa, perché nell'arco di pochi anni sono transitati dalle scuole speciali svariate decine di migliaia di alunni in situazione di handicap.

Questa è stata la fase iniziale. Questo movimento ha prodotto gli atti normativi, di cui ora non sto a parlarvi, ma si è concretato in un fatto:bisognava cominciare ad organizzare questo fenomeno che era diventato tumultuoso, e già alla fine degli anni '70 cominciarono a nascere le prime intese fra scuola, ASL ed Enti Locali.

State attenti ad una cosa. Le intese di allora furono promosse dai Provveditorati agli Studi.

Le prime intese furono promosse perché i Provveditorati dovevano giustificare nei confronti dei loro superiori il fatto che nominavano degli insegnanti di sostegno che, non essendovi allora una norma sugli organici per questo personale, erano anomali nell'ambito dell'Amministrazione, perché la scuola era strutturata secondo la logica 'un posto se c'è una classe, un insegnante fuori classe non aveva senso. Bene, i Provveditori dovevano nominare degli insegnanti non come docenti di una classe e allora avevano bisogno di trovare un appiglio. Quale appiglio? Quello della certificazione medica dell'alunno con handicap e della nomina di un insegnante che potesse aiutarlo.

Inizialmente le intese nacquero con questo scopo.

Quando poi si arrivò agli organici per il personale di sostegno (Legge 270/82), le intese presero un'altra piega, fortunatamente, cioè quello di impostare e di fare da supporto per creare un coordinamento tra i diversi servizi a sostegno dell'integrazione scolastica.

Non per nulla la circolare 258/83 finalizza le intese alla realizzazione del Piano Educativo Individualizzato per gli alunni in situazione di handicap. Ma chi promuove le intese? Continuano a promuoverle i Provveditori agli Studi, cioè l'integrazione scolastica è un interesse primario e prevalente della scuola, la quale chiede una collaborazione alla ASL per le sue competenze e agli Enti Locali per altre competenze. Il perno del sistema è l'Amministrazione Scolastica nella persona del Ministro che si avvale dei Provveditorati agli Studi e dei Gruppi di Lavoro dei Provveditorati, ma che sono organi decentrati dell'Amministrazione Centrale.

Si avvale delle scuole che sono organi decentrati dell'Amministrazione Centrale, tranne qualche scuola, gli Istituti Tecnici e gli Istituti Professionali che avevano già autonomia giuridica, ma anche questi organi che erano già dotati di personalità giuridica sono sempre organi dell'Amministrazione Scolastica Centrale.

La Legge-Quadro cambia completamente ottica. Perché cambia ottica? Perché intanto c'e' stato il decentramento amministrativo, si sono create le Regioni, con un ritardo di oltre 20 anni rispetto al testo costituzionale, con un ritardo di oltre 20 anni rispetto al testo costituzionale, con un ritardo anche di avvio organizzativo e gestionale, ma le Regioni alla fine degli anni '70, negli anni '80, si affermano e sono le prime che cominciano ad emanare delle leggi regionali a sostegno della integrazione scolastica.

C'è stato il decentramento dell'ASL:il Servizio Sanitario Nazionale si è decentrato con la legge 833/78.

C'è stata una forma di decentramento dell'Amministrazione scolastica con gli Organi Collegiali nelle scuole, un decentramento un po’ così, all'acqua di rosa, senza grossi poteri, però ha contribuito ad educare gli operatori della scuola e gli utenti della scuola alla cultura della gestione di identità della propria realtà.

Comunque la legge-quadro ha preso atto di queste forme di decentramento, ha preso atto anche di una nuova legge importantissima sulla riorganizzazione delle autonomie locali, la legge 142/90, che, vedi caso, è coeva alla legge 148 che è quella della riforma della scuola elementare.

La legge-quadro, la 104/92, tenendo conto di tutto questo, all'art.13 comma 1, introduce, come mezzo di coordinamento di tutti i servizi per garantire l'integrazione scolastica, gli Accordi di Programma.

Molti, con la logica della pigrizia mentale, hanno interpretato gli Accordi di Programma come un nome nuovo dato alla stessa realtà delle intese. E così non è, perché chi si va a leggere la legge 142, che ha introdotto come istituto generale gli Accordi di Programma, si renderà conto che c'è una diversità abissale con le intese.

Lo scopo è lo stesso: garantire interventi ben coordinati per l'integrazione scolastica ma la logica politica che c'è sotto, il salto politico che c'è sotto è notevolissimo.

L'art.27 della legge 142, quello che definisce che cosa gli Accordi di Programma, dice che quando una amministrazione locale, Regione, Provincia o Comune, ritiene un programma di interventi - che può essere di carattere sociale, sanitario, socio-sanitario (di solito gli interventi per la verità, previsti dalla legge 142 erano prevalentemente di carattere urbanistico e va detto che è stata la legge-quadro che ha applicato al campo sociale la logica degli Accordi di Programma) - di interesse primario o prevalente dell'Ente Locale allora stipula gli Accordi di programma, chiamando le altre amministrazioni pubbliche.

Come vedete mentre le intese erano stipulate dai Provveditori perché avevano bisogno della realtà del territorio per meglio realizzare un servizio di cui era responsabile fondamentalmente il Provveditore, con gli Accordi di Programma è l'Ente Locale che diventa responsabile perché ritiene di interesse primario o prevalente quell'intervento e chiama intorno al tavolo, con una conferenza dei servizi, il Provveditore, la ASL, i Comuni del territorio.

Come vedete, quindi, cambia completamente l'accento. Di questo cambiamento d'accento per la verità non sempre in Italia gli enti Locali si sono resi conto, tant'è vero che sono stati i Provveditori che hanno dovuto continuare ad insistere per arrivare alla stipula di Accordi di programma.

In una logica di vera sensibilità politica avrebbero dovuto essere gli amministratori locali ad inseguire i Provveditori e le ASL, per dire venite qua , che mi interessa, perché sono io il responsabile della comunità locale del territorio, io sono responsabile dei miei cittadini e dei loro bisogni e voglio che l'integrazione scolastica sia realizzata al meglio nel mio territorio; venite intorno ad un tavolo, lavoriamo insieme….

Invece sono stati i Provveditori agli Studi che hanno dovuto continuare ad * inseguire * amministratori locali che erano sfuggenti e che , ancora in buona parte d'Italia, continuano ad essere sfuggenti all'assunzione di questa responsabilità.

Questo cambiamento di accento politico deve essere sempre più portato all'emersione della coscienza politica, soprattutto dei cittadini, perché la possono proiettare sui loro amministratori. Siamo noi che li eleggiamo e allora dovremmo essere noi, nel momento in cui li eleggiamo, a dire: guarda che io ti eleggo perché tra tutti i problemi del territorio tu devi ricordarti che ti devi fare carico di questi problemi, visto che ormai per legge sono d'interesse primario tuo, non esclusivo perché la scuola c'entra ancora, ma primario tuo si!

Questo è avvenuto nel '92.

Voi sapete che nel '97 c'è stata la legge Bassanini che ha creato il decentramento. In attuazione di questa legge noi abbiamo avuto alcuni atti importanti. Il più importante è il D.L. 112/98, che ha decentrato, a livello di Regioni e di Enti Locali, tutta una serie di competenze dei Ministeri, fondamentalmente del Ministero dell'Interno, del Ministero della Sanità, del ministero della Pubblica Istruzione e del Ministero del lavoro.

Tra tutte queste competenze c'è un capitolo importantissimo che riguarda i Servizi alla Persona, servizi che sono stati decentrati da questi Ministeri in modo tale che si possa avere una maggiore attenzione delle comunità locali per risolvere i bisogni della persona.

Ovviamente tra i bisogni della persona, direi in modo prepotente, ci sono i bisogni delle persone più deboli, delle fasce più deboli della popolazione, tra le quali ci sono anche gli alunni in situazione di handicap, e tra queste ci sono anche gli alunni in situazione di handicap.

Quindi c'è anche il problema dell'integrazione scolastica.

Infatti l'art.139 di questo Decreto Legislativo dice che è compito delle Province per le scuole superiori e dei Comuni per la scuola di base l'approntamento dei servizi di supporto organizzativo all'integrazione scolastica.

Io leggo questo secondo decreto alla luce del primo dicendo che oltre all'obbligo per legge di curare, di prendere in mano il progetto d'integrazione scolastica sul proprio territorio, gli Enti locali hanno anche l'obbligo, molto più umile ma molto più operativo, di fornire dei supporti. Quindi fermo restando sempre l'obbligo di coordinamento della presa in carico da parte della Comunità locale rappresentata dagli amministratori di vertice ( Sindaco, Presidente della Provincia, Presidente della Regione , ci sono anche gli obblighi operativi di fornire personale, attrezzatura etc..

La Legge Bassanini n.59/97 ha anche, però, introdotto un principio nuovo che è quello della autonomia scolastica, che è una forma di decentramento, e non più di decentramento puramente organizzativo come poteva essere con i Provveditorati, ma è una forma di decentramento autonomo, autonomo significa che ormai le scuole si possono dare se stesse delle regole. Il Ministero interverrà sempre meno ad emanare circolari: non potremo più aspettarci dal Ministero dei chiarimenti a quesiti, dovremo cuocerci nel nostro brodo, dovremo trovare noi le nostre risposte.

So bene che la scuola era stata abituata con una logica paternalistica. Io che vivo a Roma vi assicuro che a Roma è un casotto perché ogni scuola, ogni dirigente scolastico andava direttamente al Ministero, poi gli amici si trovano sempre, e si facevano risolvere i problemi; certo la situazione di quelli che stavano in periferia era un pò più complicata, ma la logica era sempre quella di andare da papà a chiedere dei chiarimenti….da domani in poi scordatevelo!

Le soluzioni dobbiamo trovarle noi, nelle nostre scuole e allora la legge Bassanini all'art.21 ha dato degli strumenti - di carattere generale per il momento - per la realizzazione di questa autonomia: Quali sono questi strumenti?

Voi sapete che sono stati fatti intanto i ridimensionamenti delle scuole.

Molti avranno anche sofferto, perché ci sono stati sdoppiamenti o ci sono stati accorpamenti, scuole di antica tradizione sono scomparse, inghiottite da scuole più moderne, più al passo con i tempi, che si sono espanse, le altre si sono rimpicciolite e sono state fagocitate…c'è poco da fare!

Ci sono stati insegnanti che sono stati dichiarati soprannumerari in alcune scuole a causa di queste operazioni: ma perché? Perché la normativa sull'autonomia scolastica ha voluto che ci fossero delle scuole che diventassero aziende, che avessero un bacino di utenza minimo di un certo livello, di regola non meno di 500 alunni, però che non fossero neppure troppo grosse, non più di 900.

Queste realtà acquistano la personalità giuridica, ma la personalità giuridica se vogliamo è uno strumento nel senso che diventano soggetti di diritto, tutto lì, ma non è la grossa novità dell'autonomia scolastica, perché parliamoci chiaramente, gli istituti tecnici, gli istituti professionali e d'arte avevano già personalità giuridica. Significa che avevano già un loro bilancio e il capo d'istituto era il legale rappresentante come avviene in una società commerciale, etc, etc…

La cosa interessante è che l'autonomia normativa con personalità giuridica seguono almeno altre tre forme di autonomia:

- l'autonomia di bilancio e quindi contabile

- l'autonomia organizzativa

- l'autonomia didattica

Che significano queste tre cose?

L'autonomia contabile significa che ormai ogni scuola avrà un suo bilancio, il Ministero si limiterà a dare una quota capitarla, come avviene con la ASL, per ogni utente, io do un certo budget che serve grosso modo a pagare gli insegnanti, gli oneri previdenziali nei loro confronti, il personale non docente e le spese di funzionamento di istituto in percentuale per ogni alunno.

Questi sono dei fondi che il Ministero darà senza alcun vincolo di destinazione nel senso che le scuole ne potranno fare quello che vogliono ad una sola condizione: che siano finalizzati alla realizzazione dell'offerta formativa d'istituto. Ovviamente in questa offerta formativa noi dobbiamo prevedere anche che vi sono alunni in situazione di handicap a cui questa offerta si deve rivolgere. Sulla base di cosa? Sulla base per esempio, della carta dei servizi che ogni scuola si deve essere data, sulla base del Piano Educativo d'Istituto, che ogni Istituto deve essersi dato, sulla base del POF, della Proposta di Offerta Formativa che ogni istituto deve sapersi dare.

Queste somme non sono le uniche di cui si potrà valere il bilancio perché ci saranno altre somme che possono arrivare dal Ministero o da altri soggetti esterni all'Amministrazione Scolastica.

Finalmente si supera la logica che la scuola non può ricevere donazioni, non può ricevere contributi.

Per esempio noi abbiamo molte leggi che danno dei finanziamenti vincolati all'integrazione scolastica, vedi tutti i finanziamenti previsti dalla legge quadro per quanto riguarda gli ausili, per quanto riguarda la sperimentazione, l'aggiornamento degli insegnanti, il funzionamento dei Gruppi di Lavoro Interistituzionali Provinciali. A questi potete aggiungere le somme che ormai vengono date specificatamente per l'integrazione scolastica, anche attraverso la sperimentazione dell'autonomia scolastica . E addirittura il regolamento sull'attuazione del decentramento scolastico, all'art.43 - parlo del D.M. 331/98 - indica quali sono le tipologie di sperimentazione, perché il Ministero, su indicazione dell'Osservatorio, ha voluto evitare che con la scusa della sperimentazione, per esempio, si dessero finanziamenti alle scuole speciali…. E che facciamo, diamo dei finanziamenti agli Istituti, ma che scherziamo!

Quindi anche lì c'è stata una serie di tipologie di esperienze.

Ancora: fondi per l'integrazione ne vengono dati anche in base alla L.9/99 sull'innalzamento dell'obbligo scolastico, perché l'innalzamento dell'obbligo scolastico costringe gli alunni con handicap, purché in possesso del diploma di licenza media, ad effettuare un anno obbligatorio in scuola superiore e quando sarà attuata la riforma dei cicli scolastici con la legge 30 del 2000, saranno 2 gli anni di scuola superiore.

Siccome il numero degli insegnanti di sostegno nella scuola superiore è basso, aumentando il numero degli alunni con handicap bisognava dare una maggiore consistenza finanziaria e quindi la 9/99 ha dato una dote per questo e allora sono altri fondi.

Ancora: quest'anno è stata varata la L.69 che è una legge contrastatissima, e lì ne ha una grossa responsabilità il proponente che è un DS, Biscardi, il quale aveva fatto una proposta di legge per finanziare le ristrutturazione delle scuole speciali statali per ciechi e sordi dicendo nella relazione - cosa che non gli perdonerò mai e non dovreste perdonargli nemmeno voi del partito - che è ovvio, che non è concepibile, che gli alunni con menomazioni uditive e visive possano essere integrati normalmente nelle scuole ordinarie!! Questo era scritto in quella legge. Si tratta di ben 23 miliardi l'anno per 3 anni e poi come spesa a regime.

Bene, noi con alcune Associazioni, io sono il vicepresidente della Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap, la FISH, abbiamo contrastato quest'impostazione e ci siamo dovuti battere anche contro il rappresentante di governo nella persona della senatrice Rocchi, dei Verdi, allora sottosegretario delegato all' handicap, che ha sostenuto questa legge e ha contrastato le nostre richieste di emendamenti.

Noi siamo riusciti a convincere la Camera a delle modifiche, nel senso che il 45% di quei fondi sono stati finalmente destinati per progetti locali d'integrazione scolastica, non solo per i minorati della vista e dell'udito ma anche per tutti gli altri alunni che non sono meno bisognosi di interventi per l'integrazione scolastica. Abbiamo dovuto lottare, noi volevamo anche una percentuale maggiore per l'integrazione scolastica degli altri alunni ma non ci è stato possibile perché la Rocchi con un colpo di mano, dopo che già le era stata tolta la delega per l'handicap, si è messa d'accordo con AN ( e risulta dai verbali della Commissione ) e hanno detto a tutti che tanto non si votava la legge, invece ha chiamato i suoi amichetti e hanno votato con un colpo di mano la legge senza emendamenti che noi avevamo proposto in quella circostanza.

Comunque questi 10 miliardi circa l'anno per i progetti locali d'integrazione scolastica ci sono e li potete utilizzare, ma ci sono altri finanziamenti e sono grossi: sono i fondi strutturali dell'Unione Europea. Questi vengono dati o dalle Regioni o dal MPI sulla base dei progetti. Tenete presente che noi avremo almeno 3 tipologie di interventi, quelli riguardanti i progetti di sperimentazione della integrazione scolastica, che possono rientrare nei progetti più ampi del rinnovamento delle scuole, e a questi fondi, se fate progetti, come scuole potrete attingere, ci sono quelli per la formazione degli insegnanti e dobbiamo pensare molto alla formazione degli insegnanti curricolari perché finisca la delega, attualmente abbastanza giustificata, di questi docenti agli insegnanti di sostegno, perché giustamente se questi non hanno avuto nessuna formazione come possono farsi carico del progetto globale di integrazione, come invece per legge debbono farsi carico? Allora bisognerà puntare molto sui finanziamenti per progetti dovuti anche alla formazione, all'aggiornamento in servizio degli insegnanti curricolari. E poi c'è il progetto IQUAL che darà finanziamenti per formazione professionale inserimento lavorativo e qui potremmo inserirci con dei progetti di percorsi misti di istruzione e formazione professionale e stage lavorativi e tirocini di lavoro, specialmente per le scuole superiori laddove l'integrazione scolastica non si può attuare con la stessa logica della scuola elementare perché ci sono bisogni diversi, ci sono operazioni da condurre in porto diverse.

Quindi questi sono tutti finanziamenti di cui potete rendervi conto. Quindi nel bilancio di istituto delle scuole autonome tutti questi fondi, se farete dei progetti, potranno entrare. Tenete presente che nei bilanci potranno entrare anche le sponsorizzazioni, potete anche accettare da società, da Enti, da organismi che vogliono farsi pubblicità (si capisce,secondo la logica dell'attività scolastica) dei finanziamenti da destinare alle attività scolastiche. Quindi abbiamo un'infinità di cose che i bilanci autonomi ci offrono.

Poi abbiamo l'autonomia organizzativa che offre la possibilità alle scuole di organizzare il tempo e lo spazio-scuola in modo completamente diverso da prima. Il Ministero si limiterà a stabilire quanti sono i giorni di lezione che dovranno essere fatti, quante sono le ore di lezione per ogni disciplina; poi voi nelle scuole potrete liberamente organizzare il calendario scolastico a livello di settimana, di mese e di anno. Potreste benissimo decidere di fare alcune discipline solo all'inizio dell'anno e non alla fine dell'anno. Potrete decidere di fare lezioni anche di trenta minuti purché globalmente le ore di quella disciplina siano quelle o decidere di organizzare la settimana come vi pare o piace. Questo è un grosso strumento che vi viene messo in mano.

Poi c'è l'autonomia didattica, e questa è importante, è ancora più importante.

Il Ministero non vi darà più dei programmi, si limiterà a darvi degli obiettivi. A conclusione della scuola di base, della scuola primaria, che sarà di 7 anni, gli alunni debbono sapere fare questo, questo e questo. Come arriveranno a fare tutto questo il Ministero non ve lo dirà più, ne vi manderà ispettori perché ve lo dicano, siete voi a decidere come realizzare.

Voi capite che grande libertà si offre all'integrazione scolastica.

Ma c'è di più, voi avete anche la possibilità di organizzare le classi in classi aperte, fondendo alcune classi, spaccando una classe, facendo dei gruppi per fasce di livello …a una sola condizione. Che i gruppi per fasce di livello siano temporanei perché se facciamo i gruppi per fasce di livello stabili che sono più pratici da gestire, parliamoci francamente, ricreiamo le classi differenziali e questo non lo possiamo accettare.

E poi c'è una grande autonomia nella sperimentazione e nella ricerca.

Si potranno sperimentare nuove metodologie didattiche, per esempio con gli artistici, con gli psicotici, si potranno sperimentare nuove forme di integrazione scolastica. Oggi in quasi tutti gli Accordi di Programma che ho visto si parla di percorsi integrati, ma ormai se ne parla anche nelle leggi, vedi la legge 149/99 all'art. 68 che prevede obbligatoriamente percorsi integrati d'istruzione e formazione professionale per tutti gli alunni e non solo per quelli in stato di handicap. Ma dove sono partite queste norme?Sono partite dalla sperimentazioni che si sono fatte in alcune scuole, scuole pilota, così come l'integrazione scolastica che abbiamo visto per la prima volta formalizzata nella legge 118/71, sono partite inizialmente da forme di sperimentazione che allora erano considerate selvagge.

Quindi direi che il sistema normativo si sta adeguando per offrire alle scuole autonome un dialogo e, in collaborazione con gli enti locali, una serie di strumenti enormi, nuovi e importanti. Non dimenticate che ormai gli alunni con handicap, come tutti gli altri alunni, oltre all'innalzamento dell'obbligo scolastico hanno anche l'obbligo formativo, cioè dopo il 15° anno di età hanno l'obbligo di fare 3 anni di formazione, che in base alla normativa si può realizzare o con una normale formazione professionale o con l'apprendistato o con la frequenza della scuola superiore. Sapete qual è il problema delicato che ci dovremo porre?

E' il fatto che molti insegnanti di scuola media hanno una visione un po' retrò della stessa scuola media, per cui dicono che se un alunno in stato di handicap intellettivo non sa leggere e far di conto in modo migliore che non alla scuola elementare non può ricevere il diploma di scuola media. Io ho una visione un po’ diversa anche perché la Legge-Quadro all'art.16 comma 2, che riguarda proprio la valutazione degli alunni in stato di handicap intellettivo, dice che questa va fatta sulla base dei percorsi differenziati (questa legge tiene ancora conto dei programmi ministeriali) che possano misurare il progresso realizzato rispetto ai livelli iniziali di apprendimento di questi alunni.

Voi capite che con questa visione quella interpretazione che io mi permetto di definire retrò dovrebbe essere modificata, ma siccome, grazie a Dio, nel nostro sistema scolastico rimane la libertà di insegnamento e rimane la competenza tecnico-professionale degli insegnanti, nessun ministro vi verrà a imporre di promuovere un alunno solo perché lo vuole il ministro, siete voi che vi assumete la responsabilità.

Quindi ci potranno essere degli insegnati che in perfetta buona fede, sbagliando a mio giudizio, ma in perfetta coscienza professionale ritengono di non dare la licenza media all'alunno in stato di handicap intellettivo. Che succede? Siccome questi alunni sino al 18° anno di età hanno l'obbligo formativo, non è che li si può lasciare in terza media a fare solo terza media perché non adempirebbero all'obbligo formativo; allora bisognerà trovare attraverso gli Accordi di Programma dei modi per cui loro,pur ripetendo formalmente la terza media , però svolgano i percorsi integrati di istruzione e formazione professionale perché altrimenti questi poi si presenteranno al mondo del lavoro senza un minimo di preparazione e quindi saranno ulteriormente svantaggiati.

Questo è un problema grosso che dovrete porvi, dovrete porvelo con attenzione. Io ho guardato qua, in cartella, vi hanno dato delle indicazioni molto utili e ho visto, per esempio, che c'è uno schema da cui risulta che oltre 500 alunni in stato di handicap in questa provincia e ho visto che nel corso di questi tre anni c'è stata la crescita del numero di insegnanti di sostegno; quindi è un discorso che specialmente per la scuola superiore ve lo dovete porre perché, parliamoci francamente, l'integrazione scolastica a livello di scuola dell'infanzia ed elementare ormai è stata metabolizzata dal sistema, ormai è una cosa normale. Nessuno più si pone dei problemi tranne qualche eccezione.

I problemi ci sono ancora nella scuola media e soprattutto nella scuola superiore. Ma perché nella scuola superiore? Perché nella scuola superiore l'integrazione è arrivata molto dopo, è arrivata dopo la Sentenza 215 del 1987 e comunque la logica della scuola superiore era una logica di scuola selettiva, pre-professionale. Quindi gli alunni con handicap ci si sono trovati male, parlo dell'handicap intellettivo.

Vi confesso che io non parlo mai dei ciechi, un po’ più dei sordi perché i sordi certamente porgono dei problemi più delicati dei ciechi. Se il cieco è riuscito ad essere autonomo nel senso che ha trovato un insegnante che gli insegni bene il Braille, a leggere e scrivere in Braille ( io ho sempre sostenuto che un insegnante di sostegno, che non conosca il Braille debba essere mandato altrove perché non si può dare una risorsa che diventa un inciampo per un alunno) e che poi a partire dall'ultimo anno di scuola elementare e i primi anni di scuola media impari bene l'uso del computer con sintesi vocale e abbondantemente autonomo.

Il problema si pone per chi è in stato di handicap intellettivo, che poi sono circa l'80% degli alunni in stato di handicap, e lì sono problemi grossi a cui dovete seriamente ragionare e per i quali dovete stipulare degli Accordi di Programma che siano seriamente orientati a farsi carico anche di questi problemi. Ora, dicevo che l'autonomia data alla scuola in queste varie forme permetterà alle scuole di organizzare progetti individualizzati per questi alunni: allora gli Accordi di Programma che dovete andare a stipulare debbono essere finalizzati all'attuazione di questi progetti.

Io ho avuto la possibilità, perché l'Ispettrice De Meo me ne ha offerto copia, di guardare rapidissimamente la bozza del vostro Accordo di Programma, che mi piace molto perché pur non essendo ancora in linea con l'autonomia scolastica e con il decentramento di questi ultimi anni, però ha già una cultura di questa logica.

Ho visto che, per esempio, nelle varie fasi di attuazione degli interventi scolastici ci sono gli interventi collaterali delle altre amministrazioni.

Ecco forse ancora in questa bozza dovreste evidenziare di più il ruolo determinate degli Enti Locali.

Consentitemi una osservazione sulla terminologia, ma me l'ha fatta osservare Canevaro, per questo mi permetto di dirlo, non parlate di persone in situazione di handicap, perché portatore di handicap significa che è una persona che porta qualcosa che è suo: no, l'handicap glielo dà la società quando non sa risolvere questi problemi. Quindi dobbiamo essere attenti a questa terminologia.

Ritornando ai contenuti di questo Accordo di Programma, che mi sembra, vi ripeto, molto interessante, mi permetto di suggerire di puntare molto su un'evidenziazione degli obblighi degli EE.LL..

Tenete presente che gli Enti Locali ora hanno un obbligo in meno, perché i bidelli prima erano a carico degli Enti Locali adesso sono transitati tutti nei ruoli dello Stato e con loro anche le risorse, ma d'altra parte era necessario e questo permetterà adesso alle scuole di non avere più la scusa di dire che non si può organizzare l'assistenza igienica per gli alunni in stato di handicap perché manca il bidello. Voi sapete che in base al recente Contratto Collettivo Nazionale di lavoro del maggio 1999 del comparto scuola, per il personale ausiliario è prevista come mansione aggiuntiva quella dell'assistenza agli alunni in situazione di handicap, sotto due profili: per la locomozione (da fuori alla scuola, a dentro la scuola, nei locali della scuola) e per l'assistenza igienica e l'igiene personale. Che significa mansione aggiuntiva? Significa che nel loro mansionario ordinario questi compiti non ci sono, però nel momento in cui li svolgono hanno diritto al premio incentivante.

Questo è stato voluto dai sindacati per far dare il premio incentivante perché, tenete presente, che i bidelli che dipendevano dagli Enti Locali questo diritto al premio incentivante non l'avevano, avevano il dovere di farlo ma non avevano diritto al premio incentivante. La formulazione normativa purtroppo viene equivocata perché si dice che hanno questi compiti e possono inoltre fare questi altri. Il possono alcuni lo hanno interpretato così: se lo vogliono lo fanno, se non vogliono non lo fanno. Questa interpretazione di tipo individualistico ma non di tipo organizzativo, perché i bidelli dipendono dal capo d'istituto e dalla comunità scolastica.

Se c'è bisogno, e questo bisogno c'è, e se è previsto addirittura un aumento di stipendio per la realizzazione di questo bisogno c'è anche un ordine di servizio che può dare il capo d'Istituto.

Certamente seguirà tutte le forme democratiche: convocherà un'assemblea del personale ausiliario, dirà loro di aver bisogno di tante ore di assistenza igienica per questi alunni, chiederà chi vuole offrirsi, dirà che ci sono tanti soldi in bilancio…ma se nessuno si offre, il capo d'Istituto non può mica telefonare ai genitori affinché quando il ragazzino si sporca, lo vengano a pulire!

Questo capita in alcune scuole e io prenderei i capi d'Istituto e li denuncerei per omissione in atti di ufficio, perché loro non debbono andare a scomodare i genitori.

Pensate ad un servizio pubblico, per esempio il servizio di nettezza urbana: se non vengono quelli della nettezza urbana a pulire sotto casa e il sindaco chiedesse al cittadino di pensarci lui a pulire a pulire sotto casa sua e poi portare la propria immondizia alla discarica pubblica….ma che scherziamo!!

C'è un servizio pubblico e il capo d'Istituto fa un ordine di servizio e il bidello che si rifiuta viene mandato altrove.

Non per nulla il CCNL ha previsto anche un corso di aggiornamento per questo personale. Gli Enti Locali questa spesa non ce l' hanno più e quindi possono spendere meglio in altre direzioni.

Ora, io mi permetto di farvi alcune proposte, non ho visto bene i contenuti dell'Accordo di Programma, però qualche cosa, conoscendone molti altri, mi permetterò di dirvela, poi fatene l'uso che volete, chiaramente.

Non scrivete nell'Accordo di Programma che i Comuni e la Provincia, rispettivamente per le scuole di base e per le scuole superiori, si impegnano ad eliminare le barriere architettoniche. Non c'è bisogno di scriverlo sull'Accordo perché c'è scritto in un'infinità di leggi.

Invece dovete scrivere che il Comune di Fano, per esempio, si impegna nell'arco dell'accordo ( che sono 3 o 5 anni ) a realizzare:

§ l'eliminazione delle barriere architettoniche nelle scuole a,b,c;

§ a tal fine stanzia per l'anno 2000 la somma di lire tot, per l'anno 2001 la somma di lire tot, ecc..ecc..

Allora si che diventa un Accordo di Programma, altrimenti è una semplice trascrizione di leggi che non serve.

Ancora: per quanto riguarda la scuola non ha senso che si scriva che il Provveditore agli Studi garantisce gli insegnanti per attività si sostegno. Questo c'è scritto sulla legge. Dovreste prevedere, invece la possibilità che sulla base dei progetti di integrazione scolastica predisposti dalle singole scuole e sulla base dei pareri offerti in base alla normativa vigente dal GLIP e dai GLH del Provveditorato so possa procedere o si debba procedere a deroghe nella nomina di insegnanti di sostegno secondo i bisogni effettivamente rappresentati. Questo è un Accordo di Programma!! Altrimenti non serve a niente.

Tenete presente che la possibilità di deroga in organico di fatto il Provveditore ce l'ha in quanto la legge finanziaria del 1997 lo prevede e la legge finanziaria del 2000 ha richiamato quelle norme che prevedevano le deroghe.

La legge finanziaria di quest'anno, non so chi se ne sia reso conto (perché in Italia siamo facili a fare scandalismo specialmente se poi viene da opposizione contraria a una certa maggioranza), ha stabilito che il numero degli insegnanti si deve ridurre rispetto all'anno precedente dell'1%; ha stabilito però che questa norma non si applica agli insegnanti di sostegno. Questo è scritto sulla legge finanziaria, è scritto in modo tecnico, per cui molti non lo hanno capito, ma c'è scritto.

Ancora: per quanto riguarda l'Amministrazione Provinciale, per esempio, mi pare che sia stata richiamata la legge 67/93; questa è una norma importante perché lì si è creato un piccolo conflitto tra il D.L. 112, art.39 e la 67/93. Cosa dice la legge? Ha stabilito che l'assistenza scolastica dei ciechi e ai sordi è a carico delle Province, mentre l'art.39 stabilisce che l'assistenza scolastica, il supporto organizzativo all'integrazione scolastica, è data dalle Province solo per la scuola Superiore, dai Comuni alle scuole di base.

C'è un conflitto fra queste due norme. Per intenderci. I ciechi e i sordi che stanno nella scuola materna, elementare e media sono assistiti scolasticamente dai Comuni o dalle Province?

Secondo la legge 67 sono assistitit dalle province, secondo il decreto 112 sembrerebbe che fosse dai Comuni…

Quando ero consulente giuridico all'Unione Italiana Ciechi, alla sede nazionale, d'intesa con l'allora responsabile nazionale dell'integrazione scolastica abbiamo fatto un quesito al Ministero dell'Interno il quale a sua volta ha fatto una circolare a tutte le Province e a tutti i Comuni in cui si è detto che l'assistenza scolastica per i ciechi e i sordi rimane a carico delle province. Questo per un motivo di fondo che il numero dei ciechi e dei sordi - lo vedete anche da questo documento che c'è in cartella - è enormemente basso rispetto al numero degli alunni in stato di handicap. Ora, voi capite, su un territorio molto vasto come fa un singolo Comune, che magari ha un solo alunno cieco, ad organizzare un servizio di trasporto solo per un cieco o un servizio di assistenza pomeridiana solo per un sordo…mentre a livello Provinciale …so bene che questo discorso non piace ad alcune fasce della sinistra che avrebbero voluto la logica della 'incardinazione'a livello comunale di tutti i settori dell' handicap.

I Comuni, invece, che altri obblighi possono avere? Per esempio quello dell'assistenza per l'autonomia personale degli alunni, gli assistenti-educatori, che sono importanti.

Per la Provincia c'è un compito nuovo che il Decreto 112 introduce ed è definitivo: è quello della formazione professionale in collegamento con l'organizzazione scolastica, con il percorso scolastico e quello dell'inserimento lavorativo. Ormai, voi sapete, che gli uffici del Lavoro prima Organi periferici del Ministero del Lavoro, sono diventati uffici dipendenti delle province, secondo la logica del decentramento. Quindi saranno essi ormai, che in base alla legge 68/99, dovranno garantire l'integrazione lavorativa, secondo la logica del decentramento. Quindi saranno essi ormai, che in base alla legge 68/99, dovranno garantire l'integrazione lavorativa secondo la logica dell'integrazione scolastica.

E' molto bello il decreto applicativo della legge 68, che stabilisce che le Commissioni per l'integrazione lavorativa dovranno fare una Diagnosi Funzionale che prende le mosse dalla Diagnosi Funzionale della scuola e realizza l'integrazione lavorativa secondo la logica della programmazione scolastica, cioè c'è una diagnosi lavorativa che indica le capacità, le potenzialità oltre che le incapacità della persona minorata, poi c'è un comitato tecnico che predispone un progetto d'inserimento lavorativo, anche tramite convenzioni con enti locali, con ASL, con cooperative sociali, etc, che permettono lo sviluppo dal mondo della scuola al mondo dell'inserimento lavorativo.

Ma c'è un altro problema grosso che i Comuni e le Province debbono affrontare, ed è quello dei Centri Diurni perché tutti i disabili che abbiamo a scuola potranno lavorare.

La legge impone il collocamento per quelli che non superano il 66% d'invalidità , per quelli che hanno un'invalidità superiore non c'è nessun obbligo di collocamento. Si può cercare in base a delle convenzioni di farli entrare in cooperative sociali.Ma quelli che non potessero entrare neppure nelle cooperative sociali, che ne facciamo?Li mandiamo all'Istituto qua vicino? Isituto di grande importanza per la tradizione che ha svolto, ma del tutto fuori tempo ed ha ancora centinaia di alunni.

Mi fa impressione che questa Regione avanzata continui ancora a spendere un sacco di rette per gli Istituti Speciali e non pensi ad un piano pluriennale di deistituzionalizzazione, calibrato, equilibrato ma che abbia una chiara scelta politica in tal senso.

Scusate sono mie riflessioni personali, certamente questo non lo potete mettere nell'Accordo di Programma a mano che gli Enti Locali di questa zona non vogliano cominciare a fare la deistituzionalizzazione dei loro cittadini che stanno presso gli Istituti Speciali di questa o di altre Regioni.

Io concluderei chiedendo a voi di farmi delle domande, se lo ritenete opportuno, quindi se volete sono a vostra disposizione, e chiederei se gli amministratori locali presenti qui eventualmente vogliono prendere la parola per dire la loro sulle cose che mi sono permesso di prospettare, perché torno a dire che l'Accordo di Programma deve diventare uno strumento, se volete farlo, che realizzi la migliore qualità del servizio scolastico. Ma il servizio scolastico ormai diventa un servizio della comunità locale, se cresce la qualità del servizio scolastico cresce la qualità di vita in tutta la comunità locale, perché da questo servizio poi si irradiano i servizi dell'inserimento lavorativo per tutti, i servizi del tempo libero per tutti.

Prima l'Assessore diceva che abbiamo anche dei problemi grossi oggi, oltre a quello dell'integrazione, che sono, per esempio, quelli degli extracomunitari, sono quelli della dispersione scolastica…voi non ce l'avete ma noi in Sicilia abbiamo il problema dei ragazzi che vengono appaltati dalla mafia per svolgere attività criminale e non vanno a scuola. Io debbo dire che la cultura che abbiamo maturato con l'integrazione scolastica, adesso diventa una forma di capitalizzazione per risolvere questi altri problemi. Io credo che noi non saremmo riusciti ad accogliere tanti alunni extracomunitari in modo accettabile, non ottimale ma accettabile, se non avessimo avuto la cultura dell'integrazione scolastica. Noi non saremmo riusciti a fare una legge che è unica in Europa, sull'inserimento lavorativo su progetti mirati per i disabili se non fossimo partiti dall'esperienza che abbiamo maturato, non sui libri ma sulla prassi quotidiana in cui gli artefici, che gli attori siete stati fondamentalmente voi insegnanti, i capi d'Istituto ed i bidelli, oltre che gli operatori degli Enti Locali, ma chi se li è dovuti 'sciroppare' a scuola senza grosse forme di aiuto sono stati soprattutto gli insegnanti e soprattutto ancora quelli di sostegno mentre da domani in poi dovranno essere anche e sempre più gli altri insegnanti.

Non dimenticate che c'è un decreto interessante e che purtroppo stranamente - e mi auguro sia stata soltanto una svista- il M.P.I. non ha messo nel proprio sito internate ed è il decreto 141/99. Questo decreto stabilisce che si possono avere classi con non più di 20 alunni quando c'è un alunno con handicap a condizione che - vedete che non ci sono più automatismi - ci siano scelte razionali, progettuali , cioè vi sia un certo progetto che deve essere redatto da tutto il team docente, da tutto il consiglio di classe.

Quindi finiamola con le deleghe agli insegnanti di sostegno: tutti gli insegnanti, (tenete presente questo specialmente se organizzate dei corsi di aggiornamento anche per i docenti curricolari) debbono fare questo progetto.

In questo progetto bisogna indicare:

§ Gli obiettivi che volete realizzare

§ Le strategie che volete attuare

§ Il perché volete questa riduzione del numero di alunni per classe.

E' previsto in questo decreto la presenza di non più di due alunni con handicap nella stessa classe purché non si tratti di alunni in situazione di gravità. Questa norma vale specialmente per le scuole di base perché nelle scuole secondarie di II° grado dato ancora il vezzo pessimo di iscrivere questi alunni solo agli Istituti Tecnici o soprattutto a quelli Professionali e d'Arte, c'è una forte concentrazione e quindi arrivare a più di un alunno per classe diventa una necessità specialmente all'ultimo anno.

Però bisognerà che anche gli Istituti Scientifici, i Licei Classici si facciano carico di questi problemi. E in questo decreto ancora si dice che comunque le classi con alunni in situazione di handicap non possono superare il numero di 25. Quindi se questa è una riduzione rispetto ai 30 alunni che spesso costituiscono le classi ordinarie, è una agevolazione offerta agli insegnanti di classe perché essi possano meglio realizzare il loro compito facilitando l'integrazione scolastica cioè la capacità di comunicazione, di crescita degli apprendimenti, di scambio relazionale tra gli alunni non handicappati e i compagni handicappati, tra la comunità scolastica e gli alunni in situazione di handicap che hanno diritto, al pari di tutti gli altri, ad avvalersi dello Statuto delle studentesse e degli studenti, varato dal Ministero nel '98, che prevde necessariamente anche l'accoglienza per gli alunni con handicap in modo tale che possono realizzare appieno il loro diritto allo studio anche degli alunni con handicap.

Queste a me pare che siano le linee che la normativa più recente ci offre. Tenete presente che queste linee sono state confermate sia dalla legge sulla Riforma dei Cicli scolastici, la L.30 del 2000 che prevede espressamente tra i principi fondamentali della riforma quella dell'integrazione scolastica e anche della L.62, dello stesso anno, sulla parità scolastica che prevede espressamente l'obbligo per le scuole che chiedono la parifica di realizzare l'integrazione scolastica secondo i principi della Legge-Quadro.

Anzi si danno 7 miliardi, altri soldi e altri posti in più, per gli insegnanti di sostegno che verranno assunti in queste scuole.

Quindi come vedete queste sono delle linee che ormai la normativa va portando avanti, certo, se dovesse cambiare l'andazzo politico e il quadro politico che ha prodotto questa normativa qualcosa potrà cambiare, ma non tanto da sopprimere questi orientamenti perché noi abbiamo alle spalle una norma della Costituzione interpretata da una sentenza della Corte Costituzionale e nessun Parlamento può andare contro la Costituzione che è quella che garantisce l'integrazione scolastica a pieno titolo degli alunni in situazione di handicap.

Certo non ci sarà più il Ministero , che ormai si sta ristrutturando, voi sapete che ormai l'Ufficio Studi non si occupa più di integrazione scolastica, se ne occupa la Direzione Generale Classica che si occupa dell'autonomia scolastica.

Ma questo è già un chiaro segno politico: l'integrazione scolastica rientra nella piena logica dell'autonomia e dovrà essere attuata nell'ambito delle norme generali dell'autonomia. Certo non avremo più alle spalle i Provveditorati agli Studi perché ci sarà un Ufficio scolastico Regionale, però i GLIP continueranno a funzionare perché sono previsti dalla Legge Quadro e i Gruppi di Lavoro dei Provveditorati agli Studi potranno essere a livello regionale o super regionale. Saranno comunque sempre delle strutture indispensabili che vi aiuteranno a svolgere il vostro lavoro.

I docenti utilizzati presso gli uffici decentrati ci saranno sempre, non avranno più la sede, perché perdono la sede di titolarità, però avrete sempre delle persone a cui rivolgervi per dei suggerimenti.

Poi oggi grazie a Dio, abbiamo i siti internet che permettono una comunicazione forte e permettono di acquisire informazioni: e ormai ci sono tutti i sistemi delle mailing list e delle liste di discussione che permettono scambi di idee e scambi di informazioni.

Come vedete ormai è un mondo che malgrado i cambiamenti rapidissimi che negli ultimi tra anni si sono verificati continua a vivere; l'integrazione scolastica ormai è una realtà acquisita.

Si tratta per un verso di difenderne i principi, per altro verso di modificare le attuazioni attualizzandole , rendendole più coerenti con le forme organizzative e d'identità della scuola che cambia perché solo in questo modo noi potremmo rispondere ai bisogni di questa società che sono sempre più complessi e sempre più ci comportano sforzi di attenzione e di fantasia. Grazie.


da Pubblicazione del Provveditorato agli Studi di Pesaro e Urbino -
G.L.I.P. Gruppo di Lavoro Interistituzionale Provinciale. Stampato nell'aprile 2001