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Appello al ministro Turco: ''Si fermi lo scandalo''

In 5 anni prescrizioni aumentate del 280%; i minori curati con la psicoterapia sono 30mila. Il Comitato ''Giù le mani dai bambini'' denuncia la leggerezza con cui vengono impiegati e l'apertura di centri per la loro somministrazione

Il boom degli psicofarmaci, anche in tenera età. Prescritti in abbondanza e con troppa leggerezza, sono oggi pane quotidiano per trentamila bambini italiani. E potrebbero diventarlo per oltre 700mila di essi, cioè per tutti quelli che, secondo i dati del ministero della Salute, sarebbero affetti da disturbi psichici. Praticamente, un bambino su nove. Decisamente troppi.

In cinque anni, fra il 1997 e il 2002, il numero di prescrizioni di questa tipologia di farmaci è cresciuto in Italia in modo esponenziale (+280%), facendo del nostro paese una delle nazioni con il tasso di incremento più alto. "Uno scandalo", denuncia il Comitato ‘Giù le mani dai bambini’, che in prossimità della Giornata Mondiale dell’Infanzia, prevista per lunedì 20 novembre, chiama a raccolta gli esperti e chiede al ministro della Salute Turco un intervento immediato. Obiettivo:

"Salvare Gianburrasca"; impedire cioè che i bambini "iperattivi" (quelli problematici o solo un po’ discoli), come anche quelli colpiti da depressione (o presunta tale), vengano curati a suon di pillole. Come fossero caramelle.

I dati per lanciare l’allarme ci sono tutti, e coprono l’intero continente: l’Emea, l’agenzia europea per i farmaci, ha recentemente autorizzato la somministrazione di uno degli psicofarmaci più diffusi, il Prozac, a partire dagli otto anni di età. E già dopo appena quattro – sei sedute di psicoterapia senza apprezzabili risultati. Una situazione che – ha affermato Luca Poma, portavoce di ‘Giù le mani dai bambini’ – "nel nostro paese si accompagna alla prossima apertura, su tutto il territorio nazionale, di ben 82 centri per la somministrazione di psicofarmaci ai bambini iperattivi. Ne sono previsti diciannove in Lombardia, tredici in Veneto, sette in Sicilia, e così via, con una presenza capillare: e pensare che – ricorda Poma – "le autorità di controllo sanitario avevano assicurato l’istituzione di un solo centro di eccellenza in ogni regione, in modo da prevenire gli abusi". Una preoccupazione che, evidentemente, è stata totalmente accantonata.

Nell’appello presentato al ministro Turco un vero e proprio "decalogo di buone prassi", da quelle tecniche (come l’istituzione di un tavolo di lavoro per approfondire il fenomeno delle prescrizioni indiscriminate di psicofarmaci ai bambini) a quelle sanitarie, come la previsione che la psicoterapia sia sempre l’ultima strada da intraprendere, con il parallelo rafforzamento delle vie alternative alla medicalizzazione.

Anche perché non sempre l’utilizzo di questi farmaci è giustificato. "Le troppe prescrizioni" – ha affermato Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva – "sono dovute a diagnosi non corrette formulate da medici di medicina generale e da pediatri che non hanno il necessario bagaglio di informazioni per compiere un passo così importante. Una responsabilità forte c’è anche però da parte di quei medici competenti, neuropsichiatri infantili o psichiatri adolescenziali, che ritengono che alla base del disturbo dei bambini vi sia un fattore biologico curabile solo con i farmaci". Il rischio è attuale (tante le famiglie segnate dai nuovi problemi che sostituiscono o si aggiungono ai vecchi), ma anche futuro, perché i baby-consumatori rischiano di diventare degli adulti farmaco-dipendenti.

Di fronte all’appello, naturalmente l’impegno delle Istituzioni è arrivato. La vicepresidente della commissione Affari Sociali della Camera, Dorina Bianchi, propone un piano di investimenti sociali insieme alle regioni per un supporto ai giovani e l'implementazione dei consultori, luoghi che "con le famiglie e la scuola devono svolgere un ruolo cruciale" nell’assistenza ai bambini e agli adolescenti che soffrono di disturbi psichici. Dal canto suo, la presidente della commissione bicamerale per l'infanzia, Anna Maria Serafini, annuncia che il tema "sarà presto messo all’ordine del giorno", mentre in Parlamento arriva comunque una interrogazione parlamentare, presentata dalla senatrice Paola Binetti (neuropsichiatria infantile), per chiedere che "venga in ogni caso bloccata non solo qualunque forma di abuso ma anche qualunque somministrazione impropria di psicofarmaci che contrasti con lo sviluppo sereno del bambino". Secondo l’esponente della Margherita, occorre affrontare il disagio del bambino "in un’ottica che privilegi gli interventi di tipo psicoeducativo", puntando "sulla massima integrazione possibile sul piano sociale": il che, va da sé, "presuppone interventi farmacologici ridotti al minimo, e dove possibile accuratamente evitati". "Ben altra pillola della felicità"- dice riferendosi al Prozac – "è necessaria per venire incontro ai disagi dei bambini".

La campagna di sensibilizzazione del comitato "Giù le mani dai bambini", nato nell’ottobre 2003 per iniziativa di un gruppo di medici, consorzia oggi oltre cento associazioni e si avvale dell’opera e delle esperienze di 240mila professionisti e addetti ai lavori. Dal 20 novembre prossimo sarà disponibile nelle librerie italiane il testo "Iperattività, depressione ed altre moderne malattie: la salute dei minori ed il marketing del farmaco": un’opera editoriale che racconta la "più visibile campagna di farmacovigilanza mai promossa in Italia". A giudicare dai dati, ce n’è quanto mai bisogno. (Stefano Caredda)

*Redattore Sociale*

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"Giù le Mani dai Bambini" è il più rappresentativo Comitato <http://www.giulemanidaibambini.org/promotori.php> italiano con focus sui disagi dell'infanzia: raggruppa quasi cento associazioni di volontariato e promozione sociale, le quali rappresentano tramite i propri iscritti oltre 8 milioni di italiani.


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