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COORDINAMENTO ITALIANO INSEGNANTI DI SOSTEGNO
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  COMUNICATO STAMPA

 

Martedì 14 gennaio, presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università "Tor Vergata" di Roma, si è svolto il secondo Convegno Nazionale promosso dal C.I.I.S., sul tema:

"2003: Anno della Disabilità

Quale Formazione per l’insegnante Specializzato?".

All’iniziativa hanno aderito molte associazioni delle famiglie (Anffas, Ente Nazionale Sordomuti, Gruppo Asperger, FISH), esperti del settore, docenti universitari, dirigenti scolastici (Andis), rappresentanti delle organizzazioni sindacali nazionali, comparto scuola (CGIL, CISL, SNALS, UIL, COBAS, UGL, GILDA), alcuni parlamentari ed euro-parlamentari.

Erano presenti circa 300 insegnanti provenienti da quasi tutte le regioni d’Italia in rappresentanza delle migliaia di docenti specializzati non abilitati che operano nella scuola.

I numerosi interventi, che si sono prolungati per oltre cinque ore, hanno puntualizzato la situazione degli insegnanti di sostegno, che oggi risulta essere caratterizzata da docenti che hanno seguito percorsi formativi molto differenti fra loro.

La formazione dell’insegnante specializzato, che risulta essere uno degli elementi essenziali nel processo di integrazione in quanto vede coinvolti vari settori di tutta la società civile, è il presupposto per concretizzare il progetto di integrazione nella scuola e nella società intera.

Nei loro interventi, numerosi relatori hanno cercato di sintetizzare le tante norme attinenti al settore della disabilità, promulgate successivamente all’entrata in vigore della legge-quadro 104/92, con riferimento anche a quelle precedenti:

Sono così state evidenziate numerose norme e leggi, che hanno generato, in questi anni, moltissimi insegnanti di sostegno attraverso percorsi formativi anche totalmente diversi.

Quale prima conseguenza è emersa la forte esigenza di monitorare la situazione, al fine di conoscere con precisione le varie modalità di inquadramento degli insegnanti che ora operano nelle scuole di ogni ordine e grado, siano essi di ruolo o precari, specializzati o meno, in modo da poter definire una base di partenza certa e condivisa sulla quale impostare il confronto, per addivenire a proposte di riordino del settore ed alla individuazione delle modalità di formazione e di assunzione degli insegnanti di sostegno.

Tutto ciò risulta necessario al fine di garantire percorsi formativi che siano di garanzia per azioni educative nelle classi, impostate sull’efficacia e sulla continuità. Per questo sono stati sottolineati alcuni passaggi fondamentali:

uguale opportunità di formazione per tutti gli insegnanti specializzati;

formazione in itinere, per tutti i docenti, in particolare per gli insegnanti curricolari,

percorsi formativi adeguati, omogenei, anche quegli insegnanti che, privi di specializzazione, hanno già avuto l’opportunità di esperienze lavorative in classi nelle quali erano iscritti alunni diversamente abili. L’esperienza da sola, infatti, se non supportata da una adeguata preparazione, non è assolutamente sufficiente per operare con competenza, professionalità e incisività.

E’ stato inoltre sottolineato come nella decennale fase di transizione [necessaria per il passaggio alla laurea per tutti gli insegnanti delle scuole materne, elementari e secondarie di primo e di secondo grado] siano stati richiesti dal Ministero, con appositi decreti e con ordinanze (cfr, D.I. 460/98 ex D.P.R. 970/75), percorsi di formazione diversamente articolati, che hanno contribuito a creare insegnanti specializzati, che oggi insegnano in molte scuole.

Per coloro che sono intervenuti nel dibattito, risulta ovvio che gli insegnanti, specializzatisi con Corsi conformi alle leggi in vigore, non possano ora essere "allontanati" dalla scuola, solo perché per loro non è stato fino ad ora individuato un percorso chiaro e attuabile per conseguire l’abilitazione, requisito indispensabile per l’inserimento nelle graduatorie permanenti.

Questi insegnanti sono di fatto "serviti"(vale a dire, sono stati e sono "utilizzati") per far fronte ad una emergenza dovuta alla carenza di insegnanti specializzati. La specializzazione, d’altra parte, è il requisito indispensabile per assolvere al dettato dell’art. 14 della legge 104/92, là dove questa prescrive che alle classi, in cui sono iscritti alunni in situazione di handicap, debbano essere assegnati insegnanti muniti dell’apposito titolo di specializzazione.

L’invito, pertanto, rivolto con forza dal C.I.I.S. prevalentemente al legislatore, ma anche alle Organizzazioni Sindacali e alle Associazioni delle Famiglie, è stato quello di sollecitare il legislatore a farsi carico di questa situazione di precariato, affinché vengano emanati i provvedimenti necessari per garantire continuità educativa e didattica, riportando serenità e chiarezza in tutto il settore.

Da parte degli insegnanti intervenuti, ma anche da parte dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali, è stato sollecitato il consiglio direttivo del C.I.I.S. affinché si impegni a trasmettere alle sedi competenti una richiesta di presa di posizione ufficiale relativa alla proposta di un corso abilitante riservato, necessario per sanare una situazione che le norme pregresse hanno creato, allo scopo di non disperdere un prezioso patrimonio di esperienze e di professionalità maturate insegnando nelle classi nel corso di questi anni.

Al tempo stesso, dal Convegno è stato concordato dai convenuti quanto sia necessaria e improrogabile la definizione di un percorso di formazione degli insegnanti specializzati, che non sia "adattabile" o "determinato" dalle esigenze del momento, bensì finalizzato ad una preparazione seria ed adeguata. Le modalità fino ad oggi messe in atto, infatti, sembra abbiano fatto passare in prevalenza un messaggio, e cioè che

per entrare più rapidamente nella scuola era ed è "meglio" specializzarsi,

che non è importante la qualità della formazione, quanto la disponibilità in termini numerici, ossia la quantità, di docenti specializzati disponibili,

che il ruolo dell’insegnante di sostegno può anche essere "residuale" rispetto alle attività educativo-didattiche previste dal Piano dell’Offerta Formativa delle singole scuole

contribuendo così a far perdere credibilità a quanto sancito dalla Legge 104/92, che ha cercato invece di dare indicazioni tese all’attuazione di una vera integrazione.

Un percorso definito, chiede quindi il C.I.I.S, un percorso non flessibile nei tempi, ma flessibile nelle opportunità di crescita e di formazione, le quali devono necessariamente continuare durante l’attività lavorativa nella scuola, in quanto esse rappresentano i presupposti indispensabili, che concorrono a dare dignità e professionalità al docente specializzato e, in particolare, contribuiscono a garantire quei diritti di cui è portatore ogni persona, nello specifico l’alunno/a diversamente abile, destinatario e protagonista del comune processo di crescita.


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