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Parere dell'Avv. Salvatore Nocera, sul PdL AC 295

Proposta di Legge, d'iniziativa dei deputati

GIACCO, DUCA, RUGGIERI

"Riconoscimento della lingua dei segni italiana"

Presentata il 30 Maggio 2001

 

OSSERVAZIONI:

Il Progetto di Legge in oggetto suscita perplessità sotto il profilo della legittimità costituzionale e dell'opportunità politica ed amministrativa:

1. Il richiamo all'art.6 della Costituzione, effettuato nell'art. 1 del P.d.L. è di dubbia costituzionalità, poiché tale norma riguarda la tutela delle minoranze linguistiche che si ricollegano a vicende storiche, etniche e culturali di un popolo.

Equiparare la LIS (che può avere riconosciute delle caratteristiche grammaticali analoghe quelle di un linguaggio) ad una lingua intesa in senso giuridico, politico, costituzionale sembra non solo una forzatura, ma addirittura una forzatura del sistema costituzionale italiano.

2. Leggendo la relazione accompagnatoria al P.d.L. si coglie un collegamento strano fra la normativa che tutela l'integrazione sociale delle persone sorde con la necessità di approvazione del P.d.L..

Infatti tutta la normativa nazionale citata non ha nulla a che fare con il riconoscimento legale della cosiddetta lingua dei segni giacchè riguarda il diritto all'integrazione sociale, scolastica e lavorativa delle persone sorde che era precluso dalla frequenza degli istituti speciali, nel cui ambito si era sviluppata la cosiddetta lingua dei segni, e nel cui ambito si vuole che torni ad operare rilanciando le scuole speciali per sordi. La LIS comunque impedisce la piena integrazione dei sordi con le persone normoudenti, essendo un pezzo di comunicazione solo tra sordi, mentre l'oralismo, assai diffuso, specie grazie alla "lettura labbiale", alle più recenti tecnologie protesiche ed all'impianto coclearie, favorisce un normale scambio relazionale tra sordi e udenti. Pertanto sembra priva di fondamento l'affermazione che la LIS è la "lingua della comunità per i sordi", infatti, molti sordi, specie i più giovani oralisti e le loro famiglie vogliono che non imparino la LIS, ma solo delle modalità gestuali a rinforzo dell'oralismo.

Nella consulta del Ministero della P.I. si è assistito continuamente allo scontro fra l'Ente Sordomuti che pretende il riconoscimento della LIS come mezzo unico o prioritario di comunicazione e la FIAD che invece accetta solo e in via subordinata all'oralismo in taluni rari casi quali ad esmpio i figli di persone sorde.

Una dichiarazione del Prof, Aslam dell'Università di Padova e delle cattedre di Otorino Laringoiatria, Audiologia e Foniatria in data 4 dicembre 1999, che si allega, sostiene la necessità di una riabilitazione acustica precoce dei bambini sordi, che verrebbe rinviata e vanificata se si adottasse prioritariamente l'insegnamento della LIS.

Sotto il profilo dell'opportunità amministrativa e finanziaria, l'eventuale riconoscimento della LIS come lingua di una minoranza linguistica, come detto nell'art.1, comma 1 del P.d.L., comporterebbe un'enorme spesa erariale per l'attuazione delle "competenze, provvidenze e tutele conseguenti".

Si pensi ad esempio ai costi per la fornitura obbligatoria ai settantamila sordi italiani, e ad un non quantificabile numero di sordi stranieri residenti in Italia, degli interpreti gestuali, nonché della fornitura di tale nuova figura professionale a tutti gli Uffici Pubblici, a tutte le scuole, ivi comprese quelle private.

Si pensi ancora al costo della obbligatoria formazione di questo personale, al costo per l'obbligatoria stampa e distribuzione ai Pubblici Uffici dei dizionari della cosiddetta lingua dei segni.

Si pensi infine all'obbligo di fornire la rete informatica dei servizi Pubblici di appositi programmi per l'utilizzazione dei segni della LIS.

In conclusione, l'eventuale accoglimento del P.d.L. andrebbe in contrasto con le politiche di integrazione scolastica e sociale affermatesi in Italia da oltre trent'anni e confermate dall'attuale Governo.

Esso inoltre avvierebbe un processo di rilancio delle scuole speciali non solo per i sordi ma anche per gli altri alunni con handicap, specie se in situazione di gravità.


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