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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Altro che anno europeo della disabilita’!

dalla Fish (Federazione Italiana Superamento Handicap)


Nel testo proposto dal Governo non si trova nessuna disposizione a favore delle persone con disabilità. E' assente qualsiasi novità positiva.  Nessuna delle indicazioni, chiarissime e ben motivate,  emerse dalla Conferenza Nazionale sulla Disabilità (Bari, Febbraio 2003) è stata recepita, nonostante in quell'occasione, voluta dallo stesso Governo, gli impegni e le rassicurazioni si fossero sprecate.


Non è tutto. Nella Manovra (art. 42) vi sono pesanti cambiamenti dell'impianto di garanzia legato alla concessione delle provvidenze economiche alle persone con disabilità. Un pericoloso passo indietro.

Se a questo si aggiungono le disposizioni contenute nell'art.14 del decreto legislativo di attuazione della legge 30/2003, il quadro è completo: la disabilità, per questo Governo è solo un costo da limitare!
Solo a titolo di promemoria ricordiamo che l'articolo 14, prevedendo l'adempimento dell'obbligo di assunzione da parte delle imprese con l'assegnazione, senza limite di data, della quota d'obbligo presso cooperative sociali, impedisce ai lavoratori, che sino ad oggi hanno lavorato e lavorano nei normali posti di lavoro, di continuare a lavorarvi, costringendoli a chiudersi nelle cooperative sociali.


Questa è la direzione intrapresa!

 

Il presidente della FISH

Pietro Barbieri

 

 

Nota da parte di Carlo Giacobini

 

LA MANOVRA FINANZIARIA: PRIME ANALISI


Il Consiglio dei Ministri ha dunque presentato la Manovra Finanziaria per il  2004. Il testo è un decreto legge, già vigente, che, come di rito,  dovrà essere convertito in legge dalle Camere che hanno facoltà di emendarlo.

Chi confidava sul fatto che, essendo il 2003 l'Anno europeo delle persone  disabili, il Governo avrebbe ripreso le indicazioni, molte e ben motivate,  espresse alla Conferenza (governativa) Nazionale sulla Disabilità del  febbraio scorso, rimane ampiamente deluso. Nessuna misura, nemmeno la più  blanda, è prevista a favore delle persone con disabilità e i loro familiari. E proprio nei giorni in cui si festeggia una bislacca "Giornata nazionale  per l'eliminazione della barriere architettoniche", voluta dalla Presidenza  del Consiglio dei Ministri, il Governo vara una Manovra Finanziaria in cui  di eliminazione di qualsivoglia barriera e di disabili non c'è traccia.

 

Queste macroscopiche lacune sarebbero già di per sé gravi. Ma non è tutto.  Un subdolo articolo modifica  in negativo  alcuni aspetti di fondamentale  importanza per le persone disabili. Quell'articolo, il 42, di non facile  lettura per i non addetti ai lavori, interviene sui procedimenti di ricorso  legati al riconoscimento dell'invalidità, dell'handicap e della valutazione  di disabilità legata all'integrazione lavorativa.

Per far comprendere esattamente dove il Governo intende arrivare, bisogna  spiegare quali sono attualmente i meccanismi del ricorso.


IL RICORSO AMMINISTRATIVO.


Attualmente la persona disabile che riceve un verbale di invalidità su cui  non sia d'accordo, può presentare, entro 60 giorni dalla notifica, ricorso  amministrativo alla Commissione Medica Superiore (a Roma). Il ricorso non ha  nessun costo e può essere presentato senza l'assistenza di un legale. La Commissione ha tempo 180 giorni per esprimersi: rarissimamente lo fa.  Trascorso quel termine, il ricorso si considera rigettato. L'interessato, a  questo punto, può decidere se attivare il ricorso giurisdizionale (cioè  andare dal giudice), oppure rinunciare, oppure ancora presentare, subito o  successivamente, domanda di aggravamento alla Commissione ASL. Se decide di andare in giudizio, deve essere assistito da un legale, deve  produrre una perizia medica legale e deve attendere i tempi della giustizia  civile (nel più rapido dei casi: due anni).

 

Cosa propone il Governo: d'ora in poi sono aboliti i ricorsi amministrativi.

Il ricorso può essere solo giurisprudenziale (con buona pace della Giustizia  civile già abbastanza ingolfata). Anziché perfezionare i procedimenti di ricorso amministrativo, in modo da  evitare più pesanti contenziosi, il Governo preferisce quindi incentivare la  via giudiziale. Una scelta che non gioverà certo al disabile, anche se  aumenterà il giro di affari per avvocati, medici legali, patronati sindacali  (loro malgrado, forse). Era invece quanto mai opportuno rivedere e ripensare l'iter del ricorso  amministrativo, trasferendo le competenze della Commissione Medica Superiore  in seno alle singole Regioni. In quel caso, i ricorsi amministrativi  potevano essere risolti all'interno di ogni singola Regione, accelerando i  tempi e limitando il ricorso alla giustizia civile.


LA COMMISSIONE MEDICA SUPERIORE


Verrebbe da pensare che, visto che è abrogato il ricorso amministrativo, la  Commissione Medica Superiore (Roma) sia soppressa e le competenze ispettive  sulle Commissioni Mediche di Verifica (periferiche) siano trasferite ad  altro organo. Non è così: la Commissione Superiore rimane "attiva" anche se  ne verranno rimodulate composizione e competenze (ed anche qui forse avremo  delle sgradite sorprese).



IL RICORSO GIURISDIZIONALE

Il Governo non si accontenta però di abrogare il ricorso amministrativo, ma  interviene anche nel ricorso giurisdizionale.

Perché?
Nei fatti il Ministero dell'Economia si è accorto che nella gran parte dei  ricorsi davanti al giudice risulta soccombente lo Stato. Il motivo è che  quasi mai Avvocatura dello Stato, Regioni o INPS sono presenti al processo e  controdeducono. Pertanto non il dibattimento può essere sbilanciato a favore  del ricorrente. Per colmare queste lacune si impone ora per legge che gli  "atti introduttivi dei procedimenti giurisdizionali" siano comunicati anche  al Ministero dell'Economia che può quindi difendersi anche attraverso propri  funzionari.

Se sotto il profilo della correttezza è giusto che sia garantito il  dibattimento, si ravvisa una pericolosa inversione di tendenza rispetto al  trasferimento delle funzioni dallo Stato alle Regioni.

Nel 1998 (D. Lgs. 112) le funzioni concessorie relative alle provvidenze  economiche per gli invalidi civili sono state trasferite alle Regioni cui è  stata affidato quindi anche il compito di resistere in giudizio. Con la  Manovra Finanziaria, in barba al federalismo e al principio di  sussidiarietà, il Governo dimostra nei fatti, ancora una volta, di non  fidarsi delle Regioni riprendendosi una competenza che ritiene elusa. Sarebbe stato più corretto e più efficace, oltre che più coerente con il  principio di un auspicabile federalismo, incentivare la presenza in giudizio  delle Regioni, magari utilizzando nella fase istruttoria e di dibattimento  le competenze e le conoscenze delle Commissioni ASL che poi sono quelle che  hanno emesso il verbale oggetto di contenzioso.

È, quella del Governo, un'entrata a gamba tesa sulle competenze e sulle  potenzialità delle regioni su cui, ci auguriamo, ci sia una doverosa  reazione da parte di queste ultime.


IL CONTROLLO BUROCRATICO


Attualmente tutti i verbali (invalidità civile, cecità civile, sordomutismo,  handicap, disabilità ex L.68/1999) una volta perfezionati dalle Commissioni  ASL devono essere inviati alla Commissione di Verifica (dipendente dal  Ministero dell'Economia). Nel caso delle minorazioni civili la verifica è  sulla correttezza burocratica (formale) e sulla sostanza. Nel caso delle  certificazioni di handicap e di quelle di disabilità (legate al collocamento  mirato) il controllo è meramente formale. La Commissione di Verifica ha  tempo 60 giorni per esprimersi dopodiché vige il principio del silenzio  assenso.


Il Ministero dell'Economia che cosa propone?

Le Commissioni di verifica  verranno integrate con un operatore sociale ed un esperto nei casi da  esaminare. In questo modo potrà entrare anche nel merito dei verbali di  handicap e di quelli di disabilità e, se lo ritiene opportuno, sospenderli. Questa ipotesi lascia esterrefatti.

Definire le possibilità di collocamento  mirato è il risultato di un lavoro di servizi per l'inserimento lavorativo,  della conoscenza della persona e delle sue possibilità che comporta (o  dovrebbe comportare) un approfondito lavoro da parte delle Commissioni ASL.

Questo lavoro potrebbe essere messo in discussione da una Commissione  completamente slegata dalla rete dei servizi territoriali, dal mercato del  lavoro, dalla conoscenza della realtà territoriale. E ancor più scombinate  dai Comitati Tecnici Provinciali che operano istituzionalmente, per compito  del Ministero dell'Welfare, per l'inserimento lavorativo

Altra entrata a gamba tesa, quindi, sulle competenze delle singole Regioni e  delle singole ASL.
Altro schiaffo alla sussidiarietà, cioè al principio che impone che  l'applicazione e la modulazione di alcune norme siano attuate localmente e  non imposte dall'autorità centrale.

Il Ministero avrà poi l'esatta dimensione del costo di funzionamento delle  Commissioni di Verifica?

Ha effettuato una valutazione dei costi e dei  benefici? Come motiva l'incremento di bilancio autorizzato (2 milioni di  euro per l'oramai concluso 2003, 10 milioni di euro per ogni anno successivo?

 La FISH, Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap cui la nostra associazione aderisca, ha più volte  sostenuto l'opportunità della soppressione delle Commissioni di Verifica ed  il trasferimento delle competenze ad una Commissione presso ciascuna Regione.


LE GRAVI MENOMAZIONI


Nella Finanziaria per il 2001, era stato approvato un articolo, il 97,  piuttosto bizzarro: "I cittadini affetti dalla sindrome di Down e i soggetti  portatori di gravi menomazioni fisiche permanenti nonché i soggetti disabili  mentali gravi sono esonerati dalla ripetizione annuale delle visite mediche,  finalizzate all'accertamento della disabilità, ad esclusione dei casi in cui  vi sia specifica richiesta del medico di famiglia." Il dettato è  inapplicabile poiché nessuna norma prevede la ripetizione annuale delle  visite in questione.

Ecco allora che il Governo prevede una nuova definizione: "I soggetti  portatori di gravi menomazioni fisiche permanenti, di gravi anomalie  cromosomiche nonché i disabili mentali gravi con effetti permanenti sono  esonerati da ogni visita medica, anche a campione, finalizzata  all'accertamento della permanenza della disabilità." A prescindere dalla dimenticanza delle patologie di origine genetica (sono  contemplate solo le anomalie cromosomiche), la definizione sembra più corretta.

Ma potrà mai essere applicata?

Il Governo si dà tempo 180 giorni per  individuare, con Decreto, l'elenco delle patologie esenti dalla ripetizione  delle visite. Sarà un'operazione di una difficoltà metodologica e scientifica enorme che  produrrà, oltre che delle ovvie discriminazioni, una pressione enorme da  parte di tutte le associazioni  grandi e piccole  per far inserire  nell'elenco questa o quella patologia. Invece di attuare ciò che è previsto dalla legge quadro sull'assistenza  (328/2000) e cioè la revisione dei criteri di accertamento della disabilità  rifacendosi agli standard internazionali (ICF), si preferisce introdurre un  ulteriore elemento di complicazione burocratica alla cui base dovranno  convivere principi scientifici e interessi clientelari.

Un particolare significativo: il decreto verrà emanato dal Ministero  dell'Economia e delle Finanze di concerto con il Ministero della Salute.

Una ennesima riprova di come il superministero stia allungando le mani su  tutto il comparto assistenziale. Anche in questo caso la proposta della FISH è di tutt'altro segno:  accelerare i tempi per la revisione dei criteri di accertamento della  disabilità tenendo presenti gli standard ICF e con una determinata  attenzione al carico assistenziale. Cioè "a ciascuno secondo i suoi bisogni"  e non più "a ciascuno a seconda della percentuale di invalidità".


Carlo Giacobini

FISH - Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap

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Con questa finanziaria il governo, ha voluto celebrare l'anno della disabilità.

Rolando Alberto Borzetti


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