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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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IL PARLAMENTO CI RIPENSI:

I SORDI NON POSSONO ESSERE UNA MINORANZA LINGUISTICA COSTITUZIONALMENTE GARANTITA

 

Di SALVATORE NOCERA

Vicepresidente nazionale della F I S H (Fed. It. Per il Superamento dell’Handicap)

 

Il Senato ha approvato il 16 Marzo 2011 ed ha trasmesso alla Camera il 23 stesso mese la proposta di legge che ha preso alla Camera il N. c4207 con la quale si dettano” Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva e riconoscimento della lingua dei segni italiana”.

Trattasi di una PdL interessante poiché ribadisce a favore delle persone sorde il diritto all’integrazione scolastica, lavorativa e  sociale, già assicurato per tutte le persone con disabilità dalla Legge-quadro n. 104/92 e lo inserisce nella logica  di alcune Convenzioni europee e dei diritti umani sanciti dalla Convenzione ONU ratificata con L.n. 18/2009

In particolare la PdL dà molto risalto al riconoscimento della LIS, lingua italiana dei segni che è un importante mezzo comunicativo per i sordi “ segnanti “, che ha avuta una grande enfasi in Italia negli ultimi anni facendo ridurre l’attenzione in precedenza data all’oralismo,sostenuto con successo specie nell’Ottocento e Novecento da grandi studiosi italiani  che hanno giovato all’istruzione delle persone sorde. L’attenzione alla LIS è frutto dell’influenza giocata all’interno della Convenzione ONU da altri Paesi dove  la LIS è mezzo di comunicazione quasi esclusivo  ed i minori sordi vengono ancora istituzionalizzati. In Italia questa importanza è meno sentita dalle famiglie e specie dai giovani  , sia per la tradizione culturale di cui si è detto, sia per la crescente protesizzazione precoce e per la crescente diffusione degli impianti cocleari, che consentono alle persone sorde di migliorare enormemente la capacità percettiva uditiva e, grazie a precoce riabilitazione logopedica , anche di parlare correntemente.

Quello però che colpisce nella PdL è nell’art 1 comma 2 il riferimento, come fonte costituzionale  all’art 6 Cost, secondo cui l’Italia tutela le “ minoranze linguistiche “.

Il riferimento a tale norma costituzionale è, a mio avviso, improprio per diversi motivi:

1-Il concetto di “ minoranza linguistica “ è stato elaborato in diritto internazionale con riferimento alle categorie politico-giuridiche di nazione, popolo, stato e stati composti da popolazioni di diverse lingue-madri, delle quali la maggioritaria è quella della nazione e le minoritarie vanno rispettate e tutelate grazie al principio del pluralismo linguistico .

Anzi le “ minoranze linguistiche” costituendo delle comunità coese al loro interno vanno tutelate concretamente col diritto ad usare ufficialmente la propria lingua  in tutti gli uffici pubblici, i cui dipendenti sono tenuti alla conoscenza ed all’uso del bilinguismo, quello nazionale e quello delle minoranze , laddove esse sono presenti; così è in Valle d’Aosta  per il Francese e per il Patuan, in Alto Adige per il Tedesco ed il   Ladino, in Friuli Venezia Giulia per lo Slavo.e solo in queste regioni  a statuto speciale. Nelle altre Regioni gli abitanti delle tre Regioni citate non possono pretendere che nei pubblici uffici i dipendenti conoscano ed usino le lingue minoritarie.

Invece il riferimento all’art 6 della Costituzione relativo alla LIS col combinato disposto dell’art 1 comma 3 della PdL, creerebbe dei paradossi del tutto nuovi nel campo della tutela delle “ minoranze linguistiche.

2.- – tutte le persone sorde, “segnanti “ ed” oraliste “  vengono accomunate in un’unica comunità, mentre gli  “oralisti “ pretendono di non essere accomunati ai “ segnanti”.

3.-  la sedicente  “ comunità sorda “ non è concentrata su un certo territorio, ma è diffusa su tutto il Paese.

Se pertanto si dovesse applicare alla sedicente “ comunità minoritaria sorda” l’art 6 della Costituzione, si dovrebbe pretendere che in tutto il Paese venga garantito in tutti gli uffici pubblici l’uso della LIS , con la conseguente necessità  che Stato e Regioni ed Enti locali assicurino , a spese pubbliche, alle persone sorde la presenza di interpreti gestuali, di vocabolari della LIS, di telefoni col display per la lettura delle persone sorde, etc.

4. -       Ciò contrasterebbe con l’art 3 della Pdl che vieta per l’attuazione della legge nuove o maggiori spese che, invece, dovranno necessariamente aversi proprio per garantire il rispetto di questa   ipotetica minoranza linguistica. Anzi, in caso di  inadempienza a tale diritto, le persone sorde “ segnanti”  potrebbero denunciare l’Italia sia alla Corte di Giustizia europea, sia alla Segreteria generale dell’ONU in forza delle Convenzioni europee e  della Convenzione ONU, con conseguente condanna dell’Italia sia al pagamento di multe, sia all’esposizione del ludibrio internazionale per mancato rispetto delle minoranze linguistiche.

5.- Se la LIS divenisse lingua di una minoranza linguistica ai sensi dell’art 6 Cost., è da tener presente che malgrado il divieto di maggiori spese sancito nell’art 3 della PdL, tutti i sordi segnanti avrebbero facile gioco ad ottenere dalla Corte costituzionale la declaratoria di incostituzionalità di tale art 3, dal momento che è costante Giurisprudenza della Corte , da ultima la Sentenza n. 80/10, che il nucleo essenziale di un diritto costituzionalmente garantito non può essere insoddisfatto neppure per motivi di vincoli di bilancio.

6.- Cosa diversa è invece l’interpretazione dell’art 2 della PdL laddove sono indicate le materie che dovranno sviluppare i regolamenti attuativi della stessa con riguardo ai diritti ivi contenuti. Infatti tutte le materie indicate sono già previste dalla nostra normativa e garantiscono alle persone sorde “ segnanti” , a spese delle Province, interpreti gestuali a scuola ( lettera B ),  a spese delle università l’interprete gestuale durante le lezioni ( lettera C), a spese della RAI-TV l’interprete gestuale in alcune trasmissioni di telegiornali ( lettera D ), a spese dello Stato, interpreti nei giudizi( lettera  E ), a spese pubbliche l’attuazione degli art da 12 a 18 della L.n. 104/92 per l’inserimento scolastico e lavorativo ( lettera F),  a spese degli interessati  l’accompagnamento di interpreti gestuali in tutti gli uffici pubblici, ragione per la quale la normativa assegna alle persone sorde l’indennità di comunicazione, indipendentemente dalle condizioni economiche.

Piuttosto interessante è la lettera A  del comma 1 dell’art 2 della PdL dove si prevede la normazione puntuale di interventi precoci in campo   diagnostico, logopedico, protesico ed educativo, attualmente previsti da numerose norme in modo generico e non vincolante, che dovranno  invece prevedere sanzioni in caso di inadempienze.

E tali sanzioni saranno conseguenti alla qualificazione, prevista nella stessa lettera A di tali interventi come “ livelli essenziali di prestazioni sanitarie   ai sensi dell’art 117 lettera “m” della Costituzione, cioè da realizzare in modo generalizzato ed uniforme su tutto il territorio nazionale.

Ancora interessante è il riferimento costante in tutto il testo non solo alla LIS, come mezzo comunicativo, ma anche a mezzi informatici ed alla sottotitolazione, che amplia ed ammoderna i mezzi comunicativi per  le persone sorde.

Ancora interessante è , sempre nella stessa norma, il riferimento alla procedura secondo cui i contenuti degli emanandi Regolamenti   verranno formulati “sentite le associazioni di rilevanza nazionale per la tutela e la promozione dei diritti delle persone sorde in ossequio dell’art 18 della Costituzione sul pluralismo associativo.

In conclusione, se la Camera sopprimerà , nell’art 1 commi  2 e 3 , il riferimento all’art 6 della Costituzione, non solo si eviterà un sicuro vizio di incostituzionalità di questa interessante PdL, ma si avrà un articolato normativo snello  e con alcuni spunti innovativi  significativi che spinge a chiederne l’immediata approvazione e l’immediata attuazione tramite la rapida emanazione dei regolamenti applicativi.

Bisogna dare atto alle due principali associazioni di tutela delle persone sorde italiane, l’ENS, l’Ente Nazionale Sordi per i sordi segnanti, e la FIADDA, la Famiglie Italiane Associate  per la Difesa dei Diritti  degli Audiolesi, per essere riuscite a contribuire  a far formulare dal Parlamento questa interessante PdL che, se emendata dalla Camera come sopra auspicato, sarà un punto importante nel faticoso cammino di inclusione sociale delle persone sorde in Italia.


Interpreti Lis: "Standardizzare la formazione e riconoscere la professione"

Circa 200 gli interpreti in tutt'Italia, concentrati attorno ai centri di formazione di Roma, Campania e Lombardia. A Roma, presso l'Istituto dei sordi, un incontro organizzato dall'Anios per mettere a fuoco le sfide del futuro per l'interpretariato, mentre si aspetta che la Camera approvi la legge già passata all'unanimità al Senato

ROMA - "Riuscire a dare una standardizzazione della formazione degli interpreti, capire le esigenze dei territori e fornire servizi adeguati". Sono queste le sfide nell'immediato per gli interpreti della Lingua dei segni secondo, Marcello Cardarelli presidente di Anios, associazione interpreti di lingua dei segni italiana che ieri si è riunita a Roma, presso l'Istituto statale dei sordi, per un incontro sull'interpretariato Lis ripercorrendo il passato attraverso varie testimonianze, per parlare delle sfide del futuro. E in quello prossimo c'è senza dubbio la legge sul riconoscimento della Lingua dei segni. "In questi giorni si sta discutendo alla Camera - ha spiegato Cardarelli -. La legge, dopo essere stata approvata all'unanimità dal Senato è stata esaminata per la prima volta dalla XII Commissione affari sociali della Camera. Ci sono alcune resistenze da una parte di alcuni deputati ed è una cosa che ci sorprende visto i due anni di lavoro del Senato e l'approvazione all'unanimità della legge stessa. Tuttavia siamo fiduciosi che queste prime schermaglie si supereranno e speriamo che la legge possa giungere al suo compimento senza modifiche. È una legge bilanciata e lascia libera scelta per qualsiasi percorso che la persona sorda scelga di avere nella sua vita".

Una legge, spiega Cardarelli, che risponde a molte delle esigenze messe in evidenza in questi anni anche dagli interpreti. "Le difficoltà oggi derivano, infatti, proprio dal fatto che è una lingua non riconosciuta - ha aggiunto -. Quindi anche la nostra professione oggi di fatto non esiste. Non sono regolamentati i corsi, quindi oggi chiunque può organizzare un corso. C'è una totale deregolamentazione da questo punto di vista. Abbiamo anche grosse difficoltà nel fornire servizi che invece andrebbero incrementati". Nel testo della legge, infatti, ci sono alcune indicazioni in merito. "La legge interviene sulla formazione rimandando ai regolamenti successivi che dovranno disciplinare i profili professionali e i percorsi formativi. Questo non è mai successo e in questo modo si andrebbero a standardizzare i corsi di formazione. Come avviene nel resto d'Europa in alcuni casi anche a livello universitario". In Olanda, per esempio è "un lavoro vero e proprio", aggiunge Cardarelli. "C'è un centro di formazione universitario dove si formano gli interpreti. Gli interpreti lavorano in aziende dove erogano servizi". Stessa cosa in Finlandia, dove il riconoscimento della lingua dei segni ha prodotto la nascita di servizi che vengono offerti alla persona sorda gratuitamente. "Gli interpreti sono dei dipendenti, incardinati in un sistema che offre dei servizi. E in Italia oggi non è così, nonostante la linea dell'Unione europea è da sempre verso il riconoscimento della lingua dei segni".

In Italia, oggi, gli interpreti sono circa 200, spiega Cardarelli. Un centinaio soltanto quelli iscritti all'Anios, ma la distribuzione territoriale è spesso fin troppo collegata ai centri di formazione. Basti pensare che la maggior parte degli interpreti oggi è presente proprio sul territorio di Roma, o in Campania o anche in Lombardia, dove si realizzano i corsi di formazione. "La numerosa presenza ti interpreti su di un territorio è legato al fatto che su quella città o Regione ci sono dei corsi. Dove ci sono corsi, nascono gli interpreti". E proprio in Campania a settembre ci sarà anche un evento europeo: per la prima volta in Italia verrà organizzata la Conferenza europea degli interpreti della lingua dei segni a Vietri sul Mare, vicino Salerno.

(16 aprile 2011)


 


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