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L'ingresso (*)

di Vito Piazza

Il ragazzo è davanti a te, all'ingresso. A volte non entra con gli altri compagni. O arriva prima o dopo.

Sappi che è solo, si sente solo. Può sentirsi smarrito. Anche se dovrebbe essere abituato, orma. Non è mica il primo!

Ricordi? Coltiva il dubbio, non avere certezze. Se quel ragazzo ha dei problemi seri sul piano del comportamento e dell'elaborazione cognitiva (può essere un ritardo mentale grave, autismo, psicosi, ecc.),può non <<ricordare>> l'abituale modo di comportarsi che gli altri si aspettano da lui.

Un piccolo cambiamento nell'ambiente fisico può innestare in lui una paura enorme, un'insicurezza paralizzante.

Quando ero direttore della scuola speciale Treves, nel lontano 1985, ci fu la famosa nevicata che contrappose Milano a Roma.

Noi milanesi ridemmo con un pizzico di cattiveria per quei romani arresisi a pochi centimetri di neve che erano riusciti a paralizzare la città eterna. Ma pochi giorni dopo, il buon Dio o la legge del contrappasso riversò su Milano tutta la neve del mondo. Milano si paralizzò. I pullman che portavano i ragazzi a scuola da tutte le zone della città faticavano ad arrivare a destinazione, molti si fermavano lungo il tragitto. Quando la paralisi dei mezzi pubblici era ancora parziale, i ragazzi arrivarono a scuola. Scesero dal pullman e andarono in classe, alcuni accompagnati, altri in modo autonomo.

Gianna (la chiameremo così) non aveva mai manifestato problemi particolari. Era una ragazza affetta da una grave psicosi, ma era in grado di riconoscere l'ambiente in cui arrivava, discriminando perfettamente tra casa e scuola, tra corridoio e aula, tra insegnanti, bidelli e autisti del pullman. Gianna arrivò e si guardò intorno. Poi si mise ad urlare disperatamente, cominciò a strapparsi le vesti, correndo come una pazza, come una cavalla imbizzarrita che nessuno era in grado di frenare. Perché?

La scuola era circondata da un giardino sempreverde.

Ora quel sempreverde era diventato bianco. E quel bianco era per Gianna l'ignoto, per Gianna quel bianco accecante era la paura, un tunnel che la stava soffocando tra le sue spire di nuvole bianche, bianche, bianche…

I pochi parametri di riferimento che la ancoravano alla realtà erano scomparsi nel bianco di una neve cattiva, che copriva ciò che per Gianna era sempre stato il mondo che conosceva.

Ora si trovava sull'orlo di un precipizio bianco, incapace di di andare avanti e di tornare indietro.

Da questo racconto puoi immaginare quanto sia importante l'accoglienza.

Nei loro POF da Club Mediterranée, molte scuole offrono l'accoglienza come momento iniziale della permanenza a scuola. Alcune scuole arrivano addirittura a effettuare un mese di accoglienza a base di Coca Cola, pasticcini, rock e bivacchi. Poi l'attività scolastica.

L'accoglienza invece, quella vera, è quel modo di ospitare e di andare incontro a quel ragazzo lì. Non lasciarlo solo.

Quando vedi arrivare un genitore che accompagna il figlio disabile cerca di metterti il più possibile in ordine, abbottonati il camice, datti una sistemata, sorridi, non aspettare fermo, va' loro incontro. L'abito è uno stato d'animo. L'Adler - ecco un altro che aveva litigato con Freud _ parla di geometria dell'amore. Un movimento verso è indice di disposizione d'animo amichevole, di interesse, un movimento da è invece indice di disinteresse o avversione.

Una personalità equilibrata va incontro agli altri a braccia aperte.

Se la persona (la mamma o il papà) si avvicina a te con un passo fermo e sicuro, questo atteggiamento è indice di coraggio, mentre un passo esistente ti può svelare un timore reverenziale nei confronti della tua scuola, troppo grande, troppo importante, troppo normale.

Non stringere la mano in modo timido e distaccato: il modo di dare la mano rappresenta un'espressione significativa dell'atteggiamento e del carattere di una persona. La stretta di mano che scivola via frettolosamente può essere interpretata come un rifiuto. Stringi la mano del genitore dell'alunno disabile come faresti con qualsiasi altra persona. Stringere la mano <<vera>> esprime franchezza, affidabilità, sicurezza. Stringere la mano in modo energico vuol dire cercare l'unione ed essere disponibile a fornire aiuto. Stai comunicando che il loro figlio con te può stare tranquillo. Stai comunicando che la tua scuola non è indifferente al dolore e ai bisogni dell'altro.

Se il genitore aspetta perché deve parlare con qualcuno della scuola, prima di <<passare il testimone>> non sederti se lui non si siede. Se c'è una sala d'attesa e tu sei tenuto a fare compagnia, non rimanere seduto come i detective dei film americani, e non restare con le gambe incrociate e le braccia conserte perché, in tal modo, dimostreresti una certa avversione.

La lettura delle distanze è di grande aiuto per comprendere gli altri. Se mentre scambi quattro chiacchiere il genitore avvicina la sedia alla tua, puoi desumere un atteggiamento, se non amichevole, sicuramente non ostile.

(*)Per chi suono la campanella? "Il ruolo del personale non docente nell'integrazione scolastica degli alunni disabili", Erickson

 


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