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L'integrazione sotto scacco

Sono iniziate al ministero del Welfare le consultazioni per elaborare il Piano nazionale contro l'esclusione. Lo schema presentato come base di discussione è abbastanza apprezzabile, ma arriva dopo una serie di segnali negativi per le persone con disabilità.

 di Salvatore Nocera

In questi giorni il ministero del Welfare ha avviato le consultazioni con altri ministeri, con le Regioni e le organizzazioni del Terzo settore  per predisporre il Piano di azione nazionale 2003/05 contro l’esclusione sociale,  per l’attuazione dell’ “Agenda-Italia“ nel quadro dell’ “Agenda europea“ delle politiche sociali. Il Piano  prende le mosse dal Libro bianco sul welfare, che fu molto criticato al suo apparire per la vaghezza , e dovrebbe comprendere 6 capitoli.

 

               Lo schema in discussione è decisamente migliore del Libro bianco, poiché articola meglio gli  obiettivi e si fonda sul contesto normativo costituito dalla legge 328/00, legge di riforma dei servizi sociali (alla quale il Libro  bianco non faceva riferimento),  letta alla luce delle  recenti modifiche costituzionali sull’accresciuto decentramento a favore delle Regioni e degli Enti locali.

 

               I 6 capitoli riguardano:

1)     i nuovi scenari sociali concernenti l’invecchiamento della popolazione, la disoccupazione giovanile, la scarsità delle risorse pubbliche;

2)     il monitoraggio di quanto realizzato del precedente Piano 2001/2003;

3)     gli obiettivi;

4)     le azioni politiche da svolgere per il loro perseguimento;

5)     i rapporti interistituzionali fra Stato, Regioni, Enti locali, imprese, soggetti del Terzo Settore da instaurare per realizzare gli obiettivi;

6)     gli esempi di buone prassi realizzate.

 

               Gli obiettivi  riguardano la lotta all’esclusione sociale dei “gruppi più vulnerabili” con riguardo ai minori a rischio di devianza, alle persone con disabilità, alle povertà estreme, alle persone anziane non autosufficienti, alla lotta alle tossicodipendenze, al sostegno alle responsabilità genitoriali ed alle famiglie in difficoltà.

 

               Le azioni da svolgere dovranno riguardare modifiche all’attuale welfare che saranno contenute in un disegno di legge delega di accompagnamento alla finanziaria 2004. Le risorse  dovrebbero essere costituite dal Fondo sociale nazionale, che le Regioni sono riuscite a sottrarre alla scure del ministro Tremonti, da risorse proprie dei soggetti istituzionali (Regioni ed Enti locali), dalle risorse del Terzo settore e da fondi dell’Unione europea.

 

               Le associazioni che partecipano agli incontri hanno già inviato alcune osservazioni e si riservano di inviarne altre più puntuali, quando il contenuto del piano sarà più chiaro e dettagliato.

 

               Si è in una fase di attesa che, per le persone con disabilità,  vede addensare molte nuvole sulle conquiste  di integrazione sociale realizzate fin qui. Infatti  l’art 14 del decreto applicativo della legge n. 30/03 sulla riforma del mercato del lavoro, che di fatto affida alle cooperative sociali in perpetuo il collocamento lavorativo, svuota la precedente legge n. 68/99 della sua novità di collocamento nei normali posti di lavoro su progetto personalizzato e non più per obbligo  astratto. Il recente decreto legislativo sul recepimento della Direttiva europea n. 78/2000 consente discriminazione nelle assunzioni nei casi di situazioni di gravità, cosa che proprio con la legge. 68/99 era stata superata.

 

               Queste premesse non facilitano  un approccio sereno alla stesura del  Piano Nazionale contro l’esclusione sociale ed il governo dovrà rendersene conto, se vuole la collaborazione del mondo associativo  in questa difficile lotta.

(16 luglio 2003)


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