1.1 IL TERRITORIO

                                 Le Caratteristiche Fisiche
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1.1.2 Fisico

La descrizione fisica della città e del Territorio, così come ci appare nelle sue parti morfologicamente definite.

Ubicazione del territorio
(Associazione Pro Loco)

 

Il territorio del Comune di Pomezia, esteso rispettivamente nel senso della latitudine da 41° 35 ¹ 32² a 41° 40¹ 53² Nord, e da 0° 01¹ 57² Ovest a 0° 07¹ 27² Est, per quello della longitudine (1), si colloca geograficamente in quella porzione di ecumene laziale posta immediatamente a Sud della metropoli romana, di forma grossolanamente quadrangolare, delimitata a Ovest e Nord-Ovest dal mare Tirreno e a Est dalle pendici dei Colli Albani.

L’area pianeggiante di appartenenza del territorio di riferimento, l’Agro Romano, pur digradando quasi senza soluzione di continuità verso Sud, Est, Sud-Est nella Pianura Pontina, disposta in senso Nord-Ovest/Sud-Est dal mare fino agli erti pendii calcarei degli Ausoni e dei Lepini e al dolce declivio esterno del Vulcano Laziale, si presenta tuttavia con caratteristiche ben distinte da quest’ultima. Seppure morfologicamente caratterizzata, infatti, dall’assenza di quegli elementi tipici del paesaggio naturale pontino ( cordoni dunosi del quaternario antico allineati a non grande distanza dalla costa, aree piatte di quota particolarmente bassa), tutta la zona dell’Agro romano meridionale si può considerare strettamente collegata alla Pianura Pontina per fitta presenza di insediamenti, dapprima agricoli, divenuti successivamente veri e propri centri industriali a intensa urbanizzazione, ivi concentrati, espressione di uno tra gli esempi più vistosi e significativi di modificazione antropica di un paesaggio, fino a non molti decenni fa, incolto e malsano, a brevissima distanza dalla Capitale (2) .

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(1) I.G.M., " Foglio n. 149 della Carta d’Italia, II, S.E., bis" ; " Foglio n. 150 della Carta d’Italia, III, S.O." ;" Foglio n. 158 della Carta d’Italia, IV, N.O."

(2). PATRIZI, G., " La regione romano-pontina", in AA.VV., " Lazio", dalla collana Conoscere l’Italia, vol. II, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1979, pag. 733

 

I confini del territorio
(Associazione Pro Loco)

 

La configurazione geometrica di quadrilatero pressochè regolare del territorio di Pomezia assunta dalla definizione del suo perimetro è il risultato della divisione di altri territori comunali a questo limitrofi ; infatti esso deriva da uno stralcio di superficie staccata al Comune di Roma, e, sebbene in minima parte, a quello di Genzano. Con la scissione autonomistica poi di Ardea, nel 1970, il Comune di Pomezia viene privato di quell’ampia fascia a forma di scarpa schiacciata sviluppata nel senso della latitudine lungo la costa tirrenica, con un entroterra comunque mai troppo distante dal mare (3) . Ciò ha determinato così un ridimensionamento della superficie originaria del territorio medesimo, passando dai complessivi 15.824 ettari del periodo precedente la secessione amministrativa di Ardea, agli attuali 8.450 ettari di estensione, equivalenti cioè a 107,34 kmq.

Partendo dunque da nord-ovest, il confine territoriale coincide con l’area della tenuta " Il Pigneto" della riserva di Vaccareccia-Campo Ascolano (4) . Questo, dal km 10,300 della SP. 601 Ostia-Anzio procede in senso longitudinale lungo Via di Capocotta, tra il limite sud-occidentale dell’estesa tenuta presidenziale di Castel Porziano, di notevole interesse naturalistico, a macchia mediterranea e foresta (5), e la perimetrazione dell’Aeroporto Militare di Pratica di Mare, fino al km 5,500 della bretella di congiungimento SS.148 Pontina-SP. 101 Albano-TorVaianica.

Il confine, giungendo così rapidamente a Nord, dapprima oltrepassa la statale Pontina e l’adiacente area industriale di Pomezia Nord, all’altezza del km 27,250, e la tenuta della Petronella, poi, al km 12,860 della SP. 101. Procedendo sempre verso Est, il limite territoriale ora si sviluppa in senso longitudinale parallelamente al margine meridionale della provinciale Albano-TorVaianica, che nel tratto compreso tra il km 7,100 e il km 12,860 corre tra i comuni di Roma e di Pomezia.

Superata la Via Laurentina, attraversata la Tenuta di Torremaggiore, il confine raggiunge, in prossimità della linea ferroviaria Roma-Napoli, l’estremo limite orientale della sua perimetrazione geografica. Qui, esso, segnando il punto più lontano dal mare, svolta bruscamente verso Sud, correndo parallelo per circa tre chilometri, tra l’Ardeatina e la linea ferroviaria, allontanandosi da questa non più di 1 km ; giunto in prossimità dell’incrocio con Via di Valle Caia, il confine comunale ritorna ad assumere posizione perpendicolare alla costa tirrenica correndo in senso Sud-Ovest per circa 12 km fino alla foce del Rio Torto (6), in un paesaggio agricolo tra i più suggestivi della Campagna Romana a sud della metropoli laziale, già modellato da interventi umani di bonifica e di drenaggio con opere di canalizzazione, di risorgive e falde freatiche, con vigneti alternati ad ampie distese cerealicole e leguminose, avendo come margine estremo ( cioè a sud ) canaloni o fossati, caratteristici, peraltro, di tutta la zona compresa tra Pomezia e Aprilia, che costituiscono i bordi dell’ansa fluviale del breve corso d’acqua locale con origine nei Colli Albani.

 

Raggiunto infine l’estremo lembo sud-occidentale del territorio comunale presso il punto di confluenza del Rio Torto nel mare, all’altezza del km 18,800 della SP. Ostia-Anzio, odierno limite amministrativo con il Comune di Ardea, il confine prosegue parallelo lungo la piatta e sabbiosa costa tirrenica, avendo a ovest come estremo limite naturale il mar Tirreno, in un percorso che presenta ancora in alcuni tratti, a qualche decina di metri dalla battigia, una marcata contropendenza che fa si che i fossi e i rivi abbiano impaludato una vasta area parallela alla costa , venendo a definire così, nel tratto compreso tra il km 10,300 e il km 18,800 della provinciale Ostia-Anzio, la base maggiore della configurazione trapezoidale del perimetro comunale stesso (7).

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3. Comune di Pomezia , Piano Regolatore Generale di Pomezia, Pomezia, 1967, pp. 1-70.

4. Comune di Pomezia , op. cit., Pomezia, 1967, pp. 1-70.

5. Touring Club Italiano , Guida rapida d’Italia : Lazio., IV, Milano, T.C.I., 1986, pp. 113-114.

6. Comune di Pomezia , op. cit., Pomezia, 1967, pp. 1-70.

7. Comune di Pomezia , op. cit., Pomezia, 1967, pp. 1-70.

 

Elementi di geologia del territorio
(Associazione Pro Loco)

 

L’ambito morfologico del territorio del Comune di Pomezia rientra nella sfera delle manifestazioni geologiche dei Vulcani Sabatino e Laziale ; quasi ovunque i materiali lavici e piroclastici dei terreni posti sulla destra del Tevere ricoprono depositi alluvionali pliocenici e post-pliocenici 8 .

La Campagna Romana, nella cui propaggine sud-occidentale della provincia di Roma è compreso il territorio pometino, è caratterizzata da una intensa e complessa rete di fossi, la cui notevole profondità, a pareti ripide e con fondo piuttosto spesso, è dovuta alla consistente azione legata ai sollevamenti del periodo eruttivo del Vulcano laziale, a cui tutta la zona di riferimento sembra essere stata soggetta 700-800 mila anni fa ( Siciliano ) 9.

Questo periodo del Pliocene conosce infatti una vivace attività vulcanica legata a profonde fratture della crosta terrestre, nonché a sensibili modificazioni climatiche durante l’interglaciale Gunz-Mindel.

La composizione geolitologica della sua crosta superficiale presenta una diffusa distribuzione di materiali di alterazione chimica, il noto " cappellaccio locale", del quale si distinguono il " cappellaccio duro" derivante e sovrastante i tufi litoidi, e i " cappellacci teneri " derivati da tufi granulari 10.

La capillare presenza poi di profondi impluvi dei fossi che, agendo da linee di richiamo delle acque circolanti nel sottosuolo, sono in parte responsabili della scarsezza di acqua negli strati superficiali, spiega pertanto l’estesa rete di cunicoli sotterranei ( presenti in tutto l’ambiente romano-pontino, sebbene non visibili come elemento di paesaggio locale ) larghi 1-2 mt., talora sovrapposti in più serie, più volte convergenti in pozzi che un tempo servivano sia per il drenaggio di acque stagnanti in aree impermeabili, o intese come strutture concepite dall’uomo per preservare le colture da condizioni naturali sfavorevoli 11, o ancora per estrarre le acque degli stagni interdunosi nelle zone aride poste al margine dell’Agro Pontino.

Compresa dal punto di vista geologico tra l’apparato vulcanico posto a destra del Tevere, i cui prodotti raggiungevano con i loro espandimenti lavici il mare, invadendo, fino alla fine del Pliocene, bacini salmastri e palustri e ricoprendo le spiagge di depositi liminici e coltri piroclastiche, e il grande golfo esistente a sud del Vulcano Laziale, ai piedi della catena montuosa dei Lepini, trasformato dapprima in laguna da cordoni litoranei, in seguito da depositi eolici ( dune ), progressivamente colmato, e attualmente rappresentato dalla vasta Pianura Pontina bonificata 12, la zona riguardante il territorio di Pomezia attesta dunque formazioni geo-litologiche plioceniche.

Il Pliocene, nell’ambito del territorio comunale, caratterizzato rispettivamente da formazioni argillose turchinee o cineree, ricche di fossili marini, di mare profondo ( Facies piacenziana ), e da sabbie gialle nello strato superiore, di tipo litoraneo, miste a depositi sedimentari ( Facies astiana), distingue il paesaggio dell’entroterra da quello della zona costiera suddetta.

Se il primo risulta presentare diffuse ondulazioni per lo più isolate e per giunta di modestissima altezza, tra le quali si estendevano un tempo aree depresse con stagni acquitrinosi ormai prosciugati, l’area più prossima alla costa risulta costituita sia da sedimenti di piattaforma che fluviali e marino-costieri 13 .

All’ambiente vulcanico quaternario, caratterizzato da formazioni piroclastiche del vulcanismo albano, intercalate da sedimenti pleistocenici 14, tipico della parte orientale del territorio pometino, si contrappone nella parte occidentale della superficie comunale, ( estesa cioè da Pratica di Mare fino al Tirreno ) una situazione geologica e paleografica più articolata, costituita da formazioni sedimentarie marine, posteriori al vulcanismo e legate alle continue regressioni marine del Pleistocene superiore, suddivise in più fasce ( dunosa, argilloso-arenacea, tufacea ).

I termini più antichi di formazione del margine tirrenico del Lazio centrale, sviluppato a partire dal Miocene superiore attraverso una fase di " rifting" con direttrici tettoniche principali orientate in senso Nord-Est, visibili nel tratto di mare compreso tra il delta tiberino fino a sud di Anzio, appartengono al Pliocene ; mentre la parte centrale della costa laziale, più ribassata rispetto tanto a quella settentrionale quanto a quella meridionale, attesta un’età geologica non più antica del Pleistocene .15

Nell’ambito del territorio comunale, talune delle formazioni dunose del Quaternario recente, separate da quelle di età più antica con disposizione parallela alla linea di costa, nelle parti più depresse, da depositi lacustri e torbosi prosciugati in epoca storica, sono state interessate da fenomeni di erosione eolica o torrentizia che le hanno modellate a cocuzzoli addolciti e allineati ove ora sorgono nuclei abitati, come è evidente, ad esempio, per l’allineamento Campo Selva-Borgo Santa Rita 16.

L’attiva evoluzione del tratto di spiaggia dell’ala meridionale del delta tiberino che descrive un arco esposto a SW, risultato del continuo equilibrio e della mutua influenza tra l’azione del moto ondoso che si avvicina alla terraferma e la risposta che i materiali sedimentari incoerenti dei fondali forniscono al mare, spiega rispettivamente il suo progressivo arretramento della linea di riva, nel tratto compreso tra l’apice deltizio e Castel Fusano ( con una diminuzione media annua di 0,84 mt., per un totale complessivo di 12700 mq nel periodo 1950-1984 ) e il graduale avanzamento della stessa, nel tratto compreso tra Castel Fusano e TorVaianica ( con un aumento medio annuo di 0,63 mt., corrispondente a un aumento di superficie totale di 8900 mq nel periodo 1951-1984 ). Il moto ondoso, nell’area tiberina, risulta provenire dal II, III, IV quadrante, spinto sulla costa da venti più frequenti durante l’anno da direzione W, S, SE, e più intensi da direzione W. La natura del sedimento a disposizione del litorale, generalmente fine, proviene per gran parte dal bacino del fiume Tevere ; esso viene smistato da onde e correnti marine verso Nord 17 .

Relativamente invece alla tipologia litologica dei terreni locali occupati da costruzioni industriali e residenziali, questi risultano essere prevalentemente costituiti dal disfacimento di dune attribuite al Quaternario, la cui sedimentazione dei materiali sabbiosi viene fatta risalire alle ultime fasi eruttive dell’apparato vulcanico dei Colli Albani, datate circa 20.000 anni fa. La natura di tali terreni costituiti da strati superficiali alluvionali con sabbie marine ed eoliche di tipo silicico ed argille miste a sedimenti vulcanici, piuttosto permeabili e assai siccitosi durante la stagione estiva, induce a considerare il loro utilizzo adatto molto di più per attività industriali piuttosto che agricole.

Nell’ambito del territorio comunale, si riscontrano inoltre manifestazioni vulcaniche secondarie, come la solfatara, ubicata nella parte nord-orientale, al confine con il Comune di Roma.

L’area Pometina risulta infine essere classificata tra quelle a sismicità leggera o nulla.

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8. ALMAGIA’, R., Il Lazio, Torino, U.T.E.T., 1966, pp. 46-47

9.   Provincia di Roma, Gruppo ardeatino di promozione culturale , " Breve storia geologica del territorio ardeatino", in Il territorio di Ardea/Pomezia, Roma-Ardea, pag. 10-11

10. ALMAGIA’, R., op. cit., Torino, U.T.E.T., 1966, pag. 99

11. ALMAGIA’, R., op. cit., Torino, U.T.E.T., 1966, pag. 100

12. ALMAGIA’, R., " La regione pontina nei suoi aspetti geografici ", in La bonifica delle Paludi Pontine, Roma, Istituto di Studi Romani, pp. 51-67

13. Società Geologica Italiana , Guide geologiche regionali ; Lazio, Roma, BE-MA, 1993, pag. 108

14. Società Geologica Italiana , op. cit., Roma, BE-MA, 1993, pag. 108

15. Società Geologica Italiana , op. cit., Roma, BE-MA, 1993, pag. 108-109

16. PARATORE, E., " Considerazioni geografiche su Pratica di Mare", in "Lavinium", Roma, ed. De Luca, 1972, pp. 1-3

17. Società Geologica Italiana , op. cit., Roma, BE-MA, 1993, pp. 111-112