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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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La condizione dei minori nomadi

Una situazione di sicuro disagio sussiste nell'ambito dell'infanzia che appartiene a una certa cultura nomade che utilizza non infrequentemente i bambini/e non solo nell'accattonaggio ma anche nel furto. Non è senza significato che il nostro paese - secondo i dati ancora inediti del centro nazionale e analisi riferiti all'anno 1998 - quasi il 50% delle denuncie nei confronti dei minori infraquattordicenni riguarda proprio i ragazzi appartenenti alla cultura nomade: ben 2.294 contro 2.519 di cultura non nomade. E' inoltre importante rilevare che tra gli appartenenti alla cultura nomade l'80% dei denunciati appartiene ai Rom mentre solo il 2% ai Sinti e il 15% ad altri gruppi. Ed è nell'ambito dei minori appartenenti alla cultura nomade che si realizza una preoccupante presenza di forte recidiviamo: nell'anno 1998, 24 minori infraquattordicenni hanno avuto in un anno più di dieci denuncie, tre ne hanno avute più di venti e due addirittura 31. E' interessante notare come le denuncie riguardano in particolare le ragazze, al contrario di quanto avviene per i non nomadi: si hanno infatti 1.221 ragazze nomadi denunciate contro 2.160 denuncie di non nomadi. La situazione non è molto diversa per i minori imputabili.

Il problema nei confronti di questi soggetti - appartenenti ad una cultura "altra" - è che risulta sostanzialmente poco praticabile sia un intervento civile che allontani il minore dalla sua famiglia sia un intervento di tipo penale. E' difficile allontanare il minore nomade dalla sua famiglia perché i vincoli affettivi sono profondissimi e inalienabili: l'allontanamento dalla famiglia creerebbe solo un trauma non accettabile e non accettato mentre è comunque estremamente difficile sradicare il ragazzo dalla sua cultura inserendolo in un'altra che gli è completamente estranea. Del tutto errata è poi l'idea errata che la commissione dei reati contro il patrimonio costituisca manifestazione di una devianza e che quindi essa vada superata facendo comprendere la non eticità della condotta. Questa è una idea che appartiene a noi ma che è del tutto estranea alla cultura dei Rom.

Per esserci devianza occorre infatti che vi sia un comportamento difforme da un comportamento avvertito come doveroso anche se non seguito: per il minore zingaro, e per la sua cultura, la commissione di tali reati non solo è considerata illecita - perché il furto è soltanto una fra le molte strategie economiche che si pongono in essere per la sopravvivenza - ma è anche espressione di un valore positivo e cioè della sua solidarietà familiare e del suo concreto e doveroso contributo al sostentamento del nucleo. Di fronte a questa situazione è difficile prevedere interventi significativi e recuperativi. A parte il fatto che ogni intervento sanzionatorio esige una capacità di intendere e di volere che sembra in questi ragazzi mancare (perché non intendono il disvalore sociale dell'atto che il nostro ordinamento riconosce come reato e non hanno la capacità di scegliere di astenersi da comportamenti che sono fortemente determinati dalla cultura di appartenenza) bisogna riconoscere che la carcerazione, sostanzialmente unica risposta al delitto compiuto, non ha alcuna capacità di modifica perché la pena - stante la diversità dei valori etici di riferimento - viene vissuta dal minore zingaro non solo come un sopruso, ma anche come acquisizione di un maggiore prestigio sociale nell'essere riuscito a sopravvivere ad esperienze particolarmente "rischiose" dal punto di vista dell'identità culturale. L'unica via praticabile - anche se estremamente difficile - per abbattere la "devianza minorile" zingara è di farla divenire, per gli Zingari romà che la compiono, meno redditizia di altre strategie economiche. Laddove, per esempio, si è provveduto a rendere altrettanto finanziariamente produttive attività di tipo non illegale (per esempio corrispondendo a ciascuno scolaro zingaro romà una cifra in denaro sotto forma di borsa di studio) la devianza minorile è stata infatti virtualmente eliminata. Il punto è che, però, le attività al limite della legalità (mendicità) e, soprattutto, quelle illegali (furto, borseggio, spaccio di droga) rendono molto di più di qualsiasi attività legale realisticamente proponibile ad un ragazzo zingaro.


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